C'è chi vuole la «buona scuola»?
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Dopo le manifestazioni in piazza di docenti e studenti contro la riforma della scuola e ascoltando le reazioni del governo, delle forze di maggioranza ed opposizione, l’impressione è che nessuno voglia una vera riforma della scuola e che la tanto sbandierata riforma del governo “La buona scuola” potrebbe facilmente diventare una delle tante promesse non mantenute degli ultime decenni. Ripeto l’impressione è che a alla politica e al sindacato non interessi la possibilità che la scuola possa finalmente diventare un autentico luogo di educazione, dove si contribuisce a far crescere delle persone mature, che sanno chi sono e cosa vogliono, delle personalità critiche, capaci di un giudizio su quello che studiano e quello che accade, capaci di assumersi delle responsabilità nella vita presente in quella che le attende.
Il dibattito in corso riguarda questioni o difese corporative (il numero di precari che entreranno in ruolo, l’opposizione al fatto che siano i dirigenti scolastici a scegliere gli insegnanti) oppure ideologiche (no alle detrazioni fiscali per chi iscrive i figli alle scuole paritarie, una norma vista come un attacco alla scuola pubblica), oppure si riduce a proclami di natura meramente economica (stanziati 3 miliardi per la scuola come nessun governo ha mai fatto prima). Ma il problema sostanziale della crisi e del cambiamento radicale della scuola nei dibattiti non è nemmeno sfiorato e di questo quasi nessuno parla.
Certamente sia il presidente del Consiglio che il Ministro della pubblica istruzione non conoscono, oppure vogliono ignorare la situazione drammatica in cui giace la scuola italiana, soprattutto a livello di scuola media e scuola superiore.
Ma basta dialogare con qualche studente per rendersi conto di quel che normalmente succede ogni giorno nelle aule scolastiche: insegnanti a cui non interessa la persona e la crescita dei propri studenti, una noia mortale dovuta al fatto che le lezioni risultano lontane dai reali interessi e dalle domande degli studenti, la mancanza di significato di quello che si studia, i rapporti fra compagni e con la maggioranza dei professori che risultano superficiali e banali.
Dalle pagine di CulturaCattolica.it abbiamo sovente insistito sulla centralità della persona dell’insegnante nella scuola e sulla necessità della libertà di educazione, due fattori da cui non si può prescindere per realizzare una riforma attesa da decenni.
Molti sono gli insegnanti che hanno raccontato sul sito le esperienze educative significative vissute con i propri alunni, molti di più quelli che leggendole hanno fatto tesoro di quelle esperienze rinnovando e rinvigorendo la propria proposta educativa. Gli insegnanti appassionati al loro compito educativo esistono: come si può pensare a una vera riforma della scuola che risponda alle aspettative e alle domande più profonde e urgenti delle nuove generazioni e delle loro famiglie, senza partire dall’ ascolto, dalla valorizzazione e dalla diffusione delle esperienze più significative in campo educativo e scolastico?
Per quanto riguarda il punto della libertà di educazione , anche dopo le manifestazioni sindacali del 5 maggio, Renzi ha tuonato: la scuola non è dei sindacati, ma dei genitori e degli studenti. Una bella frase, soprattutto a fini propagandistici, ma contraddetta dalla situazione attuale della scuola e dagli interventi previsti dalla riforma.
Come si fa a sostenere che la scuola è della famiglia, degli studenti, se la scelta degli insegnanti, cardine del lavoro educativo, avviene attraverso criteri puramente burocratici? Che avvenga sulla base di una graduatoria o del gradimento del dirigente scolastico, non cambia la sostanza. Finché genitori e studenti non avranno la libertà di decidere quale scuola frequentare, quali insegnanti scegliere sulla base di una proposta che corrisponda alla propria esigenza educativa, la scuola rimarrà un carrozzone burocratico, dove sarà sempre più facile per i giovani perdersi che ritrovarsi; altro che scuola dei genitori e degli studenti!
Riproponiamo le nostre osservazioni e le nostre proposte sulla riforma della scuola di un precedente articolo. Speriamo che governo, sindacati, forze politiche e soprattutto gli attori della scuola prendano spunto dai nostri suggerimenti per ritrovare la strada di una vera e coraggiosa riforma.