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Non è una svista: risposta a Sergio Romano

Autore:
Mereghetti, Gianni
Sul Corriere del 23 settembre 2006 Sergio Romano rispondeva a due lettere sull'intervento di Benedetto XVI a Ratisbona. Pubblichiamo questa risposta di Gianni Mereghetti, che fa chiarezza sulle reali intenzioni del Papa.

Carissimo Sergio Romano,
ho letto la sua risposta a due suoi lettori intitolata "Quando un Papa parla come un professore". Sono d'accordo con lei quando rivendica la libertà di coscienza e di parola di fronte alle ingiustificabili reazioni che ha avuto il mondo islamico al discorso di Benedetto XVI a Regensburg, come condivido la sua sferzata ai governi occidentali che hanno l'obbligo di reagire di fronte alle "manifestazioni rabbiose e ai gesti di violenza che turbano i gesti internazionali". Non sono invece con lei quando sostiene che "quella di Ratisbona appartiene alla categorie delle gaffe" che "è una svista nobile, generosa e intellettualmente seducente, ma resta pur sempre una svista".
No, non credo proprio che sia così, non credo che il Santo Padre abbia commesso un errore di comunicazione, non credo che sia così sprovveduto da non immaginare che avrebbero potuto estrapolare una citazione molto critica su Maometto attribuendola di fatto a lui. Anzi siccome ho grande stima per la sua intelligenza sono più che sicuro che il Papa fosse consapevole dei rischi che correva e abbia voluto correrli. La domanda che dovremmo porci è allora "ma perché mai li ha corsi?". Probabilmente perché ha voluto testimoniare che il dialogo si forgia sulla libertà di essere se stessi. Il discorso di Regensburg è un esempio impressionante della libertà di comunicare la propria identità, e il Papa sapeva che il mondo musulmano come del resto quello europeo, avrebbe potuto accettare la sfida di un paragone o avrebbe potuto usare la sua esplicitezza come pretesto per denigrarlo. Il Papa non ha commesso una gaffe, ha invece affrontato a viso aperto la sfida del dialogo, consapevole della sua difficoltà. E che dopo essere stato ingiustamente attaccato abbia continuato a chiedere ai suoi detrattori non di perdonarlo per chissà quale ingiuria, ma di mettersi nella disposizione giusta per capire ciò che lui ha detto sulla ragione è un segno indiscutibile di quanto il Papa avesse e abbia a cuore il dialogo. Quindi sia il mondo islamico sia quello occidentale ha oggi da fare un salto in avanti e prendere la via del dialogo, quella che il Papa insegna e che ha come condizione non il tacere di sé, perché potrebbe essere offensivo, ma il dire con piena libertà chi si è. Questo è il dialogo, il libero rapporto tra identità!

Gianni Mereghetti
Abbiategrasso

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