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La natura pubblica della fede

Fonte:
CulturaCattolica.it

Erba, 11 ottobre 2009. Un teatro gremitissimo: 5000 persone attratte dalla Presenza e dallo sguardo di Maria.
Arriviamo con Magdi Cristiano Allam senza sapere bene dove andare e cosa dover dire. L’impressione iniziale, infatti, è quella di una organizzazione latente.
Scortati dagli uomini di Magdi raggiungiamo il palco dove la veggente di Medjugorie Marija Pavlovic sta già parlando.
L’arrivo di Magdi sul palco scatena uno scroscio di applausi, un gesto poi ripetuto sottolineando i passi più significativi della sua esperienza.
Magdi parla con decisione e fermezza del suo passato islamico, della sua educazione cristiana in un Egitto liberale, della sua appassionata ricerca di Dio cui papa Benedetto XVI ha risposto pienamente.
Poi è la volta di sr Maria Gloria alla quale Magdi Cristiano passa il testimone.
Con lei l’attenzione della folla diventa più evidente.
Ogni passaggio è puntualmente sottolineato da un battito di mani: non è lo scroscio di applausi dettato dall’enfasi per la presenza del personaggio famoso, ma è davvero l’attenzione alle opere della fede che ancora si compiono fra gli uomini.
Il momento più applaudito, quello più toccante fra i tanti è quando, ricordando il deposito di fede nascosto nelle opere d’arte, sr Maria Gloria ricorda la natura pubblica della fede.
L’arte che ci circonda parla di Cristo, non solo nelle Chiese, ma nelle piazze, negli edifici pubblici e negli angoli più laici della città. La fede privata non esiste, la fede cattolica o è pubblica o non è fede.
Nel discorso si è citato poi il giudizio sostenuto da Magdi e da noi di CulturaCattolica.it su Eluana, la denuncia che ci è piovuta addosso per amore alla vita e alla verità. Anche qui la risposta del popolo è stata immediata. Forse soltanto 630, come ci è stato ricordato citando le pagine viste sulla Englaro, possono essere interessati al nostro sito, ma le sue idee sono condivise da un popolo di cui i 5000 di ieri non erano che la piccola rappresentanza.
Tutto si è concluso con un secondo intervento di Magdi, in cui egli, citando papa Benedetto, ha chiamato ciascuno ad adoperarsi per la difesa chiara e quotidiana dell’identità cristiana, attraverso la testimonianza personale riguardo ai valori non negoziabili dell’esistenza.
Abbiamo lasciato il Teatro congressi mentre si preparava la Messa. Lo abbiamo lasciato con la soddisfazione di aver vissuto un gesto pubblico significativo, uno di quelli che ci ha riportati agli inizi del Movimento di don Giussani: aprire lo sguardo a quanti, desiderosi di verità ma ostacolati da un modus vivendi mondano, cercano le chiavi interpretative per un giudizio netto e liberante sulla storia.

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