I santi del IV secolo e la crisi ariana 3 - L'eresia ariana sotto Costantino
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La fase iniziale della crisi ariana, sotto Costantino, è caratterizzata da un intrecciarsi continuo di alcuni fatti ricorrenti. Anzitutto una frequente convocazione di concili di vescovi, spesso “di parte” (come quello di Cesarea di Palestina, composto da vescovi favorevoli ad Ario che gli permettono di tornare in Egitto dove egli diventa popolare anche attraverso canzoni che marinai, mercanti e pescatori cantano)
Per quanto riguarda il modo di intervenire, Costantino non coglie l’importanza in sé della disputa ma intuisce che minaccia l’unità politica e pertanto favorisce il grande Concilio di Nicea nel 324. Questo concilio, proprio perché voluto dall’autorità imperiale, è abbastanza ecumenico, e vede la presenza di vescovi italiani, ma solo un inviato del Papa. L’autorità del vescovo di Roma, sotto il regno di Costantino, rimane nettamente estranea alle grandi vicende della cristianità: siamo lontani dal riconoscimento del primato petrino.
In questo concilio però Ario è condannato e Nicea è una pietra miliare per la tradizione cattolica: com’è noto, il Credo che recitiamo è la sintesi delle conclusioni niceane. La condanna delle idee di Ario comporta la condanna e la deposizione dei vescovi suoi seguaci.
Ma la questione continua: Ario ha molti vescovi come discepoli e Costantino ha in famiglia la madre, S. Elena, e la sorella che stimano come santo un maestro che è stato importante nella formazione dei vescovi ariani, dunque questo le rende poco sospettose nei confronti di Ario. Costantino è influenzato dalla famiglia (interessante questo elemento personale rilevato nel testo del Fliche Martin, ci fa capire la difficoltà nel valutare; la vicinanza all’arianesimo di S. Elena non è per questioni teologiche, ma per una certa fiducia nei rapporti fra uomini di fede).
Per questo, nonostante la condanna di Nicea, Costantino reintegra ben presto nelle loro sedi i vescovi favorevoli ad Ario. La risposta ariana è spesso costituita da “concili partigiani”: per esempio i vescovi reintegrati, riunendo un concilio a loro favorevole, depongono molti vescovi fedeli al Concilio di Nicea.
Fa impressione leggere le accuse (di ordine morale oppure di lesa maestà contro Costantino) con cui i vescovi ariani liquidano i vescovi niceani: i fatti citati mostrano che la disputa diviene lite, desiderio di sopraffazione con lo strumento della menzogna e della falsa accusa!!!
Un esempio significativo: il vescovo di Alessandria, appena eletto, niceano, S. Attanasio, è accusato addirittura di un omicidio. Interessante il fatto che lo stesso Costantino si trovi in balia di questa diatriba: per un verso non gli riesce la convocazione di un concilio pacificatore, per un altro si lascia convincere da Ario, egli lo incontra e si presenta come non lontano dalle decisioni di Nicea. Così un nuovo concilio pacificatore da lui voluto diviene un concilio di parte con la sola presenza ariana .
L’esito è l'esilio di Attanasio, difensore di Nicea e la riabilitazione di Ario, dieci anni prima il concilio di Nicea lo aveva condannato! Non entro nel merito di come funzioni nel IV secolo la giurisdizione ecclesiastica e la regola per la convocazione dei concili, diciamo che la situazione è ancora fluttuante e poco chiara e alcuni vescovadi in Oriente hanno un’influenza enorme sugli altri vescovadi (sono i vescovadi di Alessandria, Antiochia, Costantinopoli).