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Il calendario dell'8 Gennaio

Fonte:
CulturaCattolica.it

Eventi

• 871 - Battaglia di Ashdown - Etelredo del Wessex sconfigge l'esercito danese invasore

• 1198 - Innocenzo III diventa Papa

• 1790 - Primo discorso di George Washington sullo stato dell'Unione

• 1806 - La Colonia del Capo diventa una colonia britannica

• 1815 - Guerra del 1812: Nella Battaglia di New Orleans Andrew Jackson guida le forze statunitense alla vittoria sui britannici

• 1838 - Alfred Vail dimostra il funzionamento del telegrafo usando puntini e lineette (è il predecessore del Codice Morse)

• 1856 - John Veatch scopre il Borace (o Borax)

• 1867 - Gli uomini di colore ottengono il diritto di voto nel Distretto di Columbia

• 1877 - Cavallo Pazzo e i suoi guerrieri combattono la loro ultima battaglia contro la Cavalleria degli Stati Uniti

• 1889 - Herman Hollerith riceve un brevetto per la sua macchina tabulatrice elettrica

• 1900 - Il presidente statunitense William McKinley pone l'Alaska sotto controllo militare

• 1916 - Prima guerra mondiale: le forze degli Alleati si ritirano da Gallipoli

• 1918 - Il Presidente statunitense Woodrow Wilson annuncia i suoi Quattordici punti per l'epilogo della prima guerra mondiale

• 1926 - Abdul-Aziz ibn Saud diventa re di Hejaz e la rinomina Arabia Saudita

• 1930 - Roma: il principe Umberto di Savoia sposa Maria José del Belgio

• 1935 - A.C. Hardy brevetta lo spettrofotometro

• 1944 - Si apre a Verona il processo contro sei dei diciannove membri del Gran Consiglio del fascismo che nella seduta del 25 luglio del 1943 avevano sfiduciato Benito Mussolini. Si trattava di Tullio Cianetti, Galeazzo Ciano, Emilio De Bono, Luciano Gottardi, Giovanni Marinelli e Carlo Pareschi

• 1959 - Fidel Castro entra a L'Avana dopo l'abbandono del paese da parte del generale Batista

• 1962 - La Monna Lisa di Leonardo da Vinci viene esibita negli USA per la prima volta (National Gallery of Art di Washington)

• 1964 - Il presidente statunitense Lyndon B. Johnson dichiara una Guerra alla povertà negli USA

• 1973 - Scandalo Watergate: Inizia il processo di sette uomini accusati di aver piazzato cimici negli uffici del Partito Democratico

• 1980 - Gli agenti di Polizia Antonio Cestari, Rocco Santoro, Michelle Tatulli vengono uccisi in un agguato dalle Brigate Rosse (colonna "Walter Alasia")

• 1992 - Il presidente statunitense George H. W. Bush si ammala mentre è in visita in Giappone e vomita sul Primo Ministro giapponese

• 1993 - Beppe Alfano viene ucciso per mano della mafia

• 1998

  1. - Saul Perlmutter del Berkeley Lab annuncia che i dati sulle supernova Ia indicano un'universo in accelerazione, che si espanderà per sempre
  2. - Ramzi Yousef viene condannato all'ergastolo per la pianificazione dell'attentato al World Trade Center del 1993 e del Progetto Bojinka contro Giovanni Paolo II

• 2009 - Viene scoperto un nuovo fiore sulle Dolomiti. È una nuova specie della Genziana blu.

