21 febbraio - "MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA" DI MARX ED ENGELS (1848): la nuova faccia del totalitarismo nella società di massa.
Un libretto che cambiò le vicende storiche del mondo, inaugurando la nascita e l'affermarsi in Europa del comunismo.L'analisi più lucida del FENOMENO COMUNISTA fu fatta da un grande filosofo italiano Augusto Del Noce., il cui pensiero illuminante viene bene sintetizzato da Marcello Veneziani in un articolo su "Il giornale" in occasione del venticinquesimo anniversario della morte, intitolato: Del Noce, l'uomo che vide la dittatura nelle masse, nel quale individua e descrive con precisione il NUOVO TOTALITARISMO che oggi viviamo nella SOCIETÀ DI MASSA. (12/29/2014)
Il 29 dicembre di 25 anni fa, tra Natale e Capodanno di un anno famoso, il 1989, moriva Augusto Del Noce.
Oltre il suo pensiero filosofico, Del Noce si occupò della società di massa e delle sue contraddizioni.
Egli affrontò la cultura di massa prima nella fase sacrale della secolarizzazione, quella che generò il comunismo, il fascismo e il nazismo, e poi nella fase profana della secolarizzazione, sorta con l'americanizzazione del mondo, il primato dell'individualismo di massa, il predominio della tecnica e dello scientismo, il dilagare della società opulenta, consumista e permissiva, il sorgere dell'industria culturale di massa e dei nuovi mezzi di comunicazione.
Nella fase sacrale della secolarizzazione apparvero religioni politiche e ideologie messianiche proiettate nell'avvenire e fondate sulla mobilitazione delle masse, animate da una passione etica e comunitaria protesa a modificare la storia attraverso la politica, la lotta e la militanza.
La fase profana della secolarizzazione si fonda invece su pulsioni individuali e consumi di massa, si riversa interamente nel presente, diffida della politica e dei contesti nazionali e affida le sue aspettative al benessere economico, allo sviluppo industriale, agli agi prodotti dalla tecnica e ai piaceri promessi dalla visione libertina.
La cultura di massa nell'era sacrale della secolarizzazione era un moto invasivo che coinvolgeva e quasi assorbiva la sfera personale e privata nella dimensione pubblica e politica; la cultura di massa nell'era profana della secolarizzazione compie il moto inverso, la sfera pubblica viene coinvolta e quasi risucchiata nella dimensione privata e biologica. Anche la politica arretra davanti alla vita o si fa, per dirla con Foucault, bio-politica.
Il pericolo totalitario che si apre nella nostra epoca per Del Noce non riguarda più la fase sacrale della secolarizzazione coi suoi regimi dispotici e le sanguinose utopie che hanno funestato il Novecento, perché sorge un totalitarismo di tipo nuovo, incruento ma pervasivo, che dispone dell'umanità senza tirannia o violenza e cresce all'ombra dello scientismo, dell'erotismo e dell'omologazione di massa.
Ma è un totalitarismo nel vero senso della parola perché esclude di fatto ulteriori orizzonti e dissolve ogni legame, valore e pensiero che vi si oppone o che semplicemente non rientra nel suo alveo e conduce ad altre scelte di vita.
Il nuovo totalitarismo non usa la forza ma la seduzione, non i divieti ma i desideri.
In questo contesto anche la pornografia, come già aveva intuito Proudhon, assume per Del Noce un ruolo sociale sedativo e diversivo: diventa il nuovo oppio dei popoli, la nuova alienazione di massa che riduce la persona a strumento del piacere. Al posto del sacro, la liberazione sessuale promette nuovi paradisi in terra ad personam .
La nuova «cultura di massa» sostituisce il sentire religioso e l'amor patrio con la visione scientista e libertina della vita.
Il materialismo dialettico della tradizione marxista e comunista cede il passo a un materialismo che Del Noce definisce «puro» perché assolutizza il materialismo e lo risolve nei profitti e nei consumi. Il materialismo egoista del presente vince su quello collettivo che si proiettava nel futuro, il diritto al piacere predomina sul riscatto sociale. Il nuovo materialismo, per Del Noce, si configura come «totale individualismo»; l'idea di felicità si separa non solo dall'idea classica di beatitudine ma anche da quella di giustizia sociale.
Sul piano sociale tramonta l'orizzonte di classe, l'operaismo e il riferimento proletario cedono il passo a un orizzonte neo-borghese, di una borghesia che ha ormai perduto i connotati cristiani e nazional-famigliari della vecchia borghesia. Dalla lotta di classe, annota Del Noce, si passa alla lotta contro la repressione. Marx cede il posto a Freud, anzi a Reich.
Sul piano politico, al posto dei vecchi partiti legati alla fase sacrale della secolarizzazione, si profila il partito radicale di massa, le cui battaglie non riguardano più le ingiustizie sociali, le diseguaglianze economiche, l'attesa messianica di una rivoluzione proletaria, ma i diritti civili, i temi bio-etici, e tutte le battaglie per l'emancipazione, sempre a sfondo individuale, che abbiamo conosciuto dal '68 in poi: il divorzio, l'aborto, la liberalizzazione della droga, il movimento femminista, il riconoscimento delle coppie gay, la fecondazione artificiale, la modificazione transgenica, l'eutanasia.
Del Noce coglie al suo apparire la società del nostro tempo, identifica il suo terreno d'incontro nel confine tra scientismo e liberazione sessuale e ne indica gli inevitabili sviluppi, che si sono puntualmente verificati, fino all'edonismo triste dei nostri giorni.
Sul piano delle idee Del Noce vede nel passaggio alla nuova cultura di massa un triplice salto mortale: dal liberalismo al libertarismo attivistico, dal marxismo al permissivismo libertino, dall'umanesimo allo scientismo. Del Noce individua una specie di «superideologia» che sorge dal collasso delle ideologie storiche, e si presenta come la fine, la sintesi e il superamento delle ideologie, e insieme il compimento dell'irreligione contemporanea. Su altri versanti più politici evidenzia «la collusione tra la destra tecnocratica e la sinistra culturale». La destra che si separa dalla sua visione morale e la sinistra che abbandona la sua visione sociale confluiscono nella super-ideologia, moralista in teoria e cinica nella prassi, che sostituisce il piano religioso e culturale con la tecnica e il modello libertino esteso a livello di massa. La cultura di massa non coincide ma diverge dalla cultura popolare sino ad esserne in alcuni tratti l'antitesi.
In Del Noce non c'è pregiudiziale elitaria o intellettuale nel giudicare la cultura di massa; semmai vi oppone la tradizione popolare, il sentire comune.
La massa è un concetto tratto dalla fisica e applicato all'umanità per sottolineare la mutazione antropologica e la sua rilevanza puramente materiale: se il popolo è massa più energia spirituale, e nella vox populi ancora vive la vox dei , la massa è invece il popolo che ha perduto Dio e il senso religioso, che non ha volto e identità ma solo peso e volume.
Senza spirito, il popolo degrada a massa, la persona si riduce a individuo, perdendo ambedue il volto, l'anima e la storia. È quella la vera, gigantesca alienazione del nostro tempo. Da qui l'incessante guerra che Augusto Del Noce, filosofo gentile e cattolico in disparte, combatté in solitudine con le armi delicate dell'intelligenza e della fede. (Il Giornale, 28/12/2014)