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Il pensiero di Chesterton – Chesterton e l’evoluzionismo 3 – Il dibattito sui dipinti rupestri

Autore:
Platania, Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it
C'era un fatto troppo grande per essere colto da coloro che vi rivolgevano lo sguardo miope degli addetti ai lavori: qualunque fosse il motivo per cui erano stati dipinti, era certo che fosse stato un uomo a dipingerli. La più antica testimonianza dell'umanità preistorica era già una testimonianza di una umanità compiuta.

Ne “L'uomo eterno”, opera di cui la principale biografa di Chesterton, M. Ward dice:
Egli deve aver avuto bisogno di una forza sovrumana per concepire e dare alla luce questo ottimo libro” (M. Ward, G. K. Chesterton, Londra 1945, pag. 478), Chesterton affronta di petto la polemica sull'anello mancante e quindi il problema della originalità umana. Come sempre in accordo al suo realismo Chesterton prende come punto di partenza un fatto: da poco si erano rinvenuti i primi grandi dipinti rupestri preistorici.
Questa scoperta aveva riacceso il dibattito scientifico sull'evoluzione umana e relativo "anello mancante"; il mondo scientifico era cosi tutto un subbuglio di discussioni e di ipotesi sulle possibili motivazioni religiose o magiche di un tale straordinario sforzo creativo; non bisogna scordare che durava ancora l'influenza del mito del buon selvaggio e che la scienza ancora relativamente nuova dell'antropologia muoveva la sua ricerca in direzione o della negazione della esperienza religiosa come dimensione costitutiva dell'uomo, nella ricerca di popoli primitivi privi di una religione, o nella riduzione di tutte le religioni alla dimensione magica dei popoli più primitivi. Le discussioni degli scienziati, denunciava però Chesterton, dibattendo il come e il perché, evitavano la questione più radicale che tali dipinti contribuivano esemplarmente a risolvere. C'era un fatto troppo grande per essere colto da coloro che vi rivolgevano lo sguardo miope degli addetti ai lavori: qualunque fosse il motivo per cui erano stati dipinti, era certo che fosse stato un uomo a dipingerli. La più antica testimonianza dell'umanità preistorica era già una testimonianza di una umanità compiuta. Non c'è traccia storicamente di una evoluzione graduale che porti l'uomo a dipingere attraverso passaggi scanditi da una crescente perfezione. La prima opera d'arte è già un'opera d'arte compiuta e capace di destare ammirazione anche negli addetti ai lavori, negli artisti dell'epoca. Ecco qualcosa che permette di mettere in luce proprio quella differenza radicale che definisce la natura umana.
Questa è la lezione che può apprendersi nella caverna dalle pitture colorate, ma è troppo semplice per essere appresa. E' la semplicissima verità che fra l'uomo e i bruti c'è differenza non di grado ma di specie. Dire che l'uomo più primitivo disegnava figure di scimmie è dire una cosa ovvia; dire che la più intelligente delle scimmie disegna figure di uomini è dire una spiritosaggine. Una separazione e una sproporzione è accertata: netta e inconfondibile. L'arte è la firma infalsificabile dell'essere umano”. (GKC, L’uomo eterno, pag. 32)
L'uomo è quel livello della natura in cui la natura dice "io". Può riprodurre il suo mondo sulla parete di una grotta, perché a differenza dell'animale, il mondo non è solo intorno a lui come un dato dei suoi organi di senso, ma è "per" lui: è un oggetto dato alla sua comprensione. Gli sta di fronte, come un altro da sé. Questo distacco che pone la natura di fronte all'uomo, e quindi l'uomo fuori della natura, è causa della sua capacità e propensione a ricreare il mondo nell'arte come nella filosofia. L'uomo è un animale che riflette.
Una cosa nuova apparve nella notte cavernosa della natura: uno spirito che è come uno specchio. E' come uno specchio perchè è realmente uno strumento di riflessione [..]. E' come uno specchio perchè è la sola cosa di quella specie. Le altre cose possono somigliarle o somigliarsi l'una con l'altra in vari modi; le altre cose possono superarla e superarsi a vicenda in vari modi; come nella mobilia di una stanza una tavola può essere rotonda come uno specchio, o un armadio esser più grande di uno specchio. Ma lo specchio è la sola cosa che può contenerle tutte. L'uomo è il microcosmo”. (Ibidem, pag. 34)

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