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Lettura di un'onda 2 - Il metodo scientifico

Fonte:
CulturaCattolica.it

Torniamo quindi al nostro personaggio intento alla ‘Lettura di un’onda’:
[...] Il signor Palomar ora cerca di limitare il suo campo d'osservazione; se egli tiene presente un quadrato diciamo di dieci metri di riva per dieci metri di mare, può completare un inventario di tutti i movimenti d'onde che vi si ripetono con varia frequenza entro un dato intervallo di tempo. La difficoltà è fissare i confini di questo quadrato, perché se per esempio lui considera come lato più distante da sé la linea rilevata d'un'onda che avanza, questa linea avvicinandosi a lui e innalzandosi nasconde ai suoi occhi tutto ciò che sta dietro; ed ecco che lo spazio preso in esame si ribalta e nello stesso tempo si schiaccia.
Comunque il signor Palomar non si perde d'animo e a ogni momento crede d'esser riuscito a vedere tutto quel che poteva vedere dal suo punto d'osservazione, ma poi salta fuori sempre qualcosa di cui non aveva tenuto conto
.

Dunque l’apparente infallibilità di questo metodo incomincia a mostrare qualche limite.

Se non fosse per questa sua impazienza di raggiungere un risultato completo e definitivo della sua operazione visiva, il guardare le onde sarebbe per lui un esercizio molto riposante e potrebbe salvarlo dalla nevrastenia, dall'infarto e dall'ulcera gastrica. E forse potrebbe essere la chiave per padroneggiare la complessità del mondo riducendola al meccanismo più semplice

Ecco, in breve, manifestato l’intento : raggiungere la conoscenza del reale attraverso un metodo tutto sommato semplice e ampiamente collaudato, il metodo dell’osservazione scientifica.

Da dove nasce dunque in Calvino questa passione per la metodologia di indagine di tipo scientifico, la precisione nell’esposizione, il gusto per la classificazione? Una breve occhiata ad alcuni suoi dati biografici ci fa notare che essa fa parte del suo DNA:
il padre, agronomo, diresse varie scuole e istituti di ricerca, la madre fu la prima donna in Italia ad avere una cattedra di botanica, all’Università di Pavia, gli zii furono chimici («...ho avuto due zii chimici sposati a due zie chimiche»), il fratello minore Floriano divenne geologo di fama internazionale e docente all’università di Genova.
«...io sono la pecora nera, l’unico letterato della famiglia» ricordava Calvino con bonaria ironia; egli che per seguire le orme del padre aveva tentato di intraprendere gli studi di Agraria prima all’Università di Torino poi a Firenze, in seguito però, per vari motivi (difficoltà di adattamento alla vita nella grande città, per lui che era sanremese, poi la guerra, le sue amicizie e la sua progressiva adesione al movimento partigiano) si convertì agli studi letterari e soprattutto si dedicò all’attività dello scrivere che lo rese celebre.

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