La cosmogonia di Philip Pullman (La bussola d’oro) - 2: La morte e il dopo-morte; la “nuova Eva”

Dal punto di vista della coerenza cosmogonica, la trilogia lascia molto a desiderare. Troppe cose rimangono non spiegate e non armonizzate tra loro.
Autore:
Platania, Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Dopo la morte il daimon scompare; un'altra parte degli esseri umani, l’anima, va nel mondo della morte, che è una pianura infinita dove non succede mai nulla e dove le arpie tormentano i morti ricordando loro tutte le cose cattive che hanno fatto, perché distinguono la verità dalle falsità e quindi smascherano tutti i nostri alibi. Ma le arpie in realtà sono solo scocciate di dover stare nel mondo della morte che è così noioso: quando Lyra racconta le sue avventure, vere, rimangono incantate e decidono che aiuteranno le anime ad attraversare il mondo della morte fino al buco praticato e lasciato da Lyra e Will, a patto che l’anima sappia descrivere loro tutte le cose appassionanti e belle che esistono nel suo mondo. Uscendo da quell’apertura, le anime non tornano a vivere, ma si dissolvono felici. Infatti vivere senza corpo è solo una seccatura.
Ciascuno di noi ha anche, oltre al daimon, la sua propria morte che lo segue: noi fingiamo di non vederla e cerchiamo di seminarla, e lei poveretta ci segue come un cucciolo non amato. Solo quando la incontriamo, scopriamo che lei non ci vuole male, è solo che deve starci appresso per natura, per condurci dove dobbiamo andare dopo, cioè al noioso mondo della morte. Se la perdiamo, ci tocca aspettare nell’anticamera finché non arriva, e l’anticamera è pure più deprimente del mondo della morte, che già non scherza. Tra daimon e morte personale, mi pare che i nostri pressi siano piuttosto densamente abitati: proporrei di progettare mezzi di trasporto più capienti, per trasportare in giro tutto questo corteo di accompagnatori.
La tentazione che la Nuova Eva affronta è semplicemente l’amore per Will; e la ex suora l’aiuta a peccare soltanto nel senso che, raccontando perché ha smesso di essere suora, racconta appunto di un fugace innamoramento, che le ha ricordato il primo amore (che, lo sappiamo, non si scorda mai). Ricordare la felicità del primo tenero gesto d’amore le ha fatto capire che aveva fondato la propria vita su astrazioni (Dio, la vocazione, la morale…) che non la rendevano felice. Ascoltandola, Lyra capisce che quello che prova per Will è amore, (mentre prima pensava si trattasse di un calesse), e quindi i due si allontanano teneramente per mano, poi si toccano i daimon (non è pornografia) e diventano adulti non credenti, cosa che a quanto pare fa iniziare una nuova era, ma non è che si capisca chiaramente il perché. Nel frattempo, e a loro insaputa, il padre e la madre di Lyra hanno ucciso Metatron approfittando del fatto che è piuttosto imbecille, mentre l’Autorità è stata uccisa da loro stessi senza che si rendessero conto di chi fosse e di che stesse accadendo. Quindi il Regno dei Cieli è stato sostituito dalla Repubblica dei Cieli, secondo il satanico progetto (buono) del padre di Lyra, ma senza che nessuno si sia accorto della differenza.
Dal punto di vista della coerenza cosmogonica, la trilogia lascia molto a desiderare. Troppe cose rimangono non spiegate e non armonizzate tra loro (i daimon non possono allontanarsi dai loro proprietari, ma nel mondo della morte sì, e anche in certe zone del mondo di Lyra; infatti è proprio così che una donna diventa strega, separandosi dal suo daimon; Autorità non ha creato il mondo, ma il mondo si è creato ad un certo punto da solo, e ha iniziato ad esistere un angelo venuto fuori dal nulla come un bel coniglio portentoso da un cappello inesistente; tutti vogliono uccidere Lyra perché è la Nuova Eva, ma se è destino che lo sia, è ovvio che non riusciranno a farlo; il coltello che taglia il confine tra i mondi e potrebbe perfino uccidere Dio, alla fine non serve a nessuno, ma non sappiamo come possa esistere e perché; non sappiamo perché mai esistono le profezie, da dove vengono i poteri delle streghe, da dove viene la Polvere e che cosa fa a parte aggirarsi e posarsi… tutte cose lasciate prive di spiegazione).