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"Come fili di seta" 3 - Una Little Syria nel cuore di New York

Fonte:
CulturaCattolica.it

Seconda parte
New York
Per chi era vissuto fino a quel momento in uno sperduto paesino libanese, in mezzo alle capre e alle galline e non era mai salito su un treno o su una nave, N.Y. non poteva non apparire la città delle meraviglie.
Rumori, odori, colori, volti neri, bianchi e gialli assalgono Marta che si muove frastornata fra negozi luccicanti di merci variopinte, enormi finestre che la rispecchiano, vetture tirate da cavalli, automobili e treni in miniatura, che producono uno smisurato e terrificante baccano.
Con il foglietto in tasca sul quale è segnato l’ultimo recapito di Khalil, la protagonista del romanzo approda nel negozio del signor Herman, nel quartiere di Manhattan, abitato prevalentemente da cristiani di lingua araba, presso il quale il marito ha lavorato come ambulante. Ma di lui non c’è più traccia o come capirà in seguito, di Joe Haddad, il suo nuovo nome americanizzato, nessuno vuol parlare.

Little Syria
Nel quartiere arabo-siriano, dei primi del ‘900, tutti gli emigranti privi di soldi e di lavoro vengono aiutati: i siriani-americani benestanti vivono profondamente la dimensione della solidarietà e dell’aiuto ai fratelli bisognosi e sono organizzati in modo da accoglierli e procurare loro un lavoro. Anche a Marta viene trovato un ricovero per la notte e un appuntamento per la mattina seguente: qualcuno le dirà dove andare e cosa fare. Così, indossando i vestiti lavati nella notte e ancora umidi, conoscerà Astafan, l’uomo che avrà un ruolo determinante nella sua vita, colui che il Signore ha messo sulla sua strada per scaldarle il cuore, come sempre lo definirà Marta ricordandolo.
Il nuovo amico per prima cosa la porta nel centro del quartiere, dove le case, gli empori, gli abitanti con i loro vestiti colorati, e i rumorosi scontri fra Maroniti, cattolici d’Oriente e Drusi, musulmani, costituivano la Little Syria, a Manhattan, ora quasi completamente sparita.
La conduce alla chiesa maronita, luogo della fede e della solidarietà fraterna della intera comunità.
Nello stanzone sotto la chiesa sono accatastati su grandi tavoli indumenti di ogni genere: borse, cappotti, pentole, piatti, pacchi di tessuto. Chi ha bisogno prende ciò che serve e con la stessa gratuità porterà a sua volta nuovi doni perché altri ne usufruiscano.
Astafan la convince ad accettare qualche vestito, un cappotto e una sciarpa: la Misericordia del Signore viene sempre in aiuto dei suoi figli attraverso i fratelli, le spiega, e non si può rifiutare ciò che viene da Lui.
Lo scrittore si sofferma per diversi capitoli sulle descrizioni della Piccola Siria dei primi del ‘900 e dei rapporti che legano fra loro i suoi abitanti. Dove sarebbe sorto nel 1966 il sito del World Trade Center gli immigrati cristiani di lingua araba, melchiti e maroniti avevano formato negli anni una loro enclave, con le tipiche case di mattoni della loro terra, i narghilè fumati da donne e uomini per strada, le feste all’aperto con gli acri profumi dell’agnello arrostito, i dolci di pasta di pane, la frutta secca esposta nei cesti, la chiesa con i salmi di Davide incisi alle pareti, dove la comunità si riunisce a pregare.
Così ricreavano un po’ del loro paese, si sentivano meno soli perché si conservavano abitudini e tradizioni antiche e i rapporti fra chi abitava quelle strade erano gli stessi dei loro padri e avi: di aiuto al fratello, di serena convivenza, di tranquilla laboriosità, benevolenza e pace.
E anche per questi aspetti e racconti il romanzo è interessante e l’amore alla terra di provenienza, la solidarietà e la religiosità dei protagonisti costituiscono le tematiche fondamentali del romanzo.

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