Anniversari

* 1324 - Marco Polo (Venezia, 15 settembre 1254 – Venezia, 8 gennaio 1324) è stato un mercante, ambasciatore ed esploratore veneziano.
Nato nell'allora Repubblica di Venezia la sua famiglia era anche nota col nome di Emilione e assieme al padre Nicolò e allo zio Matteo, fu tra i primi occidentali ad arrivare fino in Cina, da lui chiamata Chatai, percorrendo la via della seta
Le cronache del suo viaggio sono state da lui dettate a Rustichello da Pisa, suo compagno di prigionia a Genova, e raccolte in un libro intitolato Deuisament du monde, meglio noto come il Milione.
Marco Polo è da molti considerato come uno dei più grandi esploratori di tutti i tempi. La famiglia Polo ebbe altri esploratori oltre Marco. Il padre Nicolò e lo zio Matteo (Maffio) erano ricchi mercanti che commerciavano con l'Oriente. I due attraversarono l' Asia nel 1255 e raggiunsero la Cina nel 1262, passando per Bukhara e il Turkestan cinese, arrivando a Khanbaliq (la residenza del khan, il nome mongolo dell'odierna Pechino). Ripartirono nel 1266 arrivando a Roma nel 1269 come ambasciatori di Kubilai Khan, con una lettera da consegnare al Papa con la richiesta di mandare persone istruite per raccogliere informazioni sul modo di vivere mongolo. Il giovane Marco partì per la Cina insieme al padre Nicolò e allo zio Matteo nel 1271 e rimase in estremo oriente per circa diciassette anni, prima di tornare a Venezia.
Dopo il suo ritorno, Marco venne catturato e fatto prigioniero dai genovesi, a seguito di una battaglia navale tra le repubbliche di Venezia e Genova svoltasi nel 1298 presso l'Isola di Curzola in Dalmazia. In prigione conobbe lo scrittore pisano Rustichello al quale raccontò le sue avventure che trascrisse in un libro (il Milione). Marco Polo venne rilasciato dalle carceri genovesi nell’estate del 1299 e ritornò a casa a Venezia dove suo padre e suo zio avevano comprato una grande casa in contrada San Giovanni Crisostomo con i profitti derivanti dalla loro compagnia.
La compagnia continuò le sue attività e Marco diventò un mercante benestante. Finanziò altre spedizioni ma non lasciò mai più Venezia. Nel 1300 sposò Donata Badoer, una donna appartenente ad una antica, rispettata famiglia patrizia veneziana, dalla quale avrebbe avuto tre figlie: Fantina, Belella e Moreta, le quali si sposeranno con appartenenti a famiglie patrizie.
Tra il 1310 e il 1320 scrisse una nuova versione del suo libro, Il Milione, in italiano. Il testo fu perduto ma non prima che Francesco Pipino, un frate domenicano, lo traducesse in latino. Questa versione latina venne poi ritradotta in italiano, creando discrepanze tra le differenti versioni del libro.
Marco Polo morì nella sua casa nel gennaio del 1324 all’età di quasi 70 anni. Venne tumulato nella Chiesa di San Lorenzo ma le sue spoglie andarono perdute durante la ricostruzione dell'edificio, alla fine del Cinquecento.
Gli è stato dedicato un asteroide, 29457 Marcopolo.

Il viaggio
Nicolò e Matteo intrapresero il loro secondo viaggio nel 1271, con la risposta di Papa Gregorio X da consegnare a Kubilai Khan. Questa volta Nicolò portò con sé il figlio diciassettenne Marco, che, una volta arrivato nel Catai, ottenne subito i favori di Kubilai Khan, al punto che divenne suo consigliere e successivamente suo ambasciatore. Kubilai Khan, infatti, iniziò ad assegnargli delle missioni (come quella a Sayangfu) e mostrò a lui e alla sua famiglia degli spettacoli come la sfilata dei 10.000 elefanti.
Solo dopo 17 anni Marco Polo ripartì per Venezia. Durante il viaggio accompagnò la principessa Kocacin, nipote di Kubilai Khan, dal re di Persia che lei avrebbe dovuto sposare. Al ritorno a Venezia soltanto la nonna di Marco lo riconobbe e decise di organizzare una festa in onore suo e di Matteo e Nicolò Polo. I vicini di casa non riuscivano a credere che i tre Polo fossero tornati dal lontano Oriente, ma si ricredettero quando i Polo fecero loro vedere i preziosi che avevano dentro i loro abiti.

