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"Alto come un vaso di gerani" 7 - Spoon River padana - Il senso della storia

Fonte:
CulturaCattolica.it

Spoon River padana

In uno degli ultimi capitoli viene descritto il Cimitero di Villa Cortese, durante una visita dell’Autore e della sua famiglia.
Una domenica mattina, prima del risotto, dell’arrosto e dei pasticcini siamo andati a trovare il nonno che è andato in cielo. Tutto il paese dei vivi si ritrova nel viale dei tigli la domenica mattina, e il vociare quasi scomposto, nient’affatto triste si mescola con le mestizie e i sorrisi del paese dei morti che, dalle loro foto sulle tombe salutano grati della visita. Quella domenica mattina, sia i vivi sia i morti erano allegri e chiacchieravano di ogni cosa…. Attraversando assieme i viottoli del Cimitero, la mamma di Giacomo presenta a Daniela i destinatari dei suoi numerosi Ora pro nobis: il cugino Antonio, la zia Carmelina, l’Armida e la Clelia, sue amiche, la nonna grande e la nonna piccola, nonno Domenico, lo zio Giuseppe, e tanti altri.
Così la rende partecipe con semplicità e naturalezza della potente trama di legami e affetti che comprende chi è ancora sulla scena e chi ne è già uscito, generazioni presenti e precedenti, una folla di famigliari e amici che ora si apre e dà il benvenuto alla nuova famiglia, alla moglie di Giacomo e al suo bambino, perché tutto ciò che è stato possa continuare ad essere vivo in una storia che si tramanda e si perpetua.

Le pagine finali e il senso della storia

L’ultimo capitolo del racconto giunge inaspettato per la sua collocazione e per il contenuto.
Vengono infatti descritti i primi istanti di vita di Giacomo, che, in un racconto autobiografico, si trovano normalmente all’inizio del libro e non alla fine, ma proprio questa collocazione riprende e conferma l’intento iniziale, il disegno nascosto che attraversa il libro.
Ho cominciato a piangere che eravamo quasi arrivati in ospedale. Calcolando che saranno passati almeno quaranta minuti dalla chiamata dell’unico telefono del paese, più almeno un quarto d’ora in cui la levatrice, prima di arrendersi, mi ha malmenato, immerso nell’acqua sia fredda sia calda… insomma ci ho impiegato quasi un’ora a urlare tutto lo stupore che provavo per essere venuto al mondo... Che roba strana la vita, non sapevo se essere contento o spaventato… Avrei voluto rivolgere quei perché a mia madre, alle nonne, poi al medico in ospedale: Perché? Ehi ascoltatemi! Cos’è questa roba? perché c’è la vita? Ehi dottore dico a lei, perché c’è la vita, perché? Ma erano tutti indaffarati a farmi piangere, più piangevo più erano contenti, e io li accontentavo, cercavo i loro occhi e avrei voluto parlare… Eppure li guardavo negli occhi e mi sorridevano contenti, ma nessuno intuiva l’inquietudine che avevo dentro il cuore, la mamma era così felice che io piangessi che si sciolse in lacrime anche lei, e così ho pensato che forse quella cosa lì, la vita, non doveva essere poi così male
Non poteva essere nemica o malevola la vita se la sua mamma, sorridendo fra le lacrime per la gioia della sua nascita, gliene ha fatto dono.
Su questo tacito messaggio è iniziata e si è svolta la sua vita.
E la sua storia, quella della famiglia e di tutti gli altri personaggi impressi nella sua memoria è stata scritta, come aveva detto nella Lettera iniziale, per essere pronto a rispondere alle domande che un giorno Emanuele gli rivolgerà per venire rassicurato e capire se la vita è una cosa buona e se c’è da fidarsi di lei.
Ora egli sa che le radici di quel bambino alto come un vaso di gerani affondano nella ricca e amorevole trama di relazioni che hanno costruito per lui la mamma, suo padre, le due nonne, il nonno, il maestro, i compagni, don Giancarlo, i malati dell’ospedale, gli amici, Daniela, Emanuele, i compagni di lavoro.
Divenuto padre, ne fa dono ad Emanuele per trasmettergli che la vita è abitata da una Presenza tanto misteriosa quanto reale. E’ la Presenza che egli ha riconosciuto nelle esperienze quotidiane della vita, nelle persone attorno a lui, nel ciclo delle stagioni che si succedono, nel disegno su di lui che si è venuto a poco a poco svelando e svolgendo.
La vita è bella ed è un gioco meraviglioso, complicato sì, misterioso anche, ma sensato e niente affatto malevolo di cui non avere paura.
Questa rivelazione è il suo dono al figlio e:
Questo è ciò che spero, o meglio, ciò che vorrei che fosse anche per Emanuele.

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