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Essere cattolici oggi

Fonte:
CulturaCattolica.it
Il Papa «auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio, i Santi e i simboli religiosi incontri la reazione ferma e composta della Comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi Pastori». Recita così il telegramma che la Segreteria di Stato della Santa Sede – con firma dell’assessore Peter B. Wells – ha inviato a padre Giuseppe Cavalcoli, il teologo domenicano che aveva espresso solidarietà e fedeltà al Papa come risposta allo spettacolo teatrale blasfemo di Romeo Castellucci – “Sul concetto di volto del Figlio di Dio” – che andrà in scena a Milano dal 24 al 28 gennaio sollevando grandi reazioni da parte di singoli e gruppi cattolici.

Sembra che non si possa più capire in che cosa propriamente consista l’essere cattolici. Le reazioni allo spettacolo di Castellucci sembrano dare adito alla idea che il nostro essere cattolici si riduca ad una opinione, tra le tante, e che non importa che sia coerente con la fede e la tradizione. Tot capita, tot sententiae sembra essere il nuovo modo di esprimersi nella fede. E quindi non più una fede che diventa cultura, ma tante culture che convivono con una fede ridotta a sentimento. E chi esce dallo schema, allora non può che essere considerato come un nemico della civiltà, un po’ retrò, dalle abitudini piuttosto incivili. Uno che non sa assolutamente dialogare e accettare quello che il mondo moderno ci ha finalmente insegnato.
Ho avuto uno scambio di mail con Pierluigi Battista, a proposito del suo articolo sul Corriere della Sera, dopo la mia Lettera aperta, che riporto.

Pierluigi Battista: «Lei rispetti la libertà di assistere a uno spettacolo teatrale e poi ne riparliamo. Buonasera»
Io: «Egregio signore,
la ringrazio per la risposta, peccato che non riesca trovare in nessuna delle mie affermazioni (né dei miei collaboratori) l’assenza di rispetto della libertà «di assistere a uno spettacolo teatrale» – a meno che voglia considerare una posizione critica nei confronti di uno spettacolo come un «crimen lesae maiestatis».
Io ho da sempre amato la libertà, tra queste la libertà di espressione. Compresa quella di manifestare il proprio pensiero. Non ho mai alzato le mani contro nessuno, né ho incitato altri a farlo.
Negli anni di piombo sono, questo sì, stato inseguito con le catene.
Grazie della attenzione!»
Pierluigi Battista: «non capisco allora perché si sia sentito chiamato in causa dal mio articolo. Che voleva deplorare chi voleva impedire lo spettacolo teatrale, non chi lo voleva legittimamente criticare»
Io: « Grazie della sua risposta. Le ho scritto proprio per mostrare che non ci sono solo «gli ultrà cattolici» che si sono espressi sull’argomento. E che quindi si può fare un migliore servizio dando voce a chi civilmente (e con profondità culturale) dissente.
Un giornalismo che aiuti non a creare steccati, ma a gettare ponti tra gli uomini.
Da anni sono presente con il sito CulturaCattolica.it in Internet e da sempre ho preferito mostrare un volto dell’uomo capace di cercare e dare ragioni. Siamo appassionati della bellezza. Gli schemi non aiutano a creare quella che Giovanni Paolo II chiamava «civiltà della verità e dell’amore».
E poi ho scritto a lei perché alcuni dei suoi interventi sul Corriere mi erano sembrati in questa linea.
Grazie della cortese attenzione.»

Come è difficile ascoltarsi e comprendersi, come è più facile usare quella camicia di forza che non sa più riconoscere differenze ed identità, un unico calderone in cui l’avversario è descritto in termini così grossolani da poter giustificare qualunque rifiuto (e qualsiasi gogna)!
Per parte mia desidero che ogni opera artistica sia il fare emergere la bellezza (che non è certo calligrafia e può mostrare anche il dramma e il grido – ho conosciuto e stimato il mio concittadino Testori, che sono andato a trovare al San Raffaele pochi giorni prima della sua scomparsa) e che solleciti la responsabilità dei protagonisti e degli spettatori (ed è qui la ragione del mio sconcerto di fronte all’uso dei ragazzi nella scena finale – anche se è stato detto che tale parte non sarà rappresentata a Milano). E capisco che bisogna creare sempre più luoghi in cui si possa incontrare gli uomini, senza steccati e barriere ideologiche. Nel lavoro quotidiano del sito questo accade e porta splendidi frutti.
Che possa essere un esempio? Ce lo auguriamo.

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