Il Milione la grande storia
«Egli è vero che al tempo che Baldovino era imperadore di Gostantinopoli - ciò fu ne gli anni di Cristo 1250 -, messere Niccolaio Polo, lo quale fu padre di messere Marco, e messere Matteo Polo suo fratello, questi due fratelli erano nella città di Gostantinopoli venuti da Vinegia con mercatantia, li quali erano nobili e savi sanza fallo. Dissono fra loro e ordinorono di volere passare lo Gran Mare per guadagnare, e andarono comperando molte gioie per portare, e partironsi in su una nave di Gostantinopoli e andarono in Soldania.» (Marco Polo (secondo capitolo del Milione))
Il Milione è un'opera saggistico-biografica che narra dei viaggi di Marco Polo. Al suo ritorno dalla Cina nel 1295, la famiglia Polo si sistemò nuovamente a Venezia, dove attiravano folle di persone con i loro racconti incredibili, tanto che qualcuno ebbe difficoltà a credere che fossero stati davvero nella lontana Cina.
L'animo avventuriero di Marco Polo lo portò fino a partecipare nel 1298 alla Battaglia di Curzola combattuta dalla Repubblica di Genova contro la Repubblica di Venezia, ma venne catturato e tenuto prigioniero per alcuni mesi. In questo periodo dettò in lingua d'oïl a Rustichello da Pisa (anch'egli prigioniero dei genovesi) Le deuisament du monde, un racconto dei suoi viaggi nell'allora sconosciuto Estremo Oriente, poi conosciuto anche come Il Milione .
Il titolo “il Milione” deriva da un soprannome dell'autore, per aver usato più volte questa parola nel descrivere la quantità di beni amministrata dal Kublai Khan.
Del tutto priva di fondamento e prove è la teoria che vuole il titolo postumo del suo libro, "Il Milione", derivato da un soprannome di famiglia, "Emilione" (nome di un antenato di Marco Polo), divenuto per aferesi Milione.
In seguito il libro fu rimaneggiato da autori francesi, i quali apportarono delle correzioni personali e modifiche linguistiche sia durante sia dopo il periodo del Rinascimento, aggiungendo icone e qualche pittura miniaturizzata che se da una parte servivano ad abbellire l'opera rendendola più gradevole, dall'altra lo impoverivano sul piano della scoperta facendolo passare per uno scritto denso di fantasticherie e relativo a un mondo inesistente o immaginario.
Solo durante il periodo dell'Illuminismo si tenderà a rivalutare il testo più antico e fedele al vero Milione e a dargli il posto che merita nella storia delle esplorazioni.

* 1337 - Giotto di Bondone , forse diminutivo di Ambrogio o Angiolo di Bondone, conosciuto semplicemente come Giotto (Vespignano, 1267 – Firenze, 8 gennaio 1337) è stato un pittore italiano.
Giotto di Bondone nacque nel luglio del 1267 da una famiglia di contadini che, come molte altre, si era inurbata a Firenze e, secondo la tradizione letteraria, finora non confermata dai documenti, aveva affidato il figlio alla bottega di un pittore, Cenni di Pepi, detto Cimabue, iscritto alla potente Arte della Lana, che abitava nella parrocchia di Santa Maria Novella. Dovrebbe essere solo una leggenda l'aneddoto della "scoperta" del giovane pittore da parte di Cimabue, mentre disegnava con estremo realismo le pecore a cui badava, riportata da Lorenzo Ghiberti e da Giorgio Vasari. Si narra che durante un lavoro su un quadro Giotto fece uno scherzo a Cimabue e dipinse sulla tavola una mosca, essa era così realistica che Cimabue tornato a lavorare sulla tavola cercò di scacciarla dalla tela. A quel punto Cimabue gli disse che aveva superato se stesso e poteva aprire bottega anche da solo.
Sul fatto che Cimabue sia stato maestro di Giotto, basato esclusivamente sulla tradizione letteraria, ci sono solo labili indizi di tipo stilistico: la collaborazione nella bottega del maestro fiorentino avrebbe però consentito a Giotto di seguirlo a Roma nel 1280 circa, dove era presente anche Arnolfo di Cambio, e avrebbe potuto successivamente introdurlo nel cantiere di Assisi.
Giotto si sposò verso il 1287 con Ciuta (Ricevuta) di Lapo del Pela, con la quale ebbe quattro figlie e quattro figli, dei quali uno, Francesco, divenne pittore. …
La Basilica di San Francesco di Assisi era stata completata nel 1253, con grandi interessi sia dei francescani, quale sede centrale dell'ordine, luogo di sepoltura del fondatore e meta di pellegrinaggio, sia del papato, che vedeva nei francescani dei fedeli alleati per rinsaldare il legame con i ceti più umili. L'inizio della decorazione ad affresco non è conosciuto, per la distruzione degli antichi archivi nel XIX secolo: essa dovrebbe risalire a poco dopo la metà del XIII secolo per la Basilica inferiore, con l'intervento di pittori umbri (Maestro di San Francesco) e verso gli anni 1280 - 1290 nella Basilica superiore con artisti forse scelti direttamente dai papi.

