Felicità e utopie

Autore:
Brioschi, Gigi
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Fa indubbiamente pensare che un uomo politico, aspirante capo del Governo di una Nazione moderna (non di una sperduta tribù di qualche arcipelago indo-pacifico), dichiari e prometta, in cambio della propria vittoria elettorale, la felicità. Non un poco di benessere o più salario meno orario, come si diceva trent’anni fa, ma la felicità. Come prima reazione si può pensare che abbia confuso i termini, gli sia sfuggito il significato della parola. Ti viene voglia di organizzare una sottoscrizione e omaggiare la Garzantina e il dizionario dei sinonimi e dei contrari, come si fa con gli aspiranti giornalisti. Poi pensi: lo chiamano professore, è stato docente all’Università, e della stirpe sua non è il primo che ha studiato.
Dunque promette davvero la felicità. E allora sopravvengono tumultuose due linee di pensiero: una politica, il professore è un politico, e una letteraria, il professore è sempre professore. Ci sarebbe una postilla, la vediamo in fondo.
In politica non è nuovo chi promette felicità ai suoi “prodi”. Un tempo la si prometteva ai propri soldati in caso di vittoria. Felicità che si traduceva in diritto di saccheggio, ubriacatura e sesso. (Questo avviene ancora fra certe truppe “irregolari” e in Italia è stato fatto dalle truppe coloniali Francesi nel sud del Lazio, tanto da provocare la reazione della Chiesa in difesa delle popolazioni inermi). Ma nel secolo scorso molti promisero ai loro seguaci il “paradiso in terra”. Questi “paradisi” hanno nomi che oggi suscitano orrore, come il Terzo Reich Hitleriano ma anche l’Unione Sovietica di Stalin, la Cambogia di Pol Pot, la Turchia di Ataturk ecc. La perfezione teorizzata e programmata si è sempre scontrata con l’uomo e il mistero del suo Destino. E la via più semplice per eliminare la difficoltà era eliminare l’uomo stesso.
Ad uccidere milioni di persone ci sono riusciti. In quanto alla felicità…
In letteratura non sono pochi gli scrittori che si sono cimentati con questa problematica, potremmo definirli coloro che hanno tentato di immaginare il futuro dai segni del loro presente. Libri da leggere senza pregiudizi. Vorremmo citare tre autori. Il primo, il più famoso forse anche perché non cattolico, è G. Orwell, autore di due spettacolari romanzi. Ne “La fattoria degli animali”, “Quattro gambe buono, due gambe cattivo” ritmavano gli animali, ma trascuravano il pollaio, e le galline, che di zampe ne hanno due, si lamentarono. Ma, non andando comunque bene le cose, il buon cavallo da tiro Gondrano ritmava, animato da uno spirito di servizio che ci sembra un poco clericale, “Devo lavorare di più” fino a morire di fatica. E alla fine coloro che avevano inventato il primo slogan e guidato la rivolta si rizzarono anche loro su due gambe e impararono a fumare i sigari come gli antichi padroni.
Il secondo romanzo è “1984”, e qui lo Stato è davvero il controllore di tutto, dalla verità alla felicità, con relativi Ministeri e motto solenne: “La guerra è pace, la verità è schiavitù, l’ignoranza è forza”. In fondo anche oggi a volte mi vengono le vertigini a sentire come espressioni di odio siano sdoganate come opzioni di pace. E le bandiere arcobaleno siano agitate a favore di azioni e finalità che proprio pacifiche non sono.
Il secondo scrittore è R. Benson, autore de “Il padrone del Mondo”. Chi è il padrone del mondo? Non un tiranno, ma un uomo che continuamente parla di pace e afferma di lavorare instancabilmente per la pace. L’unico problema è che non è consentito dissentire. Non tanto e non solo rispetto al suo agire, ma al suo esistere ed essere. Un Dio in terra buono e generoso ma irrimediabilmente falso.
E veniamo al terzo autore, lo scrittore russo V. Solove’v e qui si inserisce la postilla annunciata.
Dialoghi dell’anticristo” è un agile volumetto che racconta degli ultimi cristiani rimasti sulla terra e raccolti attorno ad un vecchio Starets. Nel finale l’anticristo chiede a questi uomini di riconoscere il suo potere; in cambio lascerà la libertà di culto e di esistenza. Una proposta che può sembrare ragionevole: “Vi lascio le Chiese e la libertà di andarci, ma il vero Dio è un altro”. Insomma una roba per cristiani adulti e ragionevoli che sanno come va il mondo. Un colpo al cerchio e salviamo la faccia. Possiamo essere contenti e non rinnegare niente. Niente apostasia ufficiale, semplicemente creare il vuoto.
Lo Starets e i suoi amici non sono cristiani adulti, ma esseri semplici e credono che la felicità per loro e per il mondo possa avere una sola origine: “e lo Starets quietamente rispose:’Quello che a noi sta veramente a cuore è Cristo stesso’“.
Non era adulto e voleva seguire Colui che aveva detto: “Io sono la via la verità e la vita” e aveva salvato il mondo. Davvero.