Giuseppe Ungaretti, un grande dimenticato 4 - L'eterno esule
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Nato nel febbraio del 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori emigrati dalla zona di Lucca, rimasto orfano di padre a due anni, Giuseppe Ungaretti visse col fratello Costantino e con la madre, una donna forte e determinata, impegnata a reggere un piccolo ma redditizio forno alla periferia della città, frequentando scuole prestigiose, dove incominciò a scoprire la grande letteratura europea.
Ebbe una giovinezza turbolenta, manifestando tendenze anarchiche e irreligiose. La madre dirà infatti: “Doveva capitarmi un figlio anarchico… e poeta!”
Ma il grande miraggio era Parigi, dove il giovane Ungaretti approda nel 1912; la madre lo aveva mandato a studiare diritto e lui invece frequentava all’Università i corsi di Bergson e faceva conoscenza di personaggi come Braque, Boccioni, De Chirico, Modigliani, Bréton, Picasso, Apollinaire che divenne suo grande amico, Palazzeschi…
Ma la sua memoria va alla terra mitica ‘disperatamente amata’, l’Italia di cui aveva tanto sentito parlare in casa e di cui conosceva la lingua.
Che cosa cerca dunque con tanta passione e inquietudine?
Si può dire che egli sia alla spasmodica ricerca di un’APPARTENENZA, lui così nomade, con tante patrie, ma nessuna terra in cui “ACCASARSI”.
Si tratta di un profondo senso di sradicamento, di estraneità che ha origine per lui anche in un dato esteriore, geografico: il non avere un unico paese d’origine, ma ben 4 patrie (Egitto, Francia, Italia… Brasile) fa di Ungaretti un eterno esule :
“ …Sono italiano, ma non interamente. Sono un forestiero in questo paese. Sono d’Egitto. Sono di Francia. Sono d’altrove… è una cosa che mi ha fatto sentire la mia vita come scissa in più parti… è un dramma… determinato da questo sentirsi non in armonia con il mondo…” (NOTE )
Non basta però il dato geografico: questo senso di sradicamento ha origini ben più profonde e diventa la condizione dello spirito di un uomo nomade, incapace di riconoscersi in “armonia” con la realtà che lo circonda.
GIROVAGO
(da L‘ALLEGRIA -1918)
In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare
A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto
E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale
Cerco un paese
innocente
Campo di Mailly, maggio 1918