Maria, Fortezza inespugnabile, prega per noi
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Cari amici,
Raniero Cantalamessa coltiva “ nel cuore la speranza che, in un giorno non lontano, cattolici e protestanti possiamo essere non più divisi, ma uniti da Maria, in una comune venerazione”. Questo sarà possibile solamente quando i Protestanti torneranno alla vera fede, che è quella cattolica. È una solenne stupidaggine dire che abbiamo eccessivamente onorato la Santa Madre di Dio e della Chiesa. Ciò che ci divide dai protestanti è la stessa fonte e apice della nostra fede, ossia il Santo Sacrificio della Messa.
Un esempio tra tanti. Scrivono i protestanti svizzeri:
Pertanto rifiutiamo l’affermazione secondo la quale Gesù Cristo avrebbe istituito nella chiesa un ministero sacerdotale che lo rappresenti e ne continui la missione, e che in particolare abbia la prerogativa esclusiva di celebrare i sacramenti. |
Solo per inciso, Lutero affermava: «Dichiaro che tutti i bordelli (benché Dio li abbia disapprovati severamente), tutti gli omicidi, uccisioni, ladrocini e adulteri hanno fatto meno danno che l’abominio della messa papista» [Cfr. Werke (Ed. Weimar, 1888), XV, pag. 773]. Sua è anche la seguente affermazione che è stata ed è il programma di ogni nemico della santa Chiesa cattolica: «Quando la Messa sarà distrutta, penso che avremo distrutto anche il Papato [...]. Infatti, il Papato poggia sulla Messa come su una roccia [...]. Tutto questo crollerà necessariamente quando crollerà la loro abominevole e sacrilega Messa» (cfr. Werke, Contra Enricum Anglæ, vol. X, II).
La Messa non è la Cena del Signore, ma il Santo Sacrificio. Se si apre il vocabolario etimologico, ci si accorge che alla voce Messa, compaiono due significati: il primo fa risalire il termine “Missa” al latino “missio” e al verbo “mittere”, ove “missio” era l’atto con cui si compariva davanti al superiore e con cui si era da lui congedati per compiere qualche ordine (missione); la seconda etimologia fa derivare “Missa” dall’ebraico “Missah”, che significa offerta o sacrificio. Entrambe le etimologie sono da ritenere per farsi una prima idea di ciò che è la santa Messa: un’offerta sacrificale, che si attua comparendo davanti ad un Superiore, da cui si parte con una missione ben precisa. Anche in latino, ordinariamente, la santa Messa era (ed è) chiamata “Sacrificium”, ovvero un’immolazione offerta a Dio, un tributo offerto a Lui da un suo servo a ciò esplicitamente designato per riconoscerne la Maestà infinita, per ripararne la giustizia offesa dai peccati, per impetrare grazie sull’umanità e per intercedere presso di Lui a favore dei vivi e dei defunti.
La santa Messa è dunque l’offerta di un sacrificio. Quale sacrificio e chi lo offre? Noi sappiamo che nostro Signore Gesù Cristo, al fine di attestare l’assoluta Maestà del Padre e l’assoluta obbedienza che gli è dovuta, non ha esitato ad offrirGli il sacrificio supremo, quello della sua vita, un sacrificio cruento, consumatosi sul patibolo più infame che la storia abbia conosciuto, in una condizione estremamente infamante ed umiliante. Lo ha fatto anche per riconciliare l’umanità peccatrice, portando ed inchiodando sulla Croce i peccati di tutti, espiandoli davanti alla divina Giustizia tra pene indicibili ed ottenendo ogni grazia e benedizione presso il Padre, essendosi offerto a nome ed in rappresentanza dell’intero genere umano. Questo atto, a cui ha partecipato come Corredentrice Maria Santissima, unendo le sue sofferenze di Madre misticamente crocifissa a quelle del Figlio, ha riacquistato all’umanità intera la Grazia perduta da Adamo e da ogni uomo peccatore. Tuttavia, compiuto il Sacrificio e riacquistata la Grazia, mancava, se così si può dire, ancora qualcosa: un mezzo, uno strumento perché gli infiniti meriti acquistati da Gesù potessero raggiungere tutti gli uomini di ogni luogo e di ogni tempo, perché ne potessero beneficiare dei frutti ed usufruirne degli effetti; un mezzo adatto a distribuire ed applicare i meriti infiniti acquistati da Gesù attraverso il suo Sacrificio cruento: questo Mezzo sublime e divino è la santa Messa.
È questo che i Protestanti rifiutano e di conseguenza rifiutano la Madonna, che difatti è la Nemica di tutte le eresie.
