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Quod Apostolici Muneris - 1878

Autore:
Jacopo Rossi
Fonte:
CulturaCattolica.it ©

La lettera enciclica “Quod Apostolici Muneris” pubblicata il 28 dicembre 1878, è stata la seconda enciclica scritta da Papa Leone XIII, dopo la “Inscrutabili Dei Consilio”, a dieci mesi dalla sua elezione al Soglio di Pietro avvenuta il 20 febbraio 1878.
Il nuovo Pontefice si trovò ad affrontare la difficile situazione in cui si era trovata la Chiesa nel corso della seconda metà del XIX secolo, impegnandosi con grande zelo e capacità nel compiere la propria missione pastorale.
In Italia, infatti, le guerre risorgimentali avevano tolto al Papa il potere temporale e avevano dato vita ad un nuovo Stato unitario, il Regno d’Italia sotto la dinastia dei Savoia, la cui classe dirigente era composta da persone di sensibilità liberale, laica e anticlericale, fra cui figuravano anche non pochi affiliati alle sette segrete come la massoneria. In Francia, dopo la caduta di Napoleone III e l’invasione prussiana, venne costituita la Terza Repubblica, anch’essa connotata ideologicamente da un accentuato anticlericalismo e laicismo istituzionale. Si stavano poi formando in Europa i primi partiti di massa di matrice marxista-socialista, come il partito socialista tedesco fondato nel 1875.
Dal punto di vista economico-sociale, invece, la Rivoluzione industriale aveva mutato la conformazione di intere città e regioni, andando a cambiare inesorabilmente la concezione del lavoro e la vita quotidiana delle popolazioni cattoliche, aprendo ulteriori questioni e fratture socio-culturali.
Nell’enciclica “Quod Apostolici Muneris”, Papa Leone XIII volle approfondire tutte queste impellenti questioni, ponendo l’attenzione sui nuovi movimenti culturali e politici che stavano nascendo in quel periodo e cercando di mettere in guardia il popolo cattolico di fronte al diffondersi di idee giudicate come pericolose e sovversive, come l’anarchismo e l’egalitarismo.
L’anarchismo era inteso come il rifiuto dell’autorità legittima, divinamente istituita, e la disobbedienza verso i poteri superiori, ossia il rigetto dell’ordine del Creato che era di natura gerarchica e prevedeva per ognuno una determinata collocazione in base a cui chi era subordinato doveva rispettare e obbedire a chi gli era superiore. Questa eversione andava inevitabilmente a mettere in discussione anche la famiglia poiché delegittimando l’ordine e le responsabilità del marito e della moglie e andando a colpire il legame unitivo naturale tra l’uomo e la donna, si rischiava di lasciare in balia della libidine e del sentimentalismo istintivo il vincolo coniugale, rendendolo pericolosamente precario.
L’altro elemento che, secondo il Papa, era ricorrente in queste sette era l’egualitarismo, il quale derivava dalla filosofia illuminista e dalla Rivoluzione Francese, secondo cui tutti erano uguali senza possedere distinzioni di ruolo, dignità o gerarchia. A partire da questa teorizzazione, inoltre, il diritto di proprietà veniva conseguentemente messo in discussione, dal momento che nessuno avrebbe più potuto rivendicare titoli o possessi in misura diversa o maggiore rispetto agli altri esseri umani.
Fatte queste considerazioni, Papa Leone XIII ribadiva il ruolo di guida della Chiesa e si rivolgeva allora ai Vescovi e agli altri membri del clero spiegando come le azioni dei nemici avessero influenzato i popoli occidentali che avevano incominciato ad assorbire le loro matrici culturali con l’effetto di causare sedizioni popolari, confusione nelle menti e scandalo nelle coscienze.
Il laicismo politico doveva dunque essere considerato nocivo dal momento che non è possibile separare una società o un popolo dalla religione, poiché il potere spirituale e il potere temporale vengono ambedue da Gesù Cristo, il quale è Re e Sacerdote. Di fronte all’egalitarismo socialista, poi, il Romano Pontefice intendeva riaffermare il valore della società gerarchica, dove ogni componente aveva una propria collocazione naturale e una conseguente responsabilità in favore della comunità, secondo il principio della c.d. “disuguaglianza armonica”.
L’autorità doveva comunque seguire il principio del giusto potere ed agire secondo giustizia, perseguendo il bene della collettività. Se questo non avveniva e l’autorità degradava e si serviva della propria prerogativa per compiere prepotenze e abusi, allora il fedele cattolico era tenuto “ad ubbidire più a Dio che agli uomini”, attuando l’obiezione di coscienza. Proseguendo l’apologia della società gerarchica, Leone XIII poneva in risalto come la famiglia naturale, cristiana e fondata sul sacramento del matrimonio fosse il suo cardine e il nucleo primario mentre la proprietà privata, frutto dell’opera e del merito dell’individuo, doveva essere difesa e dichiarata inviolabile.
In questi termini, la Chiesa Cattolica e il Romano Pontefice, in quanto Successore di San Pietro e Vicario di Cristo sulla Terra, dovevano adoperarsi per tutelare i popoli cristiani, curando l’educazione delle nazioni, le azioni pastorali e vigilando sul rispetto della vera dottrina, confutando e denunciando ogni altra teoria o filosofia falsa che avrebbe potuto far deviare i fedeli dal loro retto cammino verso la Verità e la Salvezza, ossia verso Cristo.

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