La «Buona Scuola»
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Io trovo che la proposta del governo non si discosti molto dai discorsi che ogni giorno sentiamo fare dal presidente del consiglio: slogan che cercano di accalappiare la simpatia degli elettori, promesse altisonanti (cambieremo la scuola come mai nessuno ha fatto), interventi magici (es. la digitalizzazione della scuola), tutti tesi a non affrontare il problema di fondo della scuola (il soggetto educante) e le conseguenze che ne derivano, prima fra tutte la libertà di scelta da parte di genitori e studenti degli insegnanti della scuola sulla base della enunciazione e presentazione di una proposta educativa/formativa e la libertà di scelta della scuola in quanto più corrispondente alle proprie esigenze e domande educative. Appaiono molto generici anche i criteri di assunzione e di valutazione del merito degli insegnanti. Nessuno si vuole assumere la responsabilità di valutare come e che cosa uno insegna e allora si preferisce riferirsi ai corsi di aggiornamento frequentati o alle attività aggiuntive all’insegnamento svolte, esperienze che qualificano solo in minima parte il lavoro di un insegnante. Non parliamo poi del cambiamento delle discipline insegnate, come se il problema della qualità di quel che offri dipendesse dai “nuovi prodotti” presenti sulla “scaffale” scuola. Il cambiamento della scuola non può esser nè il frutto di una magia, nè di un intervento miracoloso, scandito da slogan roboanti, ma può scaturire solo dalla decisone di un lungo e complesso lavoro, che deve partire dalle basi di una esperienza educativa, prima fra tutte quella dell’attore dell’educazione, un soggetto che può creare o distruggere un modo di essere più umano dei ragazzi che gli sono affidati, che può aiutare i ragazzi a entrare nella vita e nella realtà da protagonisti o contribuire a creare un mondo di scettici e alienati.
Il governo non pensa che sia finalmente venuto il momento che all'inizio di un nuovo anno scolastico ciascun docente presenti ai genitori e agli studenti delle superiori la propria proposta educativo-formativa e che gli utenti della scuola possano scegliere di condividere il cammino di un anno con chi ha presentato la proposta che appare più corrispondente alla propria esigenza di crescita, ai propri desideri e domande? Il governo non ritiene che sia venuto il momento che anche in Italia genitori e studenti possano scegliere la scuola che appare più rispondente alle esigenze educative dei bambini, dei giovani, della famiglia? Senza dare una risposta concreta a queste domande difficilmente la scuola italiana potrà cambiare e divenire un punto di riferimento per le nuove generazioni.
Ed ecco le nostre osservazioni:
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