Condividi:

“Teen ager fast sex”

Fonte:
CulturaCattolica.it

E’ uscito in questi giorni su D, inserto del sabato di Repubblica, un interessante articolo a firma di Roselina Salemi, dal titolo “Teen ager fast sex”.
Poiché la fonte non è un bollettino parrocchiale, voglio vedere se, a suon di tweet, anche la giornalista di Repubblica verrà liquidata come “moralista parruccona”. Intanto, prendetevi qualche minuto per arrivare in fondo. Io riassumo e riporto qualche dato.
La Salemi inizia citando alcuni film che, a suo parere, dicono cose che già sappiamo e forse non vogliamo sapere (vacanze senza freni tutto alcol e pasticche, verginità come fardello, sesso precoce e senza complicazioni emotivo sentimentali…) In verità, i media fotografano la realtà, ma contribuiscono anche a creare mentalità, e la giornalista, in effetti, nell’articolo riflette anche su questo. La sua attenzione, all’inizio, va al «mondo sommerso dei comportamenti adolescenziali: fast sex, esperienze precoci e spregiudicate, sesso nei bagni della scuola, alle feste, in spiaggia… revenge porn e camgirl», con un accenno anche agli episodi riportati dalla cronaca, e che riguardano il cyberbullismo. Nell’intervista all’autrice quindicenne della saga teen, Gray, pubblicata online, la giovane toscana che si nasconde dietro lo pseudonimo Xharryslaugh afferma di aver raccolto le storie che le sono state raccontate e dice: «Ho capito che per l’amore ci vuole tempo, bisogna conoscersi. Per il sesso no: basta l’attimo, un messaggino su whatsapp e “ci vediamo in bagno”».
Poi la parola passa alla psicologa Stefania Andreoli, presidente dell’Associazione Alice Onlus, che lavora nelle scuole con progetti di educazione all’affettività: «Certe volte, guardando on line come certi dodicenni parlano di sesso, pompini, scopate, culo, sborra, mi chiedo: fanno veramente quello che dicono? Se anche non lo fanno, trattano questa sfera delicata con baldanza e crudezza scegliendo le espressioni più volgari». Si parla di dodicenni, prendete nota. E non finisce qui. Una ricerca condotta da Save The Children su un campione di ragazzi dai 12 ai 19 anni, rivela che 22 su 100 considerano il sexting «piuttosto comune». Se non lo sapete, sex + texting significa inviare video provocanti ad amici e conoscenti. «Puoi avere un fidanzato e “sessaggiare” (variante di messaggiare) con un altro/a».
Ancora la psicologa Andreoli: «Qualche anno fa al centro di tutto c’era la bellezza. E un modello fisico, la magrezza, da ottenere a qualsiasi costo. Adesso l’attenzione si è spostata sul sesso. Devi avere tanti ragazzi/ragazze, e devi fare sapere che li hai. Ti dichiari bisex perché è di moda. Prima, essere sfigati significava non avere le scarpe giuste. Oggi è essere indietro dal punto di vista sessuale». Aggiunge lo psichiatra e psicoterapeuta Marco Rossi, presidente della Società italiana di sessuologia ed educazione sessuale, che l’esperienza lesbo è considerata “trendy” (l’ha provata il 40% delle ragazze) ed è ovvio: basta guardare i video musicali».
Ed ecco, per finire, alcuni dati emersi da uno studio condotto dall’Università di Padova e dalla Fondazione Foresta Onlus: «su 839 studenti delle scuole medie superiori di Padova e provincia, il 78% frequenta siti porno. Si va da qualche volta al mese per il 29% a più volte la settimana, 63%, fino ai frequentatori assidui. A Internet è delegata, di fatto, l’educazione sessuale».
A conclusione dell’articolo, la giornalista si chiede qual è il rischio del fast sex. Risponde la psicologa Andreoli: «Sapere esattamente che cosa fare, ma non riconoscere l’amore. Non avere dubbi sui gesti e averne molti sui sentimenti. Il trombamico è arrivato dai trentenni ai ragazzini. E gli adulti hanno le loro responsabilità… Alcune ragazzine già alle elementari hanno il seno, i peli e si sentono donne. Il corpo sarà anche pronto, ma il cuore?»
Mi scuso se mi sono dilungata, e ringrazio Roselina Salemi per il suo pezzo.
Qual è il punto?
