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“Barabba” 4 – La Leporina e la Resurrezione

Fonte:
CulturaCattolica.it

Un altro incontro diventa determinante per Barabba ed è quello con la Leporina, la donna (il lettore ne viene informato per accenni nel corso del romanzo) di cui Barabba si era servito, tempo prima, per ottenere ciò di cui aveva bisogno: essere accudito e sfamato mentre guariva da una ferita a una gamba durante la sua vita da brigante sulle montagne. Aveva posseduto anche lei, naturalmente:

si era contentato di lei perché non aveva nessun’altra donna per le mani, sebbene lo avesse annoiato quell’udire la sua voce nasale. (…) E, quando, finalmente, la sua gamba era guarita, se l’era svignata, naturalmente…”

Ma ora la Leporina, che viveva presso la porta del Letame fra i derelitti, i lebbrosi, gli esclusi, dopo esser stata a sua volta cacciata di casa perché incinta e abbandonata da Barabba, ora la Leporina dunque aveva incontrato il figlio di Dio, l’unico che era stato “amabile” con lei e

l’aveva guardata con tanta dolcezza, e insieme con angoscia, e l’aveva accarezzata sulla guancia e le aveva toccato la bocca senza che in questa si avverasse alcun mutamento. E aveva detto: - Tu farai testimonianza di me“.

E la sua vita era cambiata: ora lei aspettava il Suo regno, in cui tutti i malati sarebbero stati guariti e i miseri avrebbero ottenuto la felicità, perché ormai la nuova legge predicata da quell’uomo straordinario che essa aveva incontrato si sarebbe avverata: “Amatevi l’un l’altro”.
Per questo la Leporina si avvia prima dell’alba sul luogo del sepolcro in attesa della Resurrezione.
Ma anche Barabba spinto dalla curiosità che ormai gli conosciamo, arriva nella notte nei pressi del Sepolcro.
Lagerkvist ne segue così lo sguardo :

Si era acquattato dietro un cespuglio di tamarischi, dall’altro lato della strada, proprio di contro al sepolcro. Quando si sarebbe fatto giorno lo avrebbe avvistato. Di là avrebbe potuto osservarlo bene. Purché il sole sorgesse una buona volta.
Che il morto non sarebbe risuscitato dalla tomba ben lo sapeva, ma aveva voluto vedere con i suoi occhi per esserne proprio certo
.”

Ma quando sorge il sole, il sepolcro appare vuoto!
Barabba ridimensiona subito la sua meraviglia iniziale, dandosi una spiegazione plausibile, ma la Leporina, da lui incontrata poco più in là nello stesso luogo, non fa che ripetere tra sé : “Il figlio di Dio è risorto” e racconta a Barabba

“…minutamente e con calore che un angelo era sceso a precipizio dal cielo col braccio proteso come la punta di una lancia e con un manto dietro le spalle simile ad una lingua di fuoco. E la punta della lancia si era andata a cacciare fra la pietra e la roccia, e le aveva disgiunte.(…) Non aveva visto nulla, lui?
Barabba abbassò gli occhi e disse che non aveva veduto, e tra sé pensò che doveva rallegrarsi di non aver visto nulla. Ciò voleva dire che i suoi occhi adesso erano sani, che erano come quelli di tutti gli altri, che ormai non vedeva più dei fantasmi, ma soltanto delle cose vere.(…) Ma la Leporina se ne rimaneva sempre prostrata con gli occhi sfavillanti per il ricordo di quel che aveva veduto
.”

E da questo momento la Leporina incomincia a dar testimonianza del Risorto (questo fu il vero mutamento miracoloso avvenuto nella sua bocca, nonostante la permanenza del labbro leporino…), finché, denunciata durante le prime persecuzioni dei cristiani, viene condotta alla fossa delle lapidazioni e lapidata.
Barabba, che, nascosto tra la folla, assiste alla lapidazione, cerca in qualche modo di vendicarla con la violenza, piantando abilmente il suo coltello nel corpo del “savio della Legge” che aveva scagliato la prima pietra, e dimostrando così di non aver ancora capito quello che la Leporina stessa gli aveva testimoniato: “Amatevi l’un l’altro”.

A questo punto Lagerkvist in un “notturno” bellissimo e drammatico, di sapore nordico, ci presenta Barabba che, alla sola luce della luna, recupera il corpo dilaniato della Leporina e, attraverso una lunga pista deserta e selvaggia, lo trasporta sulle braccia fino a una caverna dove un vecchio eremita una volta gli aveva indicato la tomba di un bambino nato morto dalla stessa Leporina.
E’ così che Barabba, mosso da un inconfessato desiderio di saldare il suo conto con la donna che aveva finto di amare, illudendola, ora si sente soddisfatto per essersi fatto giustizia da solo.

Per parte sua, almeno, aveva ucciso di coltello quello che aveva lanciato la prima pietra. Questo almeno lui, Barabba, lo aveva fatto…”

Invece quel crocifisso che lei annunciava come salvatore del mondo, che cosa aveva fatto per lei?

Perché non l’aveva aiutata laggiù, nella fossa della lapidazione? Perché aveva lasciato che la lapidassero per colpa sua? Se era il salvatore, perché non l’aveva salvata?
(…) No, lui non amava quel crocifisso. Lo odiava
.”

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