Via la Divina Commedia dalle scuole [?]
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In occasione del rogo del 10 maggio 1933, Göbbels dichiarò: “Nessuna rivoluzione si è limitata a riformare o a rovesciare esclusivamente l’economia o la politica o la vita culturale. Le rivoluzioni sono delle nuove concezioni del mondo”.
Innanzitutto va fatta chiarezza: l’odio contro la cultura non è appannaggio degli esecrati nazisti, e neppure della Chiesa oscurantista della Santa Inquisizione.
A leggere le notizie che circolano in questi giorni (ora in particolare mi riferisco alla «fatwa» contro Dante e la sua Commedia, che alcuni vorrebbero «via dalle scuole») sembra che questo «vizietto» sia comune a pensatori di ogni strato sociale e di ogni orientamento culturale. Ho appena recensito sul sito CulturaCattolica.it il libro di Carlo Panella «Fuoco al Corano in nome di Allah»; le riflessioni lì riportate sono di una sconcertante attualità. Ogni attacco alla libertà di espressione e di pensiero è un attacco all’uomo e alla sua dignità.
Come dicevo ai miei alunni, quando ancora andavo nelle scuole ad insegnare: «Che cosa ci perdi ad ascoltare? Magari un’ora, ma non certo la vita!». Anzi, a volte proprio l’ascolto del diverso aiuta a capire meglio chi si è.
Trovo strano questo accanimento contro la cultura “diversa”. Una volta i campioni della libertà della scuola si accanivano contro le scuole cattoliche che, a loro dire, non presentando altra lettura dei fatti che quella, appunto, cattolica, avrebbero mortificato la conoscenza. Il loro grande ideale era quello di proporre e fare incontrare tutte le visioni, in modo che lo studente fosse poi libero di scegliere. Perché adesso questo criterio non vale più? È paura che si usi troppo la ragione? Odio per la libertà del pensiero? O forse aveva ragione l’odiato Göbbels, per cui per quella «nuova concezione del mondo» è necessario cancellare il ricordo di ogni passato? O, come i siti che si «battono» per la libertà del pensiero ricordano, riprendendo la Tempesta di Shakespeare, verosimilmente il punto è un altro: «Come dicevo, egli è abituato a fare un pisolino nel pomeriggio, cosicché, dopo esserti impadronito dei suoi libri, potrai strappargli le cervella; oppure con un bastone potrai spezzargli il cranio, o sventrarlo con una pertica, o tagliargli un’arteria col tuo coltello. Però ricordati di impadronirti prima dei suoi libri; senza di essi egli è solo uno sciocco come me, e nessuno spirito potrebbe obbedirgli. Solo i suoi libri, devi bruciare».