Condividi:

“Il Signore delle mosche” 4 – L’orrenda testa di scrofa

Fonte:
CulturaCattolica.it

Jack dunque ha deciso: alle regole di una convivenza ordinata, fondata sulla razionalità e sul bene di tutti, contrappone il suo progetto: il dominio incontrastato di un capo autoreferente che infrange le regole, usa l’arma del cibo per ricattare e sedurre, si serve di rituali violenti e cela dietro una maschera di colori accesi i connotati del suo volto divenuto irriconoscibile.
“(Jack) pensò ad un nuova truccatura. Si passò il bianco su una guancia e intorno a un occhio, poi fregò di rosso l’altra metà del volto e tirò un frego nero attraverso tutta la faccia dall’orecchio destro alla mascella sinistra. Guardò la sua immagine nello stagno. Egli guardava stupefatto, non vedeva più se stesso, ma uno sconosciuto che faceva paura...balzò in piedi, ridendo eccitato”. (pagg. 70, 71)
Egli reciderà i legami con chi non vorrà seguirlo, con gli insegnamenti degli adulti, della scuola e della società civile, per abbandonarsi all’irrazionalità e alla violenza della istintività.
Le pagine che descrivono l’inseguimento e l’uccisione di una grossa scrofa da parte dei cacciatori, sono tra le più realistiche e crude del romanzo. L’animale sarà dapprima torturato, poi sventrato, infine la sua testa gocciolante di sangue, divorata dalle mosche, sarà infilzata su un bastone dono alla “bestia” sconosciuta presente sull’isola.
Questa testa mozzata è “Il Signore delle mosche” (traduzione di Belzebù, nome con il quale nella Bibbia veniva indicato Satana e titolo scelto per il romanzo da Thomas Eliot, a quel tempo responsabile della casa editrice che l’ha poi pubblicato).
L’orrenda testa è la personificazione del male presente nei piccoli cacciatori e in ogni uomo che pieghi la sua libertà ad assecondarlo. Ma cedere all’attrattiva del male significa infrangere ogni equilibrio e lasciare che ferocia e distruzione prendano il sopravvento.
Tutto ciò ben lo conosceva Golding che, quando era stato maestro elementare, aveva partecipato a degli esperimenti didattici basati su un metodo rivoluzionario per il quale tutto veniva affidato alla autogestione dei piccoli allievi, sopprimendo la figura del maestro, ed era stato un fallimento clamoroso, per i conflitti violenti e incontrollabili scatenatisi fra gli scolari in balia di se stessi.

La banda di Jack si denuda e terrorizza i piccoli, ma il fascino dei selvaggi, della carne da mangiare, delle danze rituali si insinuano lentamente in tutti e Ralph, Piggy e Simone sentono struggente la nostalgia degli adulti e della loro capacità di instaurare una convivenza pacifica e ordinata: “Si va di male in peggio ed è un bel guaio. A casa c’era sempre qualche grande a portata di mano. Per piacere signore; per piacere signorina: e si aveva sempre una risposta. Come mi piacerebbe... I grandi sanno cavarsela – disse Piggy - Non hanno paura del buio. Non darebbero fuoco all’isola... Non litigherebbero... Ah, se almeno potessero mandarci un messaggio- gridò Ralph disperatamente – Se potessero mandarci qualche cosa di loro…” (pag. 108 )
Si stringeranno alla conchiglia e vigileranno sul fuoco senza il quale non si può alzare al cielo il fumo per invocare aiuto a chi possa vederlo e venire a soccorrerli e liberarli: al mondo dei grandi.
Una notte, tutto sembra precipitare.
Simone, il bambino più sensibile, si avventura tra i rampicanti e affronta l’orrenda testa di scrofa, instaurando con essa un dialogo allucinato e surreale: nessuno può resistere al male che non è esterno, ma interno ad ogni uomo, essa gli rivela, e dal male lui sarà annientato.
Simone decide di tornare ai rifugi e si fa strada fra i cespugli selvatici per avvisare i compagni di ciò che ha capito e visto nel cuore della foresta. Non c’era alcuna belva pericolosa in essa, ma solo il corpo decomposto del pilota d’aereo che, mosso dal vento con il suo paracadute si alzava e si abbassava meccanicamente davanti ai suoi occhi increduli.
Ma la banda dei cacciatori e gli altri bambini sono preda della follia, delle danze tribali, dei rituali di morte e prendendolo per “la bestia che striscia” lo assaltano e lo uccidono con le loro lance e gridi di guerra.
Dopo questa atrocità collettiva Ralph e Piggy stentano a guardarsi in viso e a parlare di ciò che è successo.

Vai a "Contemporanea"