Solzenicyn, un destino segnato 1 - La biografia della Saraskina

Per gentile concessione delle Edizioni San Paolo pubblichiamo l'Introduzione di Adriano Dell'Asta alla monumentale biografia dello scrittore:
SOLŽENICYN di Ljudmila Saraskina
Edizioni San Paolo
1.448 pagine + 16 a colori € 84,00
Autore:
Dell'Asta, Adriano
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Una grande studiosa di letteratura, con alle spalle già diverse opere di carattere storico e biografico, un lungo lavoro di raccolta e analisi dei materiali, con la possibilità di discutere per diversi anni con l’autore studiato: già solo questi elementi fanno della biografia che Ljudmila Saraskina ha dedicato a Solženicyn l’opera attualmente più completa e attendibile che esista sul premio Nobel scomparso poco più di due anni fa. Ma il lavoro della Saraskina ha anche un pregio ulteriore, quello di ricostruire anche tutto un mondo; facendoci conoscere fin nei minimi particolari il suo autore, ci fa anche penetrare nel suo ambiente, che vuol dire tutta la storia della Russia, dalla rivoluzione ai giorni nostri.
In questo duplice lavoro di ricostruzione l’autrice è riuscita a mettere in luce quelli che sono gli elementi essenziali dell’opera e dell’esperienza di Solženicyn: la riscoperta di un senso unitario del reale in un mondo dominato dalla divisione; la riscoperta della persona irriducibile e misteriosa in un mondo profanato, nel quale tutto è a disposizione per gli usi più incontrollati; la riscoperta della bellezza nel mondo sfigurato dei campi.
Solženicyn nasce nel 1918 in un paese dilaniato da una crisi mai vista prima. Questa crisi esplode con una deflagrazione mondiale nella quale la fine di quattro imperi è soltanto un esempio di una tragedia se possibile ancora più ampia; la tragedia sarà compiutamente manifesta con la fine del modo di vivere tradizionale che si compirà a cavallo degli anni Trenta, attraverso la serie inestricabile e omicida di industrializzazione, collettivizzazione forzata, dekulakizzazione, carestie artificiali, grande terrore: un’opera di ingegneria sociale, prima che una lotta per il potere e per un suo nuovo assestamento; al culmine di questo processo spariranno le persone, ma con loro sparirà anche la memoria della loro vita e del senso stesso del loro vivere. Poi sarà la guerra e invece della rinascita verrà una nuova serie di divisioni, storiche e personali, dalla cortina di ferro all’espulsione dello scrittore nel 1974, sino alle polemiche che sostituiranno spesso al Solženicyn reale una figura di comodo, facilmente contestabile (teocratico, fondamentalista, antidemocratico, ecc.), ma totalmente irreale.
A questo parossismo di frantumazione Solženicyn risponde con un’aspirazione continua ed esplicita ad essere un «cerchio che unisce», un punto in cui viene raccolta «l’eredità degli avi», in cui i tempi, gli uomini, ogni singolo uomo e l’umanità ritrovano i loro legami reciproci, interni e con il loro creatore; ma, ancora di più: Solženicyn non solo ci mostra che la divisione non ha mai la meglio sull’unità e sulla libertà dell’uomo, ma ci fa anzi vedere che è essa stessa un’occasione offerta a questa libertà perché possa manifestarsi. Non è un caso che pochi mesi prima della morte del padre, i figli di Solženicyn, rispondendo a chi chiedeva loro che cosa avrebbero raccontato del nonno ai propri bambini, abbiano indicato «la convinzione che il destino dell'uomo non sia plasmato dalle circostanze».
Un altro dei temi che attraversa l’intera biografia di Solženicyn è appunto quello del primato della libertà rispetto ad ogni condizionamento delle circostanze e dell’ambiente.
Ljudmila Saraskina, ricostruendo questo aspetto della storia di Solženicyn, ricostruisce così tutto un mondo di figure luminose, tanto più luminose quanto più sorprendente e misteriosa è la loro grandezza, sullo sfondo della smisurata miseria dell’uomo e del suo mondo: sono i giusti di cui sono piene le opere di Solženicyn, giusti come Matrëna e tanti altri, che nessuno vede e valuta nella loro giustizia, ma che non sono soltanto il frutto della fantasia dell’artista; nella sua biografia infatti la Saraskina ci presenta un’intera galleria di questi giusti tratti dal mondo reale. Là dove il regime aveva distrutto un popolo, anzi là dove aveva fatto sì che per la prima volta nella storia un popolo diventasse nemico di se stesso, le opere di Solženicyn e la sua biografia ci fanno riscoprire un popolo, un popolo sorprendente, per certi versi inatteso, e comunque fuori dagli schemi che spesso ci si era fatti rispetto al mondo sovietico e alla distruzione della società civile che esso aveva metodicamente perseguito e realizzato, un popolo così sorprendente che lo stesso Solženicyn per definirne i membri utilizza il termine «invisibili»: sono i numerosi e diversi collaboratori nascosti (ai quali egli dedicò a sua volta un libro intitolato, appunto, Gli invisibili), che in mille modi, mentre in superficie si assisteva al trionfo della menzogna, sostennero il lavoro e l’esistenza dello scrittore. L’unità ha in questo senso il volto e il nome dell’amicizia.