Piccolo dossier sul consumismo 4 - Un meccanismo che si auto-perpetua
Poiché nessun oggetto, per quanto bellissimo, ci soddisfa, eccoci a desiderarne un altro subito dopo, per riempire il vuoto di un’insoddisfazione che non si riesce a vincere.- Autore:
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Poiché nessun oggetto, per quanto bellissimo, ci soddisfa, eccoci a desiderarne un altro subito dopo, per riempire il vuoto di un’insoddisfazione che non si riesce a vincere.
Questa esperienza, che tutti riconosciamo, è descritta benissimo nell’articolo “Effetto Shopping” di Vittorino Andreoli su “Io donna” del 22 settembre 2007 (vedi allegati finali).
Ma anche Fromm delinea questo atteggiamento in un modo esemplare, che vale la pena ricordare:
“...L’atteggiamento implicito nel consumismo è quello dell’inghiottimento del mondo intero...Per quanto riguarda il tempo libero, automobili, televisione, viaggi e sesso costituiscono i principali oggetti dell’odierno consumismo...Il consumo ha caratteristiche ambivalenti: placa l’ansia, perché ciò che uno ha non può essergli ripreso; ma impone anche che il consumatore consumi sempre di più, dal momento che il consumo precedente ben presto perde il proprio carattere gratificante.
I consumatori moderni possono etichettare se stessi con questa formula: “IO SONO = CIO’ CHE HO E CIO’ CHE CONSUMO.” (E. Fromm, Avere o essere?, pp.46-47).
Le donne di solito, in quanto protagoniste del consumo familiare e del proprio, legato alla implacabile legge non scritta dell’“apparire”, sono il principale referente di tale meccanismo.
Si compra la bellezza con l’ultima costosa crema per il viso; si compra la giovinezza, la voglia di stupire o l’illusione di tutto questo.
Ma gli uomini in realtà non sono da meno: basti pensare al culto del “giocattolone” tecnologico: l’ultimo modello di automobile, di computer, di cellulare, ecc.
Per non parlare dei giovani e del loro autentico “culto” della “marca”, di cui parla Pennac nel suo libro “Diario di scuola”, I Narratori-Feltrinelli.
Ma già Pasolini dedica loro parole profetiche, che in anticipo intravedevano la tendenza che poi si sarebbe scatenata:
“...l’isolamento in cui si sono chiusi - come in un mondo a parte, in un ghetto riservato alla gioventù - li ha tenuti fermi alla loro insopprimibile realtà storica: e ciò ha implicato - fatalmente - un regresso. Essi sono in realtà andati più indietro dei loro padri, risuscitando nella loro anima terrori e conformismi, e, nel loro aspetto fisico, convenzionalità e miserie che parevano superate per sempre”. (P.P.Pasolini, Scritti corsari, pp.11-12).