Se la vita fosse nata per caso - Il fattore tempo - di Anatolij Dneprov

“Il fattore tempo” è un racconto breve che narra, con linguaggio apparentemente scientifico, una storia molto istruttiva. Il protagonista è un giornalista che si reca ad intervistare l’anziano accademico Brainin, che sta compiendo misteriosi esperimenti.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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In questo tempo in cui i laboratori ci sommergono di sensazionali ma alquanto enigmatiche scoperte, può far bene rileggere i racconti di Anatolij Dneprov, scrittore russo morto nel 1975. La sua opera più importante, “La formula dell’immortalità” affronta con grande anticipo i temi delle manipolazioni genetiche, e non a caso il settimanale “Il Sabato” la pubblicò interamente a puntate nell’estate del 1987. “Il fattore tempo” è un racconto breve dello stesso periodo (1962) e narra, con linguaggio apparentemente scientifico, una storia molto istruttiva. Il protagonista è un giornalista che si reca ad intervistare l’anziano accademico Brainin, che sta compiendo misteriosi esperimenti. Giunto nel laboratorio, viene a conoscere la sorprendente notizia: Brainin sta cercando di creare artificialmente la vita. Ma la domanda che l’accademico pone al giovane intervistatore è altrettanto sorprendente: “Ditemi, credete in Dio?” A questo punto i due fanno la loro professione di ateismo esplicito, ma lo scienziato incalza: “Guardate. Dio non esiste. La ragione universale non esiste. La natura è senza cervello e stupida come questo matraccio vuoto. Eppure ha creato la vita! Ci domandiamo: come?...Senza laboratori, senza un piano razionale di ricerca scientifica, senza l'elaborazione di dati bibliografici, senza conferenze e dibattiti scientifici la natura ci si è messa e ha creato la vita! Invece noi lavoriamo secondo un piano di studi, impostiamo gli esperimenti, leggiamo centinaia di libri e di articoli scientifici di nostri predecessori e compagni d'idee, analizziamo, sintetizziamo, discutiamo, impostiamo nuovi esperimenti e finora, per usare una vostra espressione, non abbiamo fabbricato nemmeno il più miserabile virus; per non parlare poi di un batterio. Vi va?" L’idea “vincente” di Brainin è quella di copiare la natura: di ricreare le condizioni primigenie dell’atmosfera terrestre: in una specie di acquario mescolare a caso un’enorme quantità di reagenti chimici, organici ed inorganici, bombardando di raggi ultravioletti, radiazioni e correnti elettriche questa zuppa primitiva. “Ed ora – con emozione annuncia lo scienziato al suo interlocutore – è nato il primo essere vivo sintetico!” Il giornalista, ammesso all’acquario dei miracoli, assiste ad uno spettacolo meraviglioso: “Numerose sfere quasi trasparenti si movevano pulsando in varie direzioni. Al centro di ciascuna si trovava una macchia d'ambra che, cadendo sotto i raggi diretti del proiettore, si accendeva di un colore rosso sangue... Intanto gli esseri trasparenti e delicati continuavano a dividersi, a muoversi, a scontrarsi...”. Ma come mai sono tutte uguali queste “proteinoidi”? Lo scienziato desidera accelerare l’evoluzione della propria creazione, e innaffia di raggi gamma l’acquario. Il giorno dopo (il giornalista è tornato trionfante con macchina fotografica, ma non ha ancora pubblicato il proprio “scoop”) una tragica sorpresa: l’acquario è pieno di una massa catramosa, in cui nuotano mostruosi esseri bruni ed opachi, enormi amebe tentacolate che divorano spietatamente gli esseri delicati e graziosi, e poi si mangiano tra loro fino ad esplodere. Brainin è desolato, non può mostrare nulla ai propri collaboratori che torneranno dalle ferie il giorno dopo.
“Cercai di tranquillizzare il vecchio:
"Ma non fa niente. Ormai sapete come sintetizzare questi esseri. Avete comunque imparato a comandare il fattore tempo. Tre settimane invece di milioni di anni non è poi male. "
Ebbe un leggero sorriso e osservò:
"È vero. Ma capite che cosa può accadere?Quando ho gettato nel bagno tutte quelle sostanze chimiche, non le ho pesate con esattezza, e non ricordo nemmeno che cosa ho gettato. Che cosa succede se non mi riesce il nuovo esperimento?"
"Ma deve riuscire per forza" dissi. "Anche la natura quando 'gettò' nell'oceano le diverse sostanze chimiche non le pesò, e non sapeva che csa faceva! "
"Quello che dite è logico. Proveremo da capo."
E con una frase beffarda, conclude Dneprov: “Ed ora con grande impazienza attendo la telefonata dell’accademico Brainin”. Chi crede nel caso è preso in trappola dalla propria stessa fede, cadendo così in un “assurdo logico”. In questi tempi in cui lo sport preferito sembra essere quello di “To Play God” può essere utile ricordarlo.