L’uomo magico-esoterico

Come contributo a un dibattito teorico e critico, riceviamo dal nostro collaboratore Antonio Scacco questo intervento, che volentieri pubblichiamo.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Il successo della saga di Harry Potter, creata dalla scozzese Joanne Katlhleen Rowling, va sempre più dilagando. Si calcola che, in cinque anni, siano state stampate 116 milioni di copie, in 200 nazioni e in 47 lingue. Non si contano i consensi. Anche esponenti della cultura cristiano-cattolica, che, normalmente, dovrebbero prendere le distanze dalla magia e dall’esoterismo, plaudono al fenomeno e tacciano di mentalità fondamentalista e talebana gli oppositori. Io, ad esempio, sono fortemente critico nei confronti della saga magico-esoterica della Rowling. Sarei, dunque, un fondamentalista e un talebano? Uno che ha ucciso dentro di sé i sogni e la fantasia? Chi legge i miei editoriali e i miei articoli apparsi su “Future Shock”, sa perfettamente che io non sono né l’uno, né l’altro.

In realtà, la critica ad Harry Potter, almeno dal mio punto di vista, si pone in termini non tanto religiosi, quanto culturali e pedagogici. Sintetizzando, ribalterai l’affermazione dicendo che fondamentalisti e talebani sono proprio i fans di Harry Potter. E sapete perché? La fantasy - a questo genere appartiene la saga della Rowling (v. il mio editoriale Incredibile: a Harry Potter il Premio Hugo!)- è sempre esistita. Essa caratterizza il mondo del pressappoco, della civiltà contadina. Nel mondo della precisione qual è quello scientifico e tecnologico in cui viviamo, la fantasy non deve essere più considerata soddisfacente, ma al contrario controproducente. Occorre un altro tipo di immaginazione, che è la fantascienza.

Ma qui sta il problema. Per scrivere un romanzo fantasy, non occorre una preparazione culturale in senso moderno. Basta sapere mettere bene in fila una serie di convenzioni narrative sapientemente selezionate. Per scrivere, invece, un romanzo di fantascienza, bisogna mettere insieme fantasia e preparazione culturale di tipo moderno, cioè di tipo scientifico-tecnologico. Oggi, purtroppo, l’uomo percepisce la scienza come qualcosa di alieno. La usa, ma non la capisce. Non capisce, soprattutto, il suo significato umanistico, che ho cercato di esporre, ispirandomi al saggio L’uomo scientifico. Il significato umanistico della scienza di Enrico Cantore S.J., nel mio libro Fantascienza umanistica. Il disadattamento è, perciò, dietro l’angolo. E’ comprensibile che, in queste condizioni, si cerchi l’evasione in un mondo irrazionale e improbabile e, soprattutto, che la scienza sia considerata, dall’aspirante scrittore di best seller, come elemento non confacente al successo e messa aprioristicamente da parte nella realizzazione dell’opera di narrativa. E’ questo, secondo me, il percorso mentale ed estetico che ha condotto la Rowling ad utilizzare la magia e l’esoterismo per comporre la sua saga.

A questo punto, è bene chiedersi: opere di tal genere possono costituire i testi-base per un corso ideale di preparazione al compito genitoriale delle generazioni del XXI secolo? A mio parere, assolutamente no. Ciò per una ragione molto semplice. Si sa che ogni periodo storico ha avuto i suoi modelli d’uomo da forgiare. Nella società dell’antica Roma, l’obiettivo era la formazione del civis, in quella medievale la meta educativa era il cristiano, in quella rinascimentale si plasmava l’umanista, in quella liberale si perseguiva l’ideale del gentleman, elaborato da John Locke. Quale modello d’uomo, invece, per i nostri tempi? Non certo quello magico-esoterico della Rowling; ma un tipo d’uomo che, superando la frattura tra le due culture, sappia pervenire ad una visione totale e armonica di se stesso e del mondo, aperto ai valori umani e a quelli trascendenti, come appunto suggerisce lo spirito più autentico della scienza. Nell’elaborazione di tale modello d’uomo, la fantascienza può offrire, nei suoi esempi migliori, un valido contributo.