Macbeth 4 - La struttura della tragedia
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Dei colpi improvvisi alla porta fanno sussultare l’assassino, che ignora chi possa bussare nel cuore della notte e teme sia un segno del destino, lo svelamento dell’atto compiuto, la condanna dell’universo intero.
La sua fermezza lo abbandona e il seme del rimorso si è insinuato in lui.
Ben presto gli ospiti invadono la sala del palazzo con pianti strazianti, gridando che il sacrilegio si è compiuto: il re è stato ucciso con le sue guardie.
Anche Macbeth accorre e davanti a tutti ricostruisce l’uccisione delle guardie per mano sua, vendicatore del vecchio re.
Ma Malcolm e Donalban, figli di Duncan, non gli credono e decidono di fuggire in Inghilterra e in Irlanda lontano da Macbeth “il sanguinario” e dalla sua casa dalla quale sono fuggite per sempre misericordia e giustizia.
La Scozia sotto il dominio dell’usurpatore diventerà una terra desolata e ostile e il tiranno rimarrà prigioniero dei suoi atti diabolici e della sua angoscia ossessiva.
Shakespeare non può infatti non esprimere nel dramma la sua condanna per ogni forma di tirannia e di potere esercitato con la violenza e con l’inganno.
LA STRUTTURA DELLA TRAGEDIA
La tragedia, una delle più brevi in assoluto e di potente efficacia scritte da Shakespeare, è costruita su un insieme di elementi, effetti e componenti ciascuno dei quali contribuisce alla sua struttura perfetta, complessa ed unitaria al tempo stesso.
Così la natura, dalle prime scene è presentata da Shakespeare attraverso le parole dei personaggi, come snaturata, foriera di un disordine universale in cui ogni valore è sovvertito e le leggi morali infrante: una improvvisa oscurità cala infatti sulla terra dopo l’efferato omicidio, il falco è ghermito dal gufo, i destrieri del re si divorano l’un l’altro, strane grida e lamenti attraversano l’aria.
Allucinazioni e immagini ossessive ricorrono nello svolgersi dell’azione per sottolineare il perenne stato di eccitazione dei protagonisti: il pugnale dall’elsa insanguinata appare a Macbeth spingendolo ad uccidere, “piena di scorpioni” è la sua mente, coi fantasmi delle sue vittime egli parla nei suoi deliri, “noi siamo costretti a mangiare ogni pasto nella paura e a dormire nell’angoscia di questi sogni terribili che ogni notte ci scuotono” (Atto III, Scena II vv. 18-19) confiderà alla moglie.
All’immagine del sangue Shakespeare ricorre più di cento volte nel corso del testo ed essa colora sinistramente la violenza dei gesti compiuti e dell’atmosfera in cui si collocano: “chi è quell’ uomo insanguinato?” si chiede Duncan; il ferro è “fumante di sanguinosa strage” i capelli appaiono “aggrumati di sangue” e le istruzioni impartite ai suoi sicari dal protagonista sono “sanguinose”.
E molti sono i colori presenti nel Macbeth, (e veicolano un linguaggio metafisico) che il lettore/spettatore è chiamato a recepire interiormente e a tradurre in emozioni e immagini, perché ai diversi colori è attribuito nel testo un valore simbolico preciso.
“Il testo (shakespeariano) può essere considerato come una tela su cui il drammaturgo ha impresso le sue tinte con una piuma anziché con un pennello” afferma Caroline Pagani (4)
Così il rosso è evocativo del sangue, l’oro e l’argento appartengono al re Duncan, il verde della speranza è quello del bosco di Birnan che si muove contro il tiranno, bianche sono le mani prima delle uccisioni, vermiglie dopo, il nero è il colore della notte.
La loro funzione è quella di suscitare sensazioni immediate e di far individuare la connotazione morale che accompagna l’azione dei personaggi e la descrizione della natura, ora serena, ora sconvolta.
Ma potremmo individuare molti altri elementi determinanti nella costruzione del testo, come la presenza delle streghe, strumenti degli Spiriti del male, soggetti a Ecate, dea pagana trina, abitatrice dell’Olimpo e degli Inferi (5), gli spazi materiali che sono all’aperto inizialmente, chiusi e tenebrosi dopo il misfatto, gli scontri feroci degli eserciti nemici, le parentesi affettuose dei dialoghi fra Banquo e il figlio, fra la moglie di Macduff e il figlioletto.
NOTE
4. Caroline Pagani, “Per un’ estetica del colore. I colori simbolici nel Macbeth”
5. E possiamo ricordare che dalla metà del Cinquecento la magia e la stregoneria vengono apertamente condannate, mentre prima venivano praticate senza giudizi particolari di disapprovazione. Shakespeare invece esprime in questa tragedia una visione assolutamente negativa della magia, demoniaca e menzognera.