“Il potere e la gloria” 4 – Le persecuzioni nel Messico insanguinato
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Due sono i ricercati: il “gringo”, un rapinatore assassino e un prete, l’ultimo prete che aveva avuto la parrocchia a Conception, ma quello “lo prenderemo - pensava tra sé il tenente - è solo questione di tempo” (pag. 24).
Non ci vuole molta immaginazione a capire che il prete braccato in un Messico insanguinato è il forestiero senza nome che già abbiamo conosciuto. Proprio a lui danno la caccia di villaggio in villaggio, torturando e uccidendo chi lo nascondesse e non lo denunciasse.
Ma se la situazione storica lo proibiva, la fede non era mai venuta meno in quelle terre e le sollevazioni del popolo messicano si erano moltiplicate da quando nel 1926 Calles aveva preteso di cancellare ogni espressione religiosa nel suo paese. Le pratiche di fede erano alimentate di nascosto dalla devozione profonda dei credenti e dal culto in particolare della Madonna di Guadalupe.
Graham Greene l’aveva constatato personalmente nel suo soggiorno messicano e nel romanzo descrive una madre che dietro la caserma, mentre la ronda sta terminando il suo giro, legge ai suoi tre figli (due bambine ed un ragazzo) la storia del giovane Juan, martire della fede, storia che tutti conoscevano e si tramandavano oralmente con profonda commozione.
Ma come tanti adolescenti, il ragazzo si mostra insofferente e ascolta distratto la storia, perché lui ammirava le uniformi e sperava di arrivare a maneggiare la rivoltella e le armi come facevano il tenente e i soldati e non capiva il significato di farsi uccidere per fede (questo personaggio lo ritroveremo alla fine del romanzo in un contesto molto cambiato). Nella loro casa era stato ospitato giorni prima il prete fuggiasco ed era ben noto anche padre Josè, del quale si parlava sottovoce perché aveva rinnegato la sua vocazione e viveva nel peccato con una donna spregevole.
Dunque accanto ai martiri, Greene non vuol nascondere la storia dei religiosi che non hanno resistito alla paura e alle minacce: sono gli sconfitti, i vili, i deboli, che si sono piegati alle leggi del governatore mostrando la miseria della propria fede e umanità.
Su tutti i suoi personaggi l’Autore si china mettendo a nudo il volto del male, della grettezza e della desolazione , scandaglia il loro cuore che è come il suo e come quello di tutti gli uomini, compreso l’animo di Padre Josè che vive nella vergogna per la propria vigliaccheria, e per il tradimento della sua vocazione incancellabile: ”Era solo un vecchio grasso e impotente… ma poi si rammentò del dono che aveva ricevuto e che nessuno gli poteva togliere. Questo era ciò che gli faceva meritare la dannazione eterna. Il potere che tuttora aveva di trasformare l’ostia nella carne e nel sangue di Dio“ (pag. 32). Ma pur sentendo su di sé questa inappellabile condanna, quando è più solo, volge lo sguardo alle costellazioni “mondi scintillanti (che) si stendevano nello spazio come una promessa“ (pag. 31) e pensava con invidia ai religiosi che avevano scelto la morte. “Un attimo - diceva fra sé e sé - ed era tutto finito“ (pag. 32), ma lui di quel coraggio non era proprio capace.