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Piccolo dossier sul consumismo 5 – Aspetti del consumismo quotidiano

Autore:
Papa, Rosa
Fonte:
CulturaCattolica.it
Nella vita di ogni giorno si può scoprire facilmente l'influsso della mentalità consumistica, sulla quale essere vigilanti.

Soprattutto per quanto riguarda le donne, “numi tutelari” del consumo casalingo, spesso si spende per risparmiare. Basti pensare al mito dei saldi, vera follia collettiva, o al fascino dei mercati, dove si fanno “affari”, che a volte si rivelano inganni o semplicemente acquisti inutili.
Un acquisto tira l’altro, un mercato tira l’altro. E questo, nonostante tutto, è un “consumismo povero”, se si guarda alle cifre da capogiro sulle riviste di moda per accessori ed abiti accessibili a pochi, per la serie: “vedere e non toccare”. Ma gli abiti da sera chi se li mette e chi se li può permettere? Se vengono fatti, qualcuno “può”.
Comunque non si pensi che il consumismo riguardi solo chi ha delle possibilità economiche: spesso, come sappiamo, gli studenti o le famiglie meno abbienti sono infatuati dal mito dell’oggetto di marca costoso fino a sacrificare cose necessarie e ad accumulare denaro anche per lungo tempo, pur di possedere l’oggetto del desiderio.
Stia in guardia anche il “duro e puro”, che pensa di essere immune dal “contagio” della società consumista: possiamo al massimo escludere il santo e i monaci/che, ma c’è sempre qualche spiraglio attraverso cui il consumo ci conquista: dalla musica ai best sellers, alle mostre-business (ormai il trucco è palese), a certi programmi televisivi, ai viaggi, a infiniti tipi di oggetto, ogni essere umano avrà il suo punto debole su cui sarà attaccato e conquistato senza neanche accorgersene (e questo sia detto senza cadere nei facili moralismi).
Il luogo privilegiato del rituale consumistico è il Centro commerciale, che secondo alcuni sociologi ha sostituito la piazza come luogo di aggregazione. Qui soprattutto i giovani si incontrano per i motivi più svariati, dallo shopping alle feste di compleanno, dal cinema ai fast food; trascorrono il tempo libero approfittando naturalmente dell’apertura anche domenicale, che ha ormai ampiamente “dissacrato” la festa settimanale.
Uno strumento fondamentale di tutto questo meccanismo è la pubblicità, argomento che richiederebbe un capitolo a parte, ma non è questa la sede. Essa attraverso la serie infinita dei mass media (TV, riviste, Internet, manifesti, cellulari..) si serve di tutte le tecniche più sofisticate di regia, psicologiche e persino retoriche (ogni docente di Lettere sa che il linguaggio pubblicitario è addirittura alla pari con quello poetico nell’uso delle figure retoriche!) per catturare la nostra attenzione. Ma la pubblicità si nasconde e si palesa ovunque, come già diceva Marshall McLuhan: dai programmi televisivi, violentemente interrotti da spot troppo lunghi o insidiosamente brevi, alle etichette apposte sul retro dei jeans che portiamo a spasso o su qualunque altro genere di prodotto o di vestiario.

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