Le storie di Isacco
I primi affreschi nella chiesa superiore vennero realizzati nel transetto da pittori oltremontani e poi dalla bottega di Cimabue, dove probabilmente doveva trovarsi anche il giovane Giotto. L'intervento diretto di Giotto è stato insistentemente ravvisato in due scene nella parte alta della navata con le Storie di Isacco (Isacco benedice Giacobbe e Isacco che scaccia Esaù che si trovano nella terza campata all'altezza della finestra), genericamente attribuite a un Maestro di Isacco, che aveva una particolare predisposizione alla resa volumetrica dei corpi, tramite un accentuato chiaroscuro, e che era capace di ambientare le proprie scene in un ambiente architettonico fittizio, disegnato secondo una prospettiva ed uno scorcio laterale.
Diversa è anche la tecnica usata: per la prima volta si usò l'affresco a giornate, anziché a pontate. Alcuni invece riconoscono nel Maestro di Isacco il romano Pietro Cavallini o lo scultore toscano Arnolfo di Cambio, gli unici che avessero mostrato di saper esprimere in maniera credibile i valori di volume e di coerenza spaziale nelle loro opere.

Le Storie di San Francesco
In seguito, la fascia inferiore della navata venne occupata dalle ventotto Storie di San Francesco databili tra l'ultimo decennio del XIII secolo ed i primi anni del XIV, un ciclo grandioso che stupì i contemporanei e segnò una svolta nella pittura occidentale.
Da molti decenni è stata messa in seria discussione la tradizionale attribuzione a Giotto di questo ciclo, soprattutto ad opera di studiosi e critici d'arte di area anglosassone (Rintelen, Oertel, Meiss), dando origine alla cosiddetta questione giottesca.
Gli studiosi italiani rimangono invece in buona parte convinti della bontà della tesi vasariana della sicura attribuzione a Giotto. Di recente l'intervento di Bruno Zanardi, restauratore della Basilica di Assisi dopo il terremoto del 1997, ha dato un altro forte scossone alla secolare diatriba, ribadendo l'opinione di Federico Zeri che riconosceva la mano di un pittore di scuola romana, forse Pietro Cavallini, l'unico grande pittore gotico che stranamente non è presente nel Cantiere di Assisi, dove invece lavorarono gli altri pittori romani suoi contemporanei Jacopo Torriti e Filippo Rusuti.
L'entrata in scena di Giotto sarebbe quindi da rinviare al 1297, quando realizzò gli affreschi della Cappella di San Nicola nella Basilica Inferiore con l' Annunciazione sulla parete d'ingresso e le due scene dei Miracoli post morte di San Francesco e della Morte e Resurrezione del Fanciullo di Suessa, che mostrano evidenti affinità tecniche ed esecutive con la Cappella degli Scrovegni mentre si differenziano dal ciclo Francescano.
Il ciclo illustra puntualmente il testo della Legenda compilata da san Bonaventura e da lui dichiarata unico testo ufficiale di riferimento per la biografia francescana. Sotto ad ogni scena compariva (con il tempo si è quasi del tutto cancellata) una didascalia descrittiva tratta dai diversi capitoli della Legenda via via illustrati.
Questo ciclo è da alcuni considerato l'inizio della modernità e del dipingere latino.
La tradizione iconografica sacra, infatti, poggiava sulla tradizione degli iconografi greci, e quindi su un repertorio iconografico molto codificato nei secoli; il soggetto attuale (un santo moderno) e un repertorio di episodi straordinari (solo per fare un esempio: nessuno mai, prima di san Francesco, aveva ricevuto le stigmate) fecero sì che il pittore negli affreschi dovesse creare ex-novo modelli e figure, attingendo solo in parte ai modelli di pittori che si erano già cimentati in episodi francescani su tavola (come Bonaventura Berlinghieri o il Maestro del San Francesco Bardi). Accanto a ciò va registrato il nuovo corso degli studi biblici (portati avanti proprio dai teologi francescani e domenicani) che prediligeva la lettura dei testi nel loro senso letterale (senza troppi simbolismi e rimandi allegorici) desiderando condurre il fedele ad un incontro il più possibile vivo ed immedesimativo con il testo sacro. Ciò favorì la scelta di rappresentazioni in abiti moderni e che sottolineassero l'espressione del vissuto.

