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Ricordiamo Eugenio Corti a un anno dalla morte

Autore:
Scaglione, Paola
Fonte:
“Il Cittadino”, 29 gennaio 2015, pp. 46-47 – CulturaCattolica.it
Mercoledì 4 febbraio François Livi, docente emerito di Letteratura italiana alla Sorbona di Parigi, torna a Monza per parlare di Eugenio Corti a un anno dalla scomparsa. L’incontro organizzato dal Centro culturale Talamoni con il Centro Benedetto XVI e l’Associazione culturale internazionale Eugenio Corti, con il contributo della Fondazione della Comunità Monza e Brianza, è in programma alle 21 all’Urban Center di via Turati 7 (ingresso libero). Si parlerà di “Eugenio Corti, testimone dell’uomo, testimone della storia”

“Il cavallo rosso sembra avere tutte le carte in regola per reggere all’usura del tempo. L’ampiezza e la profondità dei temi trattati, l’impressionante realtà dei personaggi e delle situazioni dovrebbero fare di questo libro un sicuro punto di riferimento nella narrativa del secondo Novecento”. Era il 1984 e François Livi, insigne italianista, poi docente di Letteratura italiana alla Sorbona di Parigi, prevedeva che al capolavoro di Eugenio Corti non sarebbe mancato il successo. A pochi mesi dalla pubblicazione del romanzo ne individuava l’eccezionale respiro narrativo, radicato nell’ambizione a cantare l’universale nel particolare che è la stoffa della letteratura autentica.
Certo non ignorava l’anomalia dell’opera nel panorama letterario italiano, ideologicamente orientato in direzione opposta a quella del cattolico e realista autore brianteo. Il quale, dal canto suo, non ha mai agito per accattivarsi le simpatie dei critici che decretano il successo editoriale. Estraneo ai salotti letterari, ignorava i compromessi, fedele alla vocazione di scrittore testimone.
Così Corti, già noto per aver documentato con decenni di anticipo sugli intellettuali nostrani le atrocità del comunismo, esce nel 1983 con un romanzo storico di 1274 pagine. I critici di grido sono distratti dal suo anticonformismo e ancor più disorientati dalla complessa e ordinata architettura della narrazione, con quel proposito di raccontare per intero l’uomo, il mondo, la storia, tanto estraneo a un’epoca che spesso si nutre di pappette narrative predigerite.
Non sono le premesse per un’affermazione commerciale. E invece - sta qui il “caso letterario” - il successo arriva, sulla scia di una diffusione inarrestabile del romanzo, giunto alla trentunesima edizione italiana con traduzioni in otto lingue. Analoga vicenda tocca agli altri lavori di Corti, a cui i lettori rispondono con una straordinaria corrente di sintonia, scrivendogli a migliaia, andando a trovarlo nella sua casa di Besana in Brianza, organizzando incontri pubblici con lui. Di più: testimoniando in ogni occasione che le sue opere lasciano il segno in chi le legge. Il successo, per uno scrittore vero, è che la sua vita diventi parte dell’esistenza dei lettori, che si scoprono amici e compagni di strada. E il successo di Corti ha la misura larga.
Nello scialbo panorama letterario del secondo Novecento italiano, emerge come testimone di rara potenza evocativa, capace di indagare le ideologie che hanno insanguinato il secolo scorso, di svelare il senso della storia e il cuore dell’uomo.
Appassionato alla realtà, ha messo in pagina fatti e personaggi reali, in una prospettiva che li attraversa per coglierne il senso più vero, quello del trascendente che traluce dai particolari della quotidianità. In questa dimensione lo spirito cattolico e popolare della sua terra natale è garanzia di universalità e punto di confronto che abbraccia la vita intera. La sua salda radice territoriale si dilata in un’apertura senza confini. Così, complice il fascino della bellezza che intesse un prezioso filo rosso tra le sue pagine, i lettori di ogni latitudine entrano nel mondo che vive nelle sue opere.
Nel 1997, commentando l’edizione francese del Cavallo rosso, Livi ne segnalava lo statuto di opera aperta, che sollecita il lettore a continuare l’avventura con le sue riflessioni e la sua vita. Il permanere di Corti nella storia della letteratura - il suo successo - ha il volto di quei lettori che seguendo il suo esempio accettano di mettere in gioco i propri talenti, di fare la propria parte in ogni circostanza. Né sarebbe potuto accadere altrimenti a uno scrittore combattente ferito dalla bellezza.
Eugenio Corti aveva in animo fin da ragazzo di scrivere un’opera grande, che contribuisse alla gloria di Dio sulla terra. Disarmante, eroico, appassionato ha portato avanti la sfida per l’intera esistenza, vivendo nel suo tempo per la verità e per la bellezza senza fine.
Il tempo gli ha dato ragione.

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