Condividi:

"Il potere e la gloria" 3 - Il tenente: un mistico del vuoto

Fonte:
CulturaCattolica.it

I militari, nel frattempo, come ogni giorno in quella parte del territorio messicano, stanno terminando il loro giro di perlustrazione alla caccia dei ricercati; stanchi e con le divise in disordine si avviano verso la caserma. Li guida un tenente, ben diverso da loro nell’aspetto e nel comportamento: ha gli stivaletti lucidi, tutti i bottoni a posto e guarda con “rancoroso disgusto” ciò e chi lo circonda.
L’Autore si sofferma a descrivere il militare tradendo il suo duro giudizio su tutti coloro che sono considerati “i partigiani dell’ordine” in questo e negli altri suoi romanzi: coloro che negano la realtà tragica della vita, impongono leggi e regole agli altri e a sé stessi con fanatismo cieco, e si rifiutano di riconoscere la propria impotenza a trasformare il mondo.
Il tenente viveva in una stanza “austera come la cella di una prigione, o di un monastero… Il pensiero che esistessero ancora, in quel paese persone che credevano in un Dio amorevole e misericordioso lo faceva impazzire di rabbia. Si dice che i mistici facciano esperienza diretta di Dio. Anche lui era un mistico, e ciò di cui aveva fatto esperienza era il vuoto: la certezza totale di un mondo morente, in via di raffreddamento, di esseri umani che si erano evoluti dagli animali per niente. Lui lo aveva capito” (pag. 27). Il suo odio nei confronti dei preti era “naturale come tra due cani”, scrive Greene.
Esso gli rimescolava le viscere e risaliva all’infanzia, quando vedeva i vecchi contadini inginocchiarsi davanti alle immagini sacre con le braccia aperte nel segno della croce e il prete che faceva il giro in mezzo a loro chiedendo le elemosine, illudendoli e ingannandoli. Tutto il suo amore era rivolto ai bambini e ai giovani, per i quali intendeva preparare un futuro diverso e migliore e pensava di poter essere lui il loro salvatore e fondatore di un nuovo paradiso terrestre. “Voleva eliminare dalla loro infanzia tutte le cose che avevano reso infelice la sua, tutta la miseria,la superstizione, la corruzione. Essi meritavano la verità, niente di meno della verità: un universo vuoto e un mondo in via di raffreddamento, il diritto ad essere felici come preferivano. Era pronto anche a compiere un massacro per il loro bene: prima la Chiesa, poi gli stranieri, poi i politici…Il tenente voleva ricominciare con loro, in un deserto” (pag. 65).

Vai a "Contemporanea"