Cappella degli Scrovegni
Resta invece intatto il ciclo di affreschi con Storie di Anna e Gioacchino, di Maria, di Gesù, Allegorie dei Vizi e delle Virtù e Il Giudizio Universale della Cappella di Enrico Scrovegni dipinta tra il 1303 e il 1305. L'intero ciclo è considerato un capolavoro assoluto della storia della pittura e, soprattutto, il metro di paragone per tutte le opere di dubbia attribuzione giottesca, visto che sull'autografia del maestro fiorentino in questo ciclo non ci sono dubbi.
Enrico Scrovegni, ricchissimo banchiere patavino, acquistò il terreno nel 1300, nel 1302 cominciò la costruzione della cappella che si trovava a ridosso del palazzo di famiglia poi distrutto. Nel 1304 il papa Benedetto XI promulgava un'indulgenza in favore di coloro che l'avessero visitata. L'edificio fu consacrato proprio nel 1305 e presumibilmente gli affreschi dovevano essere ormai terminati per quella data.
Giotto dipinse l'intera superficie con un progetto iconografico e decorativo unitario, ispirato da un teologo agostiniano di raffinata competenza, recentemente identificato in Alberto da Padova. Tra le fonti utilizzate ci sono molti testi agostiniani, i Vangeli apocrifi dello Pseudo-Matteo e di Nicodemo, la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze e, per piccoli dettagli iconografici, le Meditazioni sulla vita di Gesù dello Pseudo-Bonaventura. Ma anche testi della tradizione medievale cristiana, tra cui il Fisiologo. Giotto dipinse, dividendolo in 40 scene, un ciclo incentrato sul tema della Salvezza.
Si parte dalla lunetta in alto sull'arco trionfale, dove Dio avvia la riconciliazione con l'uomo, si prosegue sul registro più alto della parete nord con le storie di Gioacchino ed Anna: in scene come la Cacciata di Gioacchino dal tempio si riscontrano alcuni elementi tipici dell'arte di Giotto: ambientazione architettonica in prospettiva intuitiva, nella quale si dispongono i personaggi, resa delle figure umane realistica e non stilizzata, eloquenza di gesti e espressioni, vivace narrazione, solennità senza fronzoli della composizione, presenza di linee di forza che guidano l'occhio dell'osservatore.
Si continua sulla parete opposta con le storie di Maria, dalla nascita allo sposalizio con Giuseppe. Lo stile di Giotto si evolse tramite la ricerca di una pittura capace di rendere l'umanità dei personaggi sacri. Tra i brani più suggestivi ci sono gli ambienti naturali e le architetture costruite come vere e proprie scatole prospettiche, che a volte vengono ripetute per non contraddire il rispetto dell'unità di luogo, come la casa di Anna, o il Tempio la cui architettura è ripetuta identica anche se ripresa da diverse angolature.
Si torna sull'arco trionfale con la scena dell'Annunciazione e il riquadro della Visitazione. A questo punto sul secondo registro della parete nord iniziano le storie della vicenda terrena di Gesù, che si svolgono lungo i due registri centrali delle pareti, con un passaggio sull'arco triofale nel riquadro del Tradimento di Giuda. L'ultimo riquadro presenta la Discesa dello Spirito Santo sugli apostoli (Pentecoste).
Subito sotto inizia il percorso del quarto registro, costituito da quattordici allegorie monocrome, alternate a specchi in finto marmo, che simboleggiano i Vizi e le Virtù: la parete nord presenta le allegorie di sette vizi (Stultitia, Inconstantia, Ira, Iniusticia, Infidelitas, Invidia, Desperatio); lungo la parete sud sono raffigurate le allegorie delle sette virtù, le quattro cardinali (Prudencia, Fortitudo, Temperantia, Iusticia) e le tre teologali (Fides, Karitas, Spes). Il nome del vizio o della virtù, in latino medievale, è scritto in alto e indica chiaramente che cosa rappresentino queste immagini. Vizi e virtù si fronteggiano a coppia. L'obiettivo da coronare è il raggiungimento del Paradiso, superando con la cura delle virtù corrispondenti gli ostacoli posti dai vizi. L'ultima scena, che occupa l'intera controfacciata rappresenta il Giudizio Universale e la visione del Paradiso.