Consiglio di rileggersi la Redemptoris Mater di San Giovanni Paolo II:
La maternità di Maria, pervasa fino in fondo dall’atteggiamento sponsale di «serva del Signore», costituisce la prima e fondamentale dimensione di quella mediazione che la Chiesa confessa e proclama nei suoi riguardi,100 e continuamente «raccomanda all’amore dei fedeli», poiché in essa molto confida. Infatti, bisogna riconoscere che prima di tutti Dio stesso, l’eterno Padre, si è affidato alla Vergine di Nazareth, donandole il proprio Figlio nel mistero dell’incarnazione. Questa sua elezione al sommo ufficio e dignità di Madre del Figlio di Dio, sul piano ontologico, si riferisce alla realtà stessa dell’unione delle due nature nella persona del Verbo (unione ipostatica). Questo fatto fondamentale di esser la Madre del Figlio di Dio, è sin dall’inizio una totale apertura alla persona di Cristo, a tutta la sua opera, a tutta la sua missione. Le parole «Eccomi, sono la serva del Signore» testimoniano questa apertura dello spirito di Maria, che unisce in sé in modo perfetto l’amore proprio della verginità e l’amore caratteristico della maternità, congiunti e quasi fusi insieme. Perciò Maria è diventata non solo la «madre-nutrice» del Figlio dell’uomo, ma anche la «compagna generosa in modo del tutto singolare»101 del Messia e Redentore. Ella - come ho già detto - avanzava nella peregrinazione della fede e in tale sua peregrinazione fino ai piedi della Croce si è attuata, al tempo stesso, la sua materna cooperazione a tutta la missione del Salvatore con le sue azioni e le sue sofferenze. Lungo la via di questa collaborazione con l’opera del Figlio Redentore, la maternità stessa di Maria conosceva una singolare trasformazione, colmandosi sempre più di «ardente carità» verso tutti coloro a cui era rivolta la missione di Cristo. Mediante tale «ardente carità», intesa a operare in unione con Cristo la restaurazione della «vita soprannaturale nelle anime»,102 Maria entrava in modo del tutto personale nell’unica mediazione «fra Dio e gli uomini», che è la mediazione dell’uomo Cristo Gesù. Se ella stessa per prima ha sperimentato su di sé gli effetti soprannaturali di questa unica mediazione - già all’annunciazione era stata salutata come «piena di grazia», - allora bisogna dire che per tale pienezza di grazia e di vita soprannaturale era particolarmente predisposta alla cooperazione con Cristo, unico mediatore dell’umana salvezza. E tale cooperazione è appunto questa mediazione subordinata alla mediazione di Cristo. Nel caso di Maria si tratta di una mediazione speciale ed eccezionale, fondata sulla sua «pienezza di grazia», che si traduceva nella piena disponibilità della «serva del Signore». in risposta a questa disponibilità interiore di sua madre, Gesù Cristo la preparava sempre più a diventare per gli uomini «madre nell’ordine della grazia». Ciò indicano, almeno in modo indiretto, certi particolari annotati dai Sinottici (Lc 11,28); (Lc 8,20); (Mc 3,32); (Mt 12,47) e ancor più dal Vangelo di Giovanni (Gv 2,1); (Gv 19,25), che ho già messo in luce. A questo riguardo le parole, pronunciate da Gesù sulla Croce in riferimento a Maria e a Giovanni, sono particolarmente eloquenti. |
Scrivono, invece, i protestanti svizzeri:
Altro interrogativo serio è quello sollevato dal cattolicesimo «popolare», per la disponibilità che il cattolicesimo sembra avere nell’accettare, e inglobare nel suo sistema di credenze, riti e usanze popolari che ben poco hanno a che vedere con l’evangelo di Gesù Cristo. Può trattarsi di tradizioni antichissime, che risalgono al tempo in cui i pagani accettarono di farsi cristiani... i quali però portarono con sé nella chiesa i loro usi antichi, che fino ad allora erano stati considerati superstiziosi: questo va detto a proposito della venerazione delle reliquie e delle immagini sacre, per le feste dei santi, per i miracoli che le autorità tollerano, per vere e proprie superstizioni popolari, come il miracolo di S. Gennaro o anche la venerazione della Sindone di Torino o le tante madonne che piangono. Tutto questo non è soltanto estraneo al protestante, ma gli è profondamente incomprensibile, ostico, irritante. Per cui alla fine avviene di chiedersi se in questo modo il cattolicesimo non varchi una soglia estrema, che lo porti fuori del cristianesimo. È vero che in tempi recenti si cerca di limitare gli eccessi (anche perché, probabilmente, assistiamo al declino delle cultura contadina, dove tali riti erano maggiormente di casa). Ma resta inaccettabile per il protestante che, comunque, si cerchi di ricuperare un qualche valore positivo di quella religiosità, attribuendo a queste cose un mal definito valore simbolico, come contenitori di una possibile autentica religiosità cristiana. |
Forse padre Raniero, dovrebbe decidersi a cambiare il suo cognome da Cantalamessa a Cantalacena! La strada dell’ecumenismo di Cantalamessa porta nel baratro.
Altro che esagerato onore alla Madonna!
Maria, Fortezza inespugnabile, prega per noi