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"Cigni selvatici" 4 - Sotto il regime comunista cinese

Fonte:
CulturaCattolica.it

SECONDA PARTE
La vita della famiglia Chang sotto il regime comunista (1946-1956/59)


I genitori
La giovane Bao, a quindici anni decide di abbandonare la casa per entrare a far parte del movimento clandestino comunista, diventando un'eroina della rivoluzione. Passa dispacci segreti agli affiliati, diffonde pubblicazioni di contrabbando, resiste ai superiori e alle loro intimidazioni, assiste in carcere alle torture inflitte ai comunisti prigionieri, vivendo ore e giorni di terrore finché i suoi genitori non riescono a liberarla. Questa avventura è affrontata dall’adolescente con spirito ardente: i comunisti nella sua immaginazione, instaureranno presto un governo di pace, giustizia e libertà per tutto il popolo.
Questa la sua speranza e illusione.

Nel 1948 Bao conosce Wang, un giovane taciturno, simile a lei per ideali e impegno politico, amante della lettura e responsabile di alto livello delle cellule giovanili comuniste. Sarà colpo di fulmine e ben presto i due giovani si sposano nonostante la sposa abbia solo 18 anni.
Ma la vita sotto il regime comunista affermatosi nel paese, mostra il suo vero volto e come tale viene descritto dall’Autrice.
La liquidazione delle classi borghesi, l’espropriazione integrale delle terre, la persecuzione contro le missioni cristiane sono gli obiettivi del comunismo cinese degli anni ’50. I rapporti fra le persone sono minati da un controllo reciproco, dal sospetto del vicino, dalla delazione, dal timore di essere accusati di infedeltà ai dettami del regime. Il prezzo da pagare per ogni tentativo di affermazione di brandelli di libertà è l’autocritica pubblica, la condanna ai lavori forzati.
Anche i giovani sposi devono confessarsi pubblicamente e riconoscere il proprio tradimento quando si scopre che trascorrono talora la notte assieme, violando il divieto per uomini e donne di dormire assieme.
Il regime persegue con ogni sorta di angherie la distruzione dell’essere umano che non è libero di agire, di sentire, di esprimere l’amore per i propri cari, pena il rigetto dei non osservanti, la condanna unanime, l’umiliazione, l’esilio nei campi di lavoro.
Nessuno nel mondo occidentale si rendeva pienamente conto negli anni ’50 di quanto stesse succedendo in Cina e di ciò che il popolo cinese stesse subendo.
Nonostante l’incondizionata dedizione al partito da parte di Wang e la sua resistenza a pronunciare la minima accusa nei confronti dei suoi superiori e del regime, entrambi i coniugi dopo due mesi di matrimonio capiscono di dover lasciare la città dove abitano per raggiungere la città natale di Wang, nello Sichuan.
Solo così, nonostante la carriera promettente e i consensi ottenuti dal marito, potranno salvare la loro unione, resistendo ad un clima che esalta l’obbedienza cieca e persegue come ideale la estraneità e la inimicizia fra le persone, anche all’interno di una stessa famiglia.

Il viaggio
La descrizione di questo viaggio lungo 1500 km. rivelerà ai lettori aspetti e comportamenti incredibili, al limite della disumanità: e costituirà per i due giovani una delle prove più difficili per la loro unione: il marito, come alto funzionario viaggia su una jeep, con la sua guardia del corpo, mangia regolarmente e non porta bagagli. La moglie manciù e di grado inferiore nella scala sociale fissata dai protocolli, porta sulla schiena le coperte arrotolate e i suoi averi, marcia per ore con i piedi piagati, e alla fine della giornata si ritrova sempre fradicia di pioggia e di sudore.

Le inaudite quanto gratuite durezze del viaggio, provocano in Bao un aborto spontaneo e un coma profondo da cui esce per miracolo dopo un lungo soggiorno in ospedale.
Pensando di non sopportare oltre tante ingiustizie e la durezza del marito, vorrebbe divorziare. Ma sa che questo significa rinunciare per sempre alla famiglia da lei profondamente desiderata ed è consapevole che uscire dal sistema con un divorzio comporterebbe discriminazione e disoccupazione a vita per sé, per il marito e per tutti i famigliari.
Si rende conto che Wang, come tanti altri, è come accecato e succube di una ideologia che stritola l’umanità delle persone in nome della grande Cina che doveva affermarsi e portare libertà, felicità e benessere.
Mentre è in ospedale, arriva l’annuncio della proclamazione da parte di Mao della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, dalla sommità della Porta Celeste a Pechino. Siamo nel 1949. L’immenso territorio della Cina è unificato dall’unico partito ammesso, depositario dell’ideologia ufficiale e di tutte le cariche civili e militari.

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