Giuseppe Ungaretti 11 - L'eternità che vince l'apparenza/ Bibliografia
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Vorrei, da ultimo, citare altri tre suggestivi testi di Giuseppe Ungaretti, che, pur nati in circostanze e anni diversi e con diversi soggetti, mi sembrano avere in comune la sua fede in un’eternità che vince la fragilità e l’apparenza delle cose.
La prima poesia è dedicata alla madre, donna dalla personalità forte e decisa, che, rimasta vedova dopo essere emigrata col marito (sterratore nei lavori del canale di Suez) ad Alessandria d’Egitto, seppe condurre avanti la famiglia con una piccola impresa, un forno alla periferia della città.
Di lei, che per il piccolo Giuseppe costituì il più forte legame con la tradizione dei padri, il poeta ricorda:
“ Era dalla mattina alla sera presa dai suoi affari e dalle faccende di casa […]volontaria all’eccesso, fortissimamente volontaria, e naturalmente non s’abbandonava che molto di rado alla tenerezza…” “Era una donna energica e quando alzava la voce faceva tremare…” “Tutte le settimane, tutte, mia madre mi conduceva al camposanto. Vi andavamo a piedi, era un viaggio non breve, e quella zona era quasi disabitata.[…]Lunghissima quella camminata. Mia madre pregava […]”
LA MADRE
(da "Sentimento del Tempo" - Leggende 1930)
E il cuore quando d'un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d'ombra
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m'avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
Del 1959 è la poesia che segue, dedicata alla moglie, l’amata Jeanne Dupoix, che sposò nel 1920 e da cui ebbe la figlia Ninon e il piccolo Antonietto…
Jeanne era morta un anno prima e il poeta le dedica la poesia posta a chiusura del Taccuino del Vecchio.
Molto significativo il titolo, ripreso dall’ultimo verso: “Per sempre”:
Da Il Taccuino del Vecchio-
PER SEMPRE
(maggio 1959)
Senza niuna impazienza sognerò,
Mi piegherò al lavoro
Che non può mai finire,
E a poco a poco in cima
Alle braccia rinate
Si riapriranno mani soccorrevoli,
Nelle cavità loro
Riapparsi gli occhi, ridaranno luce,
E, d’improvviso intatta
Sarai risorta, mi farà da guida
Di nuovo la tua voce,
Per sempre ti rivedo.
E ancora nel Taccuino del Vecchio, ultima raccolta di poesie, e per la precisione, in Ultimi cori per la terra promessa, Roma 1952-1960, troviamo questo piccolo gioiello che ha tutto il sapore di un’epifania.
Si tratta di alcuni versi dedicati al mese di febbraio, mese del compleanno di Ungaretti, che affida al giallo ‘irrompente’ della mimosa nel grigiore dell’inverno, il compito di rappresentare la vittoria definitiva della vita sulla morte, padrona solo dell’apparenza delle cose…
9
"Ogni anno, mentre scopro che Febbraio
E' sensitivo e, per pudore, torbido,
Con minuto fiorire, gialla irrompe
La mimosa. S'inquadra alla finestra
Di quella mia dimora d'una volta,
Di questa dove passo gli anni vecchi.
Mentre arrivo vicino al gran silenzio,
Segno sarà che niuna cosa muore
Se ne ritorna sempre l'apparenza?
O saprò finalmente che la morte
Regno non ha che sopra l'apparenza?
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BIBLIOGRAFIA
G. UNGARETTI – Vita d’un uomo. Tutte le poesie. A cura di Leone Piccioni, Mondadori, 1969
G. UNGARETTI - Vita d’un uomo. Saggi e interventi. A cura di M. Diacono e L. Rebay, Mondadori, 1974
G. UNGARETTI – Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni. A cura di P. Montefoschi, Mondadori, 2000
L. PICCIONI - Vita di un poeta. Giuseppe Ungaretti, Rizzoli, 1974
A. CORTELLESSA – Ungaretti + videocassetta "Ungaretti racconta Ungaretti" di G. Sica, Einaudi tascabili, 2000.
R. FILIPPETTI – Ungaretti homo viator, Ed.Charis, 1983
E. GIACHERY – Nostro Ungaretti, Ed. Studium, 1988