Il pensiero di Chesterton – Critica delle teorie filosofiche moderne 4 – I progressismi

Qualsiasi giudizio presuppone un criterio stabile: persino per stabilire che una cosa è migliorata occorre un metro di paragone che stabilisca cos'è il meglio. Una teoria del progresso che rifiuti un termine di paragone stabile è un non senso.
Autore:
Platania, Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it
Vai a "Chesterton: il pensiero"

Al materialismo si richiamano poi una serie di teorie analoghe, come l'evoluzionismo e le varie teorie del progresso che da questo discendono. Anche queste sono più che un prodotto della ragione, un attacco contro di essa:
“L'evoluzione o è una innocente descrizione scientifica di come certe cose si produssero sulla terra, o, se vuole essere qualche cosa di più, è un attacco contro il pensiero stesso. Se l'evoluzione distrugge qualche cosa, non distrugge la religione, ma il razionalismo”. (GKC, Ortodossia, pag. 48)
L'evoluzione, come teoria filosofica si riduce alla affermazione che esiste soltanto il flusso, il cambiamento; ma l'intelligenza si esplica nel formulare giudizi e il giudizio presuppone qualcosa di stabile, un criterio in base al quale giudicare:
“Ma se l'evoluzione significa qualche altra cosa [...] significa che non esiste alcuna cosa in quanto tale, o per meglio dire, esiste solo il flusso di tutto e d'ogni cosa. Ma questa impossibilità del pensiero per mancanza di cose da pensare, non colpisce la fede, sebbene l'intelligenza”. (Ibidem, pag. 49)
La stessa condanna colpisce tutto l'insieme delle teorie del progresso, come anche la teoria estetica dell'arte per l'arte, che hanno in comune il rifiuto dell'esistenza di un criterio definitivo, sia nel campo morale che estetico, che in quello della riflessione teorica, e che si riconoscevano nel famoso slogan di Shaw "la regola aurea è che non ci sono regole auree". Chesterton mette in luce come esse si basino sul medesimo disconoscimento del funzionamento della ragione.
Qualsiasi giudizio infatti presuppone un criterio stabile: persino per stabilire che una cosa è migliorata occorre un metro di paragone che stabilisca cos'è il meglio. Una teoria del progresso che rifiuti un termine di paragone stabile è un non senso:
“se il termine di paragone cambia, come può esservi miglioramento, che implica un termine di paragone? [...] Sarebbe come discutere se era più puritano Milton o più grasso un maiale”. (Ibidem, pag. 50)