"Il Signore delle mosche" di William Golding 1 - Soli sull'isola deserta
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Le citazioni si riferiscono al testo “ Il Signore delle mosche”, di William Golding, ed. Oscar Mondadori, 2000.
Il romanzo Il Signore delle Mosche di William Golding è un testo avvincente per giovani e adulti: entrambi infatti possono ugualmente appassionarsi alla vicenda narrata e riflettere sulle tematiche riguardanti il bene e il male, l’istintività e la razionalità, la convivenza fondata su norme civili e valori morali, e i domini imposti con la violenza e la sopraffazione.
Il romanzo racconta l’avventura di un gruppo di adolescenti dai sei ai dodici anni che, abbandonati a sé stessi su un’isola deserta, lottano per sopravvivere e per convivere in una situazione difficile dal punto di vista fisico e psicologico.
L’Autore li rappresenta e li accompagna nella loro avventura, descrivendo i diversi caratteri dei giovani protagonisti, i comportamenti assunti nelle molteplici prove da superare, i rapporti che si instaurano fra loro e le dinamiche di gruppo.
Golding non interviene a commentare esplicitamente ciò che accade, ma attraverso la narrazione, lascia che sia il lettore a trarre le sue conclusioni e a valutare le scelte dei giovani protagonisti.
Originario della Cornovaglia, lo scrittore è nato nel 1911. Fu insegnante di scuola elementare nei pressi di Londra (e successivamente in Rhodesia), quindi comandante di marina nella seconda guerra mondiale e, dopo il congedo, riprese a insegnare e a scrivere.
Autore di numerosi testi di cui Il Signore delle Mosche del 1954 è il più famoso, ricevette il Nobel della letteratura nel 1983 per “la chiarezza dell’arte narrativa realistica, l’universalità e la complessità del mito, che illustrano la condizione umana del giorno d’oggi”.
Morì nel 1993.
Potremmo definire Il Signore delle Mosche un romanzo didascalico e allegorico perché ricco di metafore e di simboli da riconoscere e interpretare, cogliendone i riferimenti letterari e figurali.
Scritto nel periodo della guerra fredda, il racconto inizia con la descrizione di due adolescenti che emergono da una selva di rampicanti nel cuore di un’isola tropicale e si ritrovano vicini, con le ginocchia graffiate dalle spine e le uniformi della scuola a brandelli.
Scopriremo, procedendo nella lettura, che i due ragazzi fanno parte di un gruppo di studenti inglesi allontanati dalla patria da parte dei genitori durante la seconda guerra mondiale, per essere messi in salvo, e catapultati improvvisamente sulla spiaggia dell’isola dall’aereo su cui viaggiavano, entrato in avaria.
Non viene detto quanti inizialmente fossero, quanti siano riusciti a salvarsi, che fine abbiano fatto l’aereo e il suo pilota.
Uno dei due giovani è Ralph, un bel ragazzo di dodici anni dal fisico atletico e l’altro, un ragazzino circa della stessa età, è grassoccio, ha delle spesse lenti perché molto miope e soffre d’asma.
Facendosi strada verso la laguna, si scambiano poche parole e si pongono le prime domande sulla loro condizione.
Non sono spaventati dalla situazione in cui si trovano, anzi Ralph è felice perché non compare all’orizzonte alcun adulto e perché la natura lussureggiante dell’isola appare affascinante per le gradazioni dei suoi colori e le sfumature che vanno dal blu, al verde, al viola intenso.
Del secondo adolescente non sarà mai rivelato il nome, egli si limita a confessare a Ralph che i compagni lo chiamavano Piggy, maialino, ma questo dovrà rimanere un segreto tra loro due.
Fin dalla prime pagine Golding lo presenta poco dotato fisicamente, ma riflessivo e razionale: egli è subito in grado di ricostruire ciò che è accaduto all’aereo ed è consapevole del fatto che nessuno può immaginare dove esattamente essi si trovino, anche se Ralph è sicuro che suo padre, comandante di marina, verrà presto a salvarlo.