Scoprire la presenza di Dio nell’arte
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Ormai da qualche tempo si va affermando la convinzione che vi sia una profonda verità su Dio che è stata un po’ troppo a lungo messa da parte, ovvero quella che riguarda l’identificazione di Dio con la bellezza. Forse non meditiamo abbastanza sul fatto che Dio sia bello, sommamente bello, e che pertanto nella bellezza, sia naturale che artistica, rifulga sempre un segno della sua presenza. Un ottimo aiuto per recuperare questa consapevolezza ce lo offre la monzese Maria Gloria Riva, appartenente alle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento, che nel bel libro Nell’arte lo stupore di una Presenza (San Paolo, pp. 118, euro 12), consegna al lettore una commossa riflessione sul Mistero di «Colui che si è degnato di abitare nella materia» (San Giovanni Damasceno). La Riva si sofferma ad analizzare i capolavori di alcuni eccelsi maestri della pittura (Vermeer, Van Eyck, Michelangelo, Veronese, Bellini, Leonardo, Bosch, Martinotti, Lorenzetti) e ne sa ricavare alte suggestioni in merito al grande Mistero dell’Eucaristia. Convinta della profonda validità dell’ammonimento di san Tommaso che invita a partecipare agli altri le cose contemplate («contemplata aliis tradere»), l’Autrice fa compiere al lettore un cammino che è nello stesso tempo estetico e spirituale, un percorso in cui fede e bellezza si integrano e si arricchiscono vicendevolmente. Non casualmente l’itinerario scelto dalla Riva si snoda seguendo il calendario liturgico della Chiesa: la contemplazione del bello aiuta a penetrare il Mistero, la cui maggior conoscenza spinge verso la conversione della vita. Nella Premessa, il cardinale Scola ricorda che, come annota San Bonaventura nella Legenda maior, San Francesco «contemplava nelle cose belle il Bellissimo».