Piccolo dossier sul consumismo 5 – Aspetti del consumismo quotidiano
Nella vita di ogni giorno si può scoprire facilmente l'influsso della mentalità consumistica, sulla quale essere vigilanti.- Autore:
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Soprattutto per quanto riguarda le donne, “numi tutelari” del consumo casalingo, spesso si spende per risparmiare. Basti pensare al mito dei saldi, vera follia collettiva, o al fascino dei mercati, dove si fanno “affari”, che a volte si rivelano inganni o semplicemente acquisti inutili.
Un acquisto tira l’altro, un mercato tira l’altro. E questo, nonostante tutto, è un “consumismo povero”, se si guarda alle cifre da capogiro sulle riviste di moda per accessori ed abiti accessibili a pochi, per la serie: “vedere e non toccare”. Ma gli abiti da sera chi se li mette e chi se li può permettere? Se vengono fatti, qualcuno “può”.
Comunque non si pensi che il consumismo riguardi solo chi ha delle possibilità economiche: spesso, come sappiamo, gli studenti o le famiglie meno abbienti sono infatuati dal mito dell’oggetto di marca costoso fino a sacrificare cose necessarie e ad accumulare denaro anche per lungo tempo, pur di possedere l’oggetto del desiderio.
Stia in guardia anche il “duro e puro”, che pensa di essere immune dal “contagio” della società consumista: possiamo al massimo escludere il santo e i monaci/che, ma c’è sempre qualche spiraglio attraverso cui il consumo ci conquista: dalla musica ai best sellers, alle mostre-business (ormai il trucco è palese), a certi programmi televisivi, ai viaggi, a infiniti tipi di oggetto, ogni essere umano avrà il suo punto debole su cui sarà attaccato e conquistato senza neanche accorgersene (e questo sia detto senza cadere nei facili moralismi).
Il luogo privilegiato del rituale consumistico è il Centro commerciale, che secondo alcuni sociologi ha sostituito la piazza come luogo di aggregazione. Qui soprattutto i giovani si incontrano per i motivi più svariati, dallo shopping alle feste di compleanno, dal cinema ai fast food; trascorrono il tempo libero approfittando naturalmente dell’apertura anche domenicale, che ha ormai ampiamente “dissacrato” la festa settimanale.
Uno strumento fondamentale di tutto questo meccanismo è la pubblicità, argomento che richiederebbe un capitolo a parte, ma non è questa la sede. Essa attraverso la serie infinita dei mass media (TV, riviste, Internet, manifesti, cellulari..) si serve di tutte le tecniche più sofisticate di regia, psicologiche e persino retoriche (ogni docente di Lettere sa che il linguaggio pubblicitario è addirittura alla pari con quello poetico nell’uso delle figure retoriche!) per catturare la nostra attenzione. Ma la pubblicità si nasconde e si palesa ovunque, come già diceva Marshall McLuhan: dai programmi televisivi, violentemente interrotti da spot troppo lunghi o insidiosamente brevi, alle etichette apposte sul retro dei jeans che portiamo a spasso o su qualunque altro genere di prodotto o di vestiario.