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Lettura di un'onda 1 - da "Palomar" di I. Calvino

Fonte:
CulturaCattolica.it
Einaudi 1983

«Il signor Palomar è in piedi sulla riva e guarda un’onda. Non che egli sia assorto nella contemplazione delle onde. Non è assorto, perché sa bene quello che fa: vuole guardare un’onda e la guarda. Non sta contemplando, perché per la contemplazione ci vuole un temperamento adatto, uno stato d’animo adatto e un concorso di circostanze esterne adatto: e per quanto il signor Palomar non abbia nulla contro la contemplazione in linea di principio, tuttavia nessuna di quelle tre condizioni si verifica per lui. Infine non sono “le onde” che lui intende guardare, ma un’onda singola e basta: volendo evitare le sensazioni vaghe, egli si prefigge per ogni suo atto un oggetto limitato e preciso

Il signor Palomar è il protagonista unico di una serie di racconti (27 per la precisione, divisi a loro volta in tre sezioni, ciascuna dedicata a tre temi diversi, a loro volta suddivisi ciascuno in tre capitoli. Una rigida successione ternaria dunque, un tentativo di classificazione ordinata, come lo stesso Calvino dichiara in una breve didascalia unita all’indice).
L’intera opera risulta dalla raccolta di una serie di prose già firmate da Calvino sul Corriere della Sera dal 1975 in poi.
Nell’incipit del racconto posto in apertura del libro pubblicato due anni prima della morte dello scrittore, incontriamo dunque il protagonista, “il Signor Palomar”, intento a guardare un’onda dalla spiaggia in un giorno di vacanza. Niente di più naturale e distensivo, ci verrebbe da pensare, ma non è detto che la questione si possa risolvere semplicemente così.

Chi è dunque questo signor Palomar?
Che rapporti ha con il suo Autore?
Che significano le precisazioni che lo scrittore si premura di fare sul suo modo particolare di osservare?
Soffermiamoci un attimo su queste prime domande.

Il nome del personaggio evoca, con una malcelata sfumatura ironica, il famoso osservatorio astronomico californiano di Mount Palomar che ospita il potentissimo telescopio Hale di 5 metri di apertura.

Un po’ miope, distratto, introverso, - dirà Calvino del suo personaggio in uno degli ultimi racconti di Palomar – egli non sembra rientrare per temperamento in quel tipo umano che viene di solito definito un osservatore…” (da Il mondo guarda il mondo)

D’altra parte quella di osservare sembra proprio essere l’occupazione principale del signor Palomar e il metodo da cui parte l’indagine del suo Autore. Il quale tra l’altro in un’intervista rilasciata nel 1983, anno della prima edizione di Palomar, affermava che si trattava del “libro più autobiografico” che avesse mai scritto.
Il signor Palomar infatti è sposato, ha una figlia, sembra faccia un lavoro simile a quello dello scrittore, viaggia molto, è miope,… ce n’è d’avanzo per cogliere un’affinità tra l’Autore e la sua creatura, ma non dimentichiamo il filtro dell’ironia che forse tra i due può creare qualche distanza… E’ un’ipotesi che vogliamo incominciare a verificare nella lettura del testo scelto.
Intanto raccogliamo un’osservazione di Calvino: ”Palomar non è immaginabile se non attraverso una costante ironia” (1985).

Tentiamo ora di soffermarci sul tipo di osservazione praticata da Palomar.
Nel brano riportato veniamo a sapere che “egli si prefigge per ogni suo atto un oggetto limitato e preciso.”
Ci aiuta, a questo proposito, l’immagine scelta dall’edizione Einaudi per la copertina di Palomar del 1983: essa riproduce Il disegnatore della donna coricata di Albrecht Dürer. Il disegnatore osserva la modella sdraiata attraverso una griglia a quadretti che gli permette di delimitarne i dettagli in modo sistematico, analitico e preciso.

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