La scuola non è morta perché noi viviamo - 3 - Educare alla Bellezza

L’educazione oggi è una battaglia per la ragione in un mondo che eccita solo il sentimento, l’emozione, l’istinto - quindi è la battaglia per “l’umano”.
Ma è anche la battaglia per la libertà, intesa come responsabilità, come risposta alla mia umanità.
Infine è una battaglia contro la dimenticanza, la smemoratezza, con uno slogan direi: per educare alla bellezza in un mondo che non la conosce più.
Autore:
Bruschi, Franco
Fonte:
CulturaCattolica.it
Vai a "Il Rischio Educativo"

Il cristiano sfida la cultura relativista, nichilista di oggi gridando la simpatia che ognuno deve avere verso se stesso, il proprio cuore, i propri desideri, compreso il proprio male che grazie alla presenza del Mistero viene trasformato in bene, gridando quindi la simpatia profonda verso tutto e verso tutti.
Si comprende allora che l’educazione oggi è una grande sfida, una battaglia!
L’educazione oggi è una battaglia per la ragione in un mondo che eccita solo il sentimento, l’emozione, l’istinto - quindi è la battaglia per “l’umano”- la battaglia per una ragione intesa come apertura e simpatia a tutta la realtà, che fa i conti con tutti i fattori, con tutto l’IO e accetta il dramma che è insito in questa posizione.
Ma è anche la battaglia per la libertà, non intesa come fare quello che mi pare e piace, come libertà di non pensare, ma come responsabilità, come risposta alla mia umanità.
Infine è una battaglia contro la dimenticanza, la smemoratezza, con uno slogan direi: per educare alla bellezza in un mondo che non la conosce più.
Io ho compreso cosa fosse la bellezza quando ho fatto l’esperienza dell’incontro con qualcuno il cui sguardo, ragione, giudizio, affezione pescavano dalla sorgente alla quale la civiltà europea da 2000 anni a questa parte si abbevera. Da quel momento la mia vita ha acquistato un senso, un gusto, una responsabilità mai sperimentati prima.
Come è possibile da parte di un giovane sperimentare oggi questa bellezza, se quella sorgente, cioè l’esperienza umana di Cristo che mi ha folgorato quando avevo l’età delle mie alunne, sembra oggi essere sconosciuta, o peggio calpestata, combattuta, derisa?
La risposta che nasce dalla mia esperienza è: andando al cuore della vita, dell’io. Come diceva Sant’Agostino: “Ci hai fatto per Te Signore e il nostro cuore è inquieto finché non trova pace in Te”. Il cuore dei nostri studenti, luogo dei grandi desideri, che nessuna cultura e civiltà , anche le più disumane, riescono mai a cancellare del tutto, è il nostro alleato.
Ma perché il cuore dei nostri alunni si risvegli occorrono adulti che siano contenti di quello che portano, della novità che sperimentano e la giochino in tutti i rapporti e in tutto ciò che comunicano.
Quello che comunichi dalla cattedra ogni giorno è la grande occasione, la grande possibilità. L’altro giorno una mia alunna mi ha detto: “Prof ho capito che studiare significa rapportare quello che leggo e quello che sento con me stessa”. Che sfida entusiasmante!
E’ la stessa esigenza che avevo dentro io alla sua età, la stessa possibilità di una scoperta eccezionale, decisiva.
Oggi fra gli studenti c’è una fame incredibile di maestri, cioè di persone capaci di rapportare quello che dicono e che insegnano col proprio io, con la propria esperienza umana, che senza mai dimenticare i propri desideri conservano la certezza della risposta a quello che hanno di più caro.
Chi interviene con la forza di una proposta che è vera e risolutiva per la propria umanità, per le proprie attese, crea attorno a sé credito e fiducia. I giovani si appassionano a quel pezzo di novità, di entusiasmo, di bellezza che vedono in te, che pure sei come loro, pieno di limiti e fragilità. Allora si trovano con te ad ascoltare Chopin e Beethoven, a vedere Blade Runner, Cinderella man, Le vite degli altri, si entusiasmano alla lettura di Dante, Leopardi, Rimbaud, alla mostra dei quadri di Giotto, Caravaggio e Van Gogh, vengono alla pizzata e discutono animatamente della loro vita, come del resto accade ogni giorno in classe.
Cosa occorre dunque perché ci sia un’esperienza educativa dentro la scuola? Occorre trasformare ogni occasione, ogni circostanza, ogni parola detta in risposta alla propria umanità, alle domande della propria umanità, ma questo non può accadere se chi insegna non vive dei rapporti, non vive un luogo che sia maestro per lui, che rinnovi continuamente la scoperta e l’esperienza della novità incontrata 40 anni fa.
Certo che l’avventura educativa vissuta così è ciò che mantiene sempre giovani!