Di fronte a questa indiscutibile emergenza educativa e alla domanda della psicologa a chiusura del pezzo, è evidente che non è possibile voltare la faccia e fingere di non vedere. La responsabilità degli adulti – lo dice lei – è decisiva: in questo ambito così delicato lo è sempre stata. Dunque? Dunque sarà bene svelare tutte le carte.
Tanto per cominciare: come conciliare questa giusta preoccupazione educativa con l’ipersessualizzazione precoce suggerita, ad esempio, dagli Standard per l’educazione sessuale in Europa, che stanno dettando legge anche qui da noi? Il documento prevede che i bimbi da 0 a 4 anni siano iniziati alla «masturbazione infantile precoce» e, perché imparino ad esprimere i propri bisogni e desideri, il “gioco del dottore” in classe, e dai quattro ai sei anni propone la scoperta dell’«amore verso persone dello stesso sesso». Nelle classi, ai bambini tra sei e nove anni si suggerisce di fornire informazioni sui «cambiamenti del corpo, mestruazioni ed eiaculazione», facendo conoscere loro «i diversi metodi contraccettivi»; a quelli tra nove e dodici anni dovranno essere comunicati i «rischi e le conseguenze delle esperienze sessuali non protette»; agli adolescenti tra i dodici ed i quindici anni si prescrive invece che vengano rivelati concetti quali «pianificazione familiare», «impatto della maternità in giovane età», «gravidanze anche in relazioni omosessuali», «prostituzione e pornografia».
Segnatevi bene le età dei destinatari di queste “lezioni”, in cui si consiglia caldamente la partecipazione di “esperti”, spesso Lgbt.
E poi. Quanto possono aiutare a trovare unità tra corpo, mente e cuore, le lezioni proposte dai vari (e spesso avariati) progetti indirizzati dal nido alla secondaria di secondo grado, che, con la scusa della lotta all’omofobia e/o agli stereotipi di genere, seguendo un’idea “olistica” del sesso e un relativismo all’ennesima potenza, fanno entrare nelle classi la descrizione dettagliata di quel che accade sotto le lenzuola (o più spesso nei bagni delle scuole o negli spogliatoi delle palestre: Sei come sei di Melania Mazzucco, docet), senza alcun giudizio su cosa è bene e cosa è male e propongono un’idea della sessualità ridotta alla sola esperienza genitale e a un piacere egoistico. Se sollevi perplessità, ti guardano come fossi un extraterrestre o un bacchettone. «I ragazzi vanno da soli su You-Porn e ne sanno più di me e più di te!» ti rispondono. Che è vero, e domandiamoci perché. Non bastasse, ti tirano fuori il pezzo da quaranta: papa Francesco e il suo (storpiato) «Chi sono io per giudicare?», buono per tutte le stagioni.
Forse non si è capito che non è un giudizio moralistico a spingere genitori ed educatori ad interrogarsi sull’opportunità o meno di invadere di pansessualismo i media e la scuola, ma una preoccupazione affinché famiglia e scuola, alleate, si impegnino sul fronte dell’educazione affettiva, prima che sessuale, e aiutino i bambini e i giovani a non seguire le mode, o il criterio “così fan tutti”, ma ad uno sguardo che non riduca chi hanno di fronte ad un oggetto, anzi, ad un balocco.
Ma che mondo schizofrenico è, il nostro, se si allarma (giustamente) di fronte ai dati proposti in questo articolo, ma quotidianamente, dai proclami della politica, alle decisioni della magistratura, ai programmi in tivù, ai progetti per la scuola, insegna a soddisfare immediatamente tutte le fregole, a pretendere che ogni desiderio sia legge, a non porsi limiti perché il corpo è mio e lo gestisco io?
«Sapere esattamente come muoversi a letto, ma non riconoscere l’amore» non è un rischio che mi invento io, è un allarme denunciato da tanti psicologi e racconta, drammaticamente, una realtà adolescenziale che è sotto gli occhi di tutti. Chiediamoci com’è potuto accadere e, soprattutto, cosa possiamo fare OGGI in famiglia, a scuola, ma anche a livello politico e culturale. Nei confronti dei nostri figli e delle giovani generazioni abbiamo un compito che non possiamo delegare.

Vai a "Ultime news"