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Caro Angelo, caro bambino…

Fonte:
CulturaCattolica.it
A proposito del libro di Chiara Lalli

Tra le tante carte che conserviamo al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli, ve ne sono alcune di molto preziose.

«Caro Angelo, caro bambino,
caro infinito amore, il mio bambino, come ti ho sempre chiamato.
Per quanto tempo ti ho parlato, pensato, sentito?
Dal primo giorno, momento, istante in cui ho capito che esistevi dentro di me, non ho mai smesso di pensarti. Non smetterò mai.
Nella mia intimità ero spaventata ma in fondo visceralmente felice, ero quasi arrivata ad aver paura della mia felicità.
Per me eri davvero una nuova vita, così confusa e distratta dalla realtà che mi ero creata intorno da non permettermi di capire.
Infatti non ho capito.
Non dimenticherò mai i momenti in cui ho pensato che ce l’avrei fatta ad andare avanti, che sarebbe andato tutto bene.
Poi l’Abisso, l’esplosione di tutta la fragilità nel momento in cui cercavo conforto e forza nella persona sbagliata: tuo padre.
Ti chiedo perdono, infinitamente perdono.
Quante volte ti ho chiesto perdono?
Ogni volta in cui ti ho pensato e non mi basterà una vita per ripeterlo.
Ti chiedo scusa per non aver trovato la forza che ho sempre pensato di avere per portare avanti i miei desideri, per imporre i miei princìpi, per pensare e riconoscere che la vita è più bella di qualsiasi altra cosa al mondo, e viene prima di tutto.
Ti chiedo scusa per la mia fragilità, la mia meschinità ma, soprattutto, per la mancanza di rispetto nei confronti delle nostre vite; perché sapevo che, una mamma può davvero pentirsi di un bambino non nato, ma mai di un bambino che nasce.
Ti chiedo perdono per non averti amato abbastanza, ti chiedo perdono per non aver chiesto aiuto alle persone che me lo avrebbero dato, ti chiedo scusa per essermi fatta sovrastare da una forza negativa che, con il suo rifiuto totale e senza alcun cedimento, ha perseguito il suo obiettivo: liberarsi del problema.
Non dimenticherò mai la sequenza terribile dei momenti, le visite, i colloqui, i pensieri, i sentimenti, gli stati emotivi, dal momento in cui ho deciso di gettare la spugna.
Sì, perché alla fine ho deciso io: ho imposto a me stessa un sacrificio immenso.
Ero spaventata per quello che sapevo mi sarebbe arrivato: il pentimento, il rimorso per un atto così contro natura.
Ero proprio io che con forza dicevo no alla tua vita?
Non scorderò mai la tristezza con cui rispondevo di voler interrompere la gravidanza, l’imposizione di non guardarti sul monitor dell’ecografia sapendo che eri lì e il cuore ti batteva nel ventre della tua mamma che avrebbe dovuto essere per te un luogo sicuro, e non lo è stato.
Non c’è momento in cui mi chieda se hai sofferto in quel momento: credo di sì.
Sappi che anche io ho sofferto tanto, da avere male al cuore, da non dormire.
Ti chiedo perdono, infinitamente perdono, mai ho pensato che fosse stata la scelta giusta.
E non ci sarà mai.
Il 5 luglio il tuo cuore ha cessato di battere e una parte di me si è spenta insieme.
Spero un giorno ci rivedremo e ti conoscerò, sì perché anche se non ti ho mai visto, tra tutti, i tuoi occhi li riconoscerò.
Con tutto l’amore di una mamma, la tua mamma».

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