Ibrahim Rugova 5 - La Non-violenza del Kosovo e la riconciliazione

Autore:
Salvoldi, GianCarlo
Fonte:
CulturaCattolica.it
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LA NONVIOLENZA DEL KOSOVO: RICONCILIAZIONE E STATO PARALLELO

Rugova è stato l'espressione e l'emblema di una esperienza straordinaria di nonviolenza che ha avuto come protagonisti ideatori e costruttori lui stesso, il gruppo di intellettuali, molti religiosi cattolici, musulmani ed ortodossi, e soprattutto il popolo che è stato coinvolto ed ha realmente partecipato, accettando cambiamenti di abitudini mentali e comportamentali enormi.
Per capire cosa sia avvenuto in quella terra balcanica appena dopo la caduta del muro di Berlino, bisogna conoscere cosa sono stati la "Riconciliazione" e lo "Stato parallelo".

La riconciliazione
Praticamente in ogni città e villaggio esistevano famiglie divise da anni o decenni dalla legge della vendetta, di antica origine illirica, e tale divisione coinvolgeva gli interi clan, i vicini, gli amici e finiva per interessare tutta la comunità locale, mutilata dall'esclusione reciproca dei propri membri, paralizzata nella muta attesa della tragedia che avrebbe inesorabilmente placato il sangue col sangue. Ci si può chiedere se veramente era necessario che la via della liberazione dagli antichi retaggi dovesse passare, per gli albanesi del Kosovo, attraverso la prova più dura sofferta nella loro storia millenaria. Certo è che il crogiuolo dell'oppressione serba ha offerto a questo popolo la più terribile occasione di purificazione al suo interno, con la scelta di rispondere al male con il bene. Le origini dell'iniziativa della "riconciliazione universale" attuata dal popolo albanese del Kosovo si situano dunque all'interno dei drammatici avvenimenti degli anni 1989 e 1990: ecco come ricorda quei giorni Anton Cetta, noto intellettuale e studioso della tradizione albanese, che fu, assieme alla Chiesa cattolica, tra i primi promotori e sostenitori del movimento. Cetta, una delle figure di maggiore spicco nella resistenza non violenta degli albanesi del Kosovo, è morto nel 1995.
"L'idea della riconciliazione, così come noi l'abbiamo praticata, è nata nel carcere da un gruppo di giovani condannati nell'89 durante i processi montati dalle autorità serbe. In carcere questi giovani considerarono i casi di trentasei famiglie albanesi che si trovavano in relazione di vendetta e decisero, quando fossero stati liberati, di adoperarsi per riconciliarle. E nel febbraio del '90 un gruppo di studenti e di intellettuali ha iniziato l'opera di riconciliazione. I giovani lavorarono intensamente intere settimane per farsi un'idea precisa di questi casi e per preparare la gente alla pace. Il primo tentativo ebbe esito positivo: si riuscì a impedire la vendetta; in altri casi si ottennero tregue fino a tre mesi". Alla fine di marzo la stampa albanese diffuse la notizia clamorosa dell'uccisione di una trentina di universitari da parte della polizia serba. La tensione cresceva continuamente, e così le provocazioni: il rischio che scoppiasse un conflitto nazionale si faceva concreto. Da parte di tutti si levava la domanda su cosa si dovesse fare.
La proposta fu quella di combattere le ingiustizie, la violenza e l'odio con l'amore: di suscitare il senso del perdono proprio a nome delle vittime innocenti, di quegli universitari uccisi per la pace e per la libertà del popolo. Questa la sfida: suscitare in tutti gli albanesi del Kosovo la consapevolezza che, per combattere il male, la priorità assoluta era purificare il popolo dal male che in esso era presente: non si poteva vincere l'odio senza liberarsi dagli antichi retaggi di odio e divisione.
Era l'unico modo di reagire positivamente a una situazione di giorno in giorno meno sostenibile: l'opportunità - per certi versi paradossale - di trasformare la dura prova affrontata dagli albanesi in un'occasione di pace. Forse il frutto della violenza non sarebbe stata nuova violenza, ma una nuova coscienza maturata nel cuore degli uomini, a beneficio di tutti.
Una simile esigenza non poteva essere costretta in limiti angusti: la riconciliazione avrebbe dovuto essere universale. Tutto il popolo albanese doveva potersi riconciliare, anzitutto con se stesso, poi con gli altri popoli.
Il movimento della riconciliazione nacque come iniziativa limitata e circoscritta: ma era dotata di vita, e rapidamente cominciò a germinare.