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Il letto di Procuste

Fonte:
CulturaCattolica.it
Lettera aperta a Pierluigi Battista (non avendo trovato sul sito del Corriere una mail per scrivere direttamente a lui)
P.S.1: Il sito del Corriere mi ha inviato la mail di Pierluigi Battista.
Grazie della cortese e sollecita risposta.

P.S.2: Questa è la risposta del Dott. Pierluigi Battista – «Lei rispetti la libertà di assistere a uno spettacolo teatrale e poi ne riparliamo. Buonasera»

Caro Pierluigi Battista,

ho letto il suo articolo sul Corriere della Sera e – purtroppo – non riesco a darle ragione. Mi pare che voi giornalisti proprio non riusciate a fare del vostro mestiere ciò che dovrebbe essere, e cioè un servizio alla verità: create un mondo a vostra immagine, secondo uno schema nel quale infilate con forza la realtà, qualunque ne siano i connotati. Un «letto di Procuste», insomma.
Ho seguito con attenzione le diverse reazioni allo spettacolo di Castellucci, e, col sito CulturaCattolica.it, sono intervenuto sulla vicenda. Anzi, siamo intervenuti, perché di articoli ne abbiamo scritti molti. Rileggendoli, non vi trovo quel «rogo culturale» che ucciderebbe le idee. Anzi, abbiamo messo insieme una serie di interventi che aiutano a confrontarsi – senza cedimenti, ma anche senza livore – con quanto in quell’evento è significato.
Certo, questi articoli sfaterebbero l’immagine di un cattolicesimo truculento e incapace di confronto (gli «Ultrà cattolici» così individuati nel suo giornale da Paola D’Amico), a paragone con gli «intelligenti» e democratici spettatori che, come in un salotto buono, sono aperti ad ogni idea, conoscono le provocazioni dell’arte postmoderna, sanno accettare la diversità, dialogare senza integralismi e fanatismi di sorta, si dimostrano desiderosi di accogliere e di comprendere le ragioni degli altri…
Sì, poi la vera cristianofobia non è qui tra noi: la cerchiamo in Pakistan, Nigeria, Arabia Saudita… salvo poi – quando si racconta sui giornali e alla TV delle stragi che lì accadono – dare un colpo al cerchio e l’altro alla botte (perché anche i cristiani, lì, hanno reagito…), nell’ottica del politically correct, denominatore comune della stampa che “conta”.
Tutti vogliamo un mondo dove il rispetto non sia una formula, una pretesa per sé, senza che indichi una attenzione all’altro!
A me ha sempre fatto impressione il detto di Gesù: «Fai all’altro ciò che vuoi che lui faccia a te», che esprime una attitudine positiva (anche se il «Non fare all’altro…» sarebbe già un bel passo). Credo che tutti ne avremmo vantaggio. Purché si smetta con la cattiva abitudine di creare dell’avversario una immagine stereotipata, schematica e «orrenda», così da essere giustificati nel suo rifiuto e nella sua condanna.
Un giornalismo finalmente del confronto e a servizio della verità sarebbe una bella conquista per l’Italia e per il mondo intero.

don Gabriele Mangiarotti

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