Parsifal 3 - Muti: "Parsifal è una delle più grandi invenzioni della mente umana"
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Vorrei riportare qui uno stralcio della lezione che il Maestro Riccardo Muti tenne il 25 novembre 1993 nell'Aula Magna dell'Università degli Studi di Milano, gremita da un pubblico affascinato dalla parola del Maestro. Muti affermava: "... una cosa è certa, la musica di Wagner vive al di là di tutte le discussioni che si possono fare sui problemi religiosi, filosofici ecc., perché la sua musica è assolutamente immortale ed ha influito in maniera tremenda su tutta la storia della musica nel suo periodo ed in quello successivo fino ai nostri giorni". Continua Muti: "Parsifal è un puro folle, quando arriva sul palcoscenico si ha la sensazione di incontrare un giovane aperto alla vita con gli occhi dell'innocente. Perché? Perché, come si legge nel testo di Von Eschenbach, Parsifal era figlio di un grande guerriero quasi invincibile che invece trova la morte in battaglia. Per quanto riguarda gli altri personaggi, Gurnemanz che apre l'opera dopo il preludio, è uno dei Cavalieri del Graal. Il Graal è la coppa in cui Cristo bevve nell'ultima cena, in quella stessa coppa Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Cristo che fluì dal costato dove Longino aveva inferto una ferita con la famosa lancia. Amfortas, il Re dei Cavalieri del Graal, più di tutti gli altri doveva dare il buon esempio e quindi fra i vari buoni esempi, quello della purezza, invece era caduto nelle grinfie di un mago (Klingsor) che attraverso Kundry gli fa perdere la purezza. Amfortas ha un padre, Titurel, di cui si sente la voce ma che non si vede mai, cui una volta gli angeli (Wagner racconta questo in un momento musicale bellissimo) nella notte portarono la coppa e la lancia. Titurel cede questo servizio al figlio che però commette peccato ad opera di Kundry, figura fondamentale dell'opera. Kundry, la donna travagliata, contrastata, da una parte bisognosa di servire, di fare del bene, dall'altra angosciata e trascinata nel desiderio del peccato".
"Quando ascoltò il primo atto di Parsifal Listz esclamò: "Miracolo". Debussy che pur avendo subìto fortemente Wagner, non fu un wagneriano, senza Parsifal non avrebbe composto il Pelléas e Melisande, nelle sue teorie faceva l'antiwagneriano, ma scrisse che Parsifalè uno dei grandi monumenti eretti alla glorificazione della musica. Parsifal alla Scala è come una cometa che compare ogni tanti anni. È un nostro difetto perché Parsifal ogni volta costituisce un arricchimento per chi lo dirige, per chi lo suona e per chi lo ascolta. Parsifal è un rito di musica meravigliosa, l'ascoltatore si deve mettere dentro, va ascoltato aspettando, perché il coraggio di attendere cinque ore, come Amfortas attende di essere redento, ci porterà grandi gioie, è come immergersi in un flusso di una bellezza straordinaria. Il compito di chi dirige quest'opera è terribile perché quando si comincia a dirigere questa partitura ci si trova davanti l'infinito, l'infinito dello spirito". Continua Muti: "Parsifal è una delle più grandi invenzioni della mente umana, come può essere la Cappella Sistina". Il Maestro sottolinea inoltre che "l'Italia ha avuto un'importanza fondamentale nella nascita di Parsifal: ad esempio il tempio del Graal venne in mente a Wagner quando entrò nel Duomo di Siena. L'idea del giardino di Klingsor venne a Wagner dalla visita della famosa villa Ruffolo di Ravello, che si "affaccia su uno splendido panorama. Vi è una targa che riporta le parole di Wagner: "Il giardino di Klingsor è finalmente trovato". "Sembra quasi che nel Parsifal Wagner voglia arrivare, come nell'Incantesimo del Venerdì Santo, ad una specie di fusione ideale fra la cultura tedesca e la cultura italiana" ebbe a scrivere il compianto critico musicale Franco Abbiati.