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"Cigni selvatici" 2 - La nonna di Jung Chang: coraggiosa giovane concubina

Fonte:
CulturaCattolica.it

Le chiavi di lettura
Per presentare un’opera così densa di eventi abbiamo individuato tre chiavi di lettura che la attraversano: la vocazione di scrittrice della Chang, per cui il suo testo si propone come opera narrativa e non come saggio, le vicende storiche e la dittatura di Mao, i potenti legami che hanno tenuto unita la sua famiglia permettendo oltre alla sopravvivenza dei suoi membri, la loro maturazione e la forza di resistere alla ideologia dominante.

PRIMA PARTE
Gli anni compresi fra il 1924 e il 1947

La giovane concubina
La storia prende avvio col racconto della bellissima quindicenne Yu-fang, la nonna dell’Autrice, che vive a Yikiang nella Manciuria del sud, ancora feudale e viene ceduta come concubina dal padre desideroso di far carriera ad un signore della guerra del tempo, cioè ad uno dei generali che governavano i feudi in cui era frazionata la Cina settentrionale nel 1924, dopo la deposizione dell’ultimo Imperatore e la proclamazione della Repubblica (1912).
Folgorato dalla bellezza della fanciulla e dai suoi deliziosi minuscoli piedini (straziati secondo i canoni estetici del tempo, per cui non dovevano superare i 10 cm. di lunghezza, a qualunque età), il generale prende la giovane come sua concubina, la porta a vivere in una casa lussuosa circondata da servitori e regali, abbandonandola per lunghi periodi nei quali la giovane riempie la sua solitudine con la piccola Bao, nata dalla relazione col generale e madre della scrittrice.
Ma un giorno, improvvisamente le viene ordinato di recarsi senza indugi, con la piccola, al palazzo del Signore della guerra, poiché egli sta morendo e la moglie legittima, come si scoprirà ben presto, pretende di tenere e allevare la bimba esautorando la madre legittima, considerata priva di ogni diritto.
Trattenuta come prigioniera nel palazzo, con fulminea decisione, chiede di poter tornare per l’ultima volta alla casa paterna, e appena libera si accorda segretamente con la sorella, assolda due uomini con tre cavalli, organizza il rapimento della bambina nel cuor della notte, eludendo ogni sorveglianza e fugge a cavallo galoppando fino all’alba, per rifugiarsi e nascondersi presso i parenti a 300 km dalla casa del generale, che muore poco dopo.
Nel racconto dei fatti è evidente la precisa intenzione dell’Autrice, di sottolineare l’audacia dell’azione e l’autonomia di giudizio di questa giovane donna, deprecabile agli occhi di chi la circonda perché concubina (e questo peserà molto anche nel suo futuro), di notare la capacità di contrastare una mentalità chiusa nelle sue tradizioni e pregiudizi, di voler affermare la sete di libertà, la difesa dei suoi diritti e del suo rapporto materno.
E grande rilievo verrà dato a questo personaggio, nonna dell’Autrice, in tutto il successivo svolgersi della storia, per la sua statura umana e morale.
Ammirata per le sue doti eccezionali, dopo alcuni anni sarà chiesta in sposa nella città dove è ritornata, da Xia, un medico più anziano di lei, vedovo, che dovrà però affrontare violenti conflitti con i figli per il passato incancellabile della giovane sposa.
Ben presto, a causa delle continue minacce alla bambina e delle offese subite, la coppia deciderà di abbandonare la ricca casa e gli agi e trasferirsi a Jinzhou, non lontano dal mar Giallo, a sud della Manciuria, accettando di andare a vivere in una capanna di fango, in una condizione di povertà e stenti, pur di non rinunciare ai valori in cui credono: l’unità famigliare, l’amore reciproco, la libertà.
Mia nonna aveva molte amiche nel vicinato e questa era una novità per lei. Come moglie di un medico, anche se non facoltoso, godeva di rispetto. Dopo anni di umiliazioni, in cui si era vista trattare come un oggetto, si sentiva finalmente libera (op. cit. pag. 65)

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