* 1642 - Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642) è stato un fisico, filosofo, astronomo e matematico italiano, padre della scienza moderna.
Il suo nome è associato ad importanti contributi in dinamica e in astronomia - fra cui il perfezionamento del telescopio, che gli permise importanti osservazioni astronomiche - e all'introduzione del metodo scientifico (detto spesso metodo galileiano).
Di primaria importanza furono il suo ruolo nella rivoluzione astronomica e il suo sostegno al sistema eliocentrico e alle teorie copernicane. Accusato di voler sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture, Galileo fu per questo condannato come eretico dalla Chiesa cattolica e costretto, il 22 giugno 1633, all'abiura delle sue concezioni astronomiche, nonché a trascorrere il resto della sua vita in isolamento….(vedi da ricordare)
«La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.»
(Galileo Galilei, Il Saggiatore, Cap. VI)


* 1896 - Paul Marie Verlaine (Metz, 30 marzo 1844 – Parigi, 8 gennaio 1896) è stato un poeta francese.
«Sono l'Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti dove danza
il languore del sole in uno stile d'oro.»



* 1941 - Robert Baden-Powell, titolo completo Sir Robert Stephenson Smyth Lord Baden-Powell, Primo Barone Baden-Powell di Gilwell ['beɪdʌn 'pəʊəl] (Londra, 22 febbraio 1857 – Nyeri, 8 gennaio 1941), è stato un militare e scrittore inglese, noto soprattutto per essere stato il fondatore, nel 1907, dei movimenti mondiali dello scautismo e del guidismo.
Per i meriti riconosciutigli in ordine alla fondazione del movimento scout, gli furono conferiti i titoli di Baronetto e di Lord. Tutti gli scout del mondo lo chiamano più semplicemente B.-P. (come soleva abbreviare la sua firma).

* 1950 - Joseph Alois Schumpeter (Triesch, 8 febbraio 1883 – Taconic, 8 gennaio 1950) è stato un economista austriaco, tra i maggiori del XX secolo.
Nato in Moravia (Repubblica Ceca), allora parte dell'Impero Austro Ungarico, da una famiglia appartenente all'etnia tedesca dei Sudeti, si trasferì con essa a Graz dopo la morte del padre e, in seguito, a Vienna, dove la madre si era stabilita con il nuovo marito. Nella capitale dell'Impero, studiò alla facoltà di Diritto, dove si specializzò in economia sotto la guida di Friedrich von Wieser ed Eugen von Böhm-Bawerk. Dopo la laurea ed una breve esperienza professionale come avvocato al Cairo, tornò in patria, ottenendo l'incarico di professore d'economia all'Università di Czernowitz, città che ora si trova entro i confini dell'Ucraina. Insegnò poi a Graz (1911 - 1918). Dopo la grande guerra, fece parte di una commissione per lo studio delle socializzazioni istituita dalla repubblica di Weimar. Nel 1919 rivestì, per pochi mesi, la carica di ministro delle finanze nel governo della giovane repubblica austriaca. In seguito, tenne la presidenza della banca Biederman, fino al 1924, anno in cui riprese la docenza universitaria, questa volta a Bonn. Nel 1932 si trasferì negli Stati Uniti, dove insegnò alla Harvard University fino a che la morte lo colse nel sonno, l'8 gennaio 1950.
Negli Stati Uniti fu presidente della Società Econometrica e dell'American Economic Association. Le sue lezioni universitarie vennero considerate troppo difficili per la media degli universitari, troppo dense di dati e nozioni e, quindi, secondo i critici, non fu un buon docente per la maggioranza dei suoi studenti. Alcuni allievi, al contrario, costruirono con lui un rapporto saldissimo e lo considerarono sempre un punto di riferimento. Tra questi ultimi, Paul Samuelson, Paul Sweezy e l'italiano Paolo Sylos Labini.

* 1993 - Giuseppe Aldo Felice Alfano detto Beppe (Barcellona Pozzo di Gotto, 1945 – Barcellona Pozzo di Gotto, 8 gennaio 1993) è stato un giornalista italiano, ucciso per mano della mafia.
Frequentò la facoltà di economia e commercio all'Università di Messina dove conobbe Mimma Barbarò, sua futura moglie. Dopo la morte del padre lascia gli studi e si trasferisce a Cavedine, vicino a Trento, trovando lavoro come insegnante di educazione tecnica alle scuole medie e ritornando in Sicilia nel 1976. Appassionato di giornalismo e militante di destra (in gioventù fu militante di Ordine Nuovo e poi del MSI-DN), Alfano comincia a collaborare con alcune radio provinciali, con l'emittente locale Radio Tele Mediterranea ed è corrispondente de La Sicilia di Catania.

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