Tilde Manzotti, “un palpito teso verso la luce”
Tilde Manzotti è una ragazza della sua epoca, esempio di tenacia e sincerità per tutti noi, che pur vivendo negli anni 2000 abbiamo bisogno di testimoni veri che ci indichino l'unica strada verso la felicità piena, a cui aneliamo consapevolmente o no.- Autore:
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Giovane, brillante negli studi, è iscritta all'Istituto Magistrale di Reggio Emilia; quando si ammala, a 15 anni, di tubercolosi, si vede costretta a lasciare gli studi per proseguirli privatamente, fino a conseguire il diploma e raggiungere il traguardo di essere un'insegnante. Insegnare era il lavoro che desiderava svolgere come una missione, ma che purtroppo eserciterà per pochissimi giorni a Rondinara (Reggio Emilia); iscritta all'Università di Torino e poi di Firenze, dove il papà trasferisce tutta la numerosa famiglia (i figli sono 7!), Tilde resterà una studentessa fino alla morte, che la coglierà, appunto, a 24 anni.
Tilde Manzotti, “un palpito teso verso la luce”
I
La Serva di Dio Tilde Manzotti, per la quale è in corso la “fase romana” del processo di beatificazione, nacque a Reggio Emilia il 28 maggio 1915. Sin dalla giovane età si mostrò particolarmente brillante negli studi; dopo la frequenza delle scuole elementari e medie, si iscrisse all’Istituto magistrale. Al secondo anno iniziò ad accusare i primi sintomi di quella che, di lì a poco, si rivelò essere tubercolosi polmonare. Per via della malattia a soli 15 anni fu costretta ad abbandonare la frequenza scolastica per proseguire gli studi privatamente, riuscendo a conseguire comunque il diploma ed avviandosi in tal modo all’insegnamento (attività che riuscirà a svolgere soltanto per pochissimo tempo a Rondinara (RE). Nel 1933 per via dell’aggravarsi della malattia venne ricoverata al sanatorio di Prasomaso (SO). Nel mese di giugno dello stesso anno, nell’auspicio che le sue condizioni di salute potessero migliorare, si iscrisse alla facoltà di Magistero dell’università di Torino ma, a causa di un ulteriore peggioramento della malattia si ritirò dagli studi. Da qui in avanti la vita di Tilde fu costellata di continui trasferimenti da una casa di cura all’altra, di nuovo a Prasomaso poi ad Arco (TN), salvo brevi periodi a Malesco (NO), dove si recava per le vacanze estive con la famiglia, quando la malattia lo consentiva, o alla sua città d’origine, Reggio Emilia.
In tale alternarsi di spostamenti giunse il biennio della svolta, 1936-1937; Tilde attraversò un momento di grande crisi spirituale in cui iniziò veramente ad interrogarsi sui costanti “desideri d’amore, d’azzurro, di pace” che la attraversavano. Essenziale nel suo itinerario spirituale fu il trasferimento della famiglia a Firenze nel 1937. Tilde si iscrisse nuovamente alla facoltà di Magistero presso l’università di Firenze, aderendo anche alla FUCI (Federazione universitaria cattolici italiani), il cui assistente spirituale fu padre Reginaldo Santilli o.p., attraverso il quale iniziò ad avere i primi contatti con la spiritualità domenicana.
Nel giugno 1938, per ulteriori problematiche di salute, si traferì a Covigliaio, presso un convento di suore domenicane le quali ospitavano persone che necessitavano di aria fresca e pulita - per far fronte a malattie polmonari -.
Così, proprio in questo luogo, Tilde conobbe il novizio domenicano Fra Antonio Lupi che - si può ben dire -, le stette accanto sino alla sua morte. Nello stesso periodo, fra Antonio presentò a Tilde Padre Stefano Lenzetti che diventò suo confessore e padre spirituale. In una data non ben definita, divenne terziaria domenicana. Dì lì a poco, esattamente il 12 dicembre 1938, proprio nelle mani di P. Lenzetti il voto di obbedienza e di abbandono nelle mani di Dio e, in seguito, nel 1939, quello di vittima in olocausto di amore e sacrificio. La malattia di Tilde allora, come meglio approfondito in seguito, diviene un ardere per il bene delle anime, prima tra tutte quella di Fra Antonio Lupi, perché diventasse un fervente sacerdote con la sua stessa “sete d’anime” (il legame che li univa era tale che quest’ultimo era solito definire Tilde la “mamma” della sua vocazione). Sono di questo periodo sia l’epistolario con Fra Antonio, sia la ripresa della scrittura del meraviglioso diario spirituale iniziato qualche anno prima.
Le condizioni di salute di Tilde peggiorarono in breve tempo e venne trasferita a Paterno di Pelago dove rimase fino alla morte, avvenuta il 3 ottobre 1939. Il 25 gennaio 1999 venne chiuso il processo diocesano sulla vita e le virtù eroiche.
Fra Simone Garavaglia
La Serva di Dio Tilde Manzotti