In Maria possiamo vivere la sintesi della Scrittura intera
«La Chiesa ha proclamato i dogmi mariani - prima la verginità perpetua e la maternità divina, e poi, dopo una lunga maturazione e riflessione, il concepimento senza la macchia del peccato originale e l’assunzione al cielo - come atto funzionale alla fede in Cristo e non, in prima battuta, per devozione verso Maria, sua madre» [Joseph Ratzinger, Collaboratori della Verità, pp. 513 - 514]- Autore:
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Storicità di Gesù e professione di fede della Chiesa
“Tutta la vita di Cristo è evento di rivelazione. Ciò che è visibile nella vita terrena di Gesù conduce al suo mistero invisibile” (Compendio del CCC, n. 101). Il concepimento verginale, la nascita, le parole, i miracoli, le azioni, l’intera vita di Gesù Cristo, la morte, la risurrezione è rivelazione della sua filiazione divina e della sua missione redentrice. Gli evangelisti avendo conosciuto mediante la fede chi è Gesù, hanno indicato in tutta la sua vita terrena i tratti caratteristici del suo mistero. La rivelazione dei misteri della vita di Cristo, accolta nella fede, ci apre alla conoscenza sia di Dio dal volto umano, sia dell’uomo definitivo e alla partecipazione alla sua stessa vita come figli nel Figlio. Nella liturgia, in quanto “esercizio della missione sacerdotale di Gesù Cristo” (SC, n.7), la Chiesa celebra ciò che professa la nostra fede, affinché possiamo entrare in comunione vera con i misteri di Cristo. “Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in Lui e che egli lo viva in noi” (CCC, n. 521). Un modo vero di argomentare biblico - teologico mostra la continuità fra la figura storica di Gesù Cristo, la professione continua di fede ecclesiale fin dagli Apostoli e la comunione liturgico - sacramentale nei misteri di Cristo.
La rottura tra la storicità di Gesù e la professione di fede della Chiesa indica che i Vangeli sono studiati, accostati esclusivamente come testimonianza di fede in Gesù e quindi non direbbero nulla o poco su Gesù stesso e che quindi necessitano di essere continuamente reinterpretati. Questa impostazione prescinde dalla tradizione della Chiesa e la emargina portando a conseguenze difficilmente compatibili con la fede, quali: svuotare di contenuto ontologico la filiazione divina di Gesù cioè l’Incarnazione; negare che nei Vangeli si affermi la preesistenza del Figlio e considerare che Gesù non avrebbe vissuto la sua passione e morte come missione redentrice, ma come fallimento. Ciò provoca, anche per le conseguenze del potere mediatico in gran parte laicista, grave confusione, perché inducono in non pochi cristiani a concludere, equivocando, che gli insegnamenti della Chiesa su Gesù Cristo non si fondano sulla sacra Scrittura oppure che devono essere radicalmente reinterpretati.
Maria riunisce e riverbera i massimi dati della fede
La comprensione errata dell’umanità di Cristo, accompagnata da una metodologia teologica discutibile, procede in parallelo con gli errori sulla Vergine Maria, sulla negazione dell’insegnamento della Chiesa sul concepimento verginale di Gesù, del progressivo abbandono della dimensione mariana, propria di una autentica spiritualità cattolica soprattutto del tempo natalizio e della rottura tra la fede celebrata e la fede confessata.
I dogmi mariani - prima la verginità perpetua e la maternità divina e quindi il concepimento senza la macchia del peccato originale e l’assunzione al cielo - mettono al riparo la fede autentica in Cristo, come vero Dio e vero uomo cioè in Gesù Cristo Dio dal volto umano: due nature in una sola persona. Mettono al riparo anche l’indispensabile tensione escatologica, indicando in Maria assunta il destino immortale che tutti ci attende, in anima e corpo, della vita eterna nel mondo che verrà. E mettono al riparo pure la fede, oggi minacciata da un uso della ragione solo a ciò che è empiricamente verificabile, in Dio creatore che (questo è tra l’altro uno dei significati della più che mai incompresa verità sulla verginità perpetua di Maria) può intervenire liberamente anche sulla materia. Incarnazione verginale e risurrezione, fatti avvenuti nella storia, di cui Maria e gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori, la risurrezione un fatto che è la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, hanno dato alla storia una dimensione nuova, divina, soprannaturale, per cui la festa dell’Incarnazione del risorto, che è il Natale, è la festa dell’intervento di Dio non solo creatore ma redentore: Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio. Insomma, come ricorda ancora il Concilio, “Maria, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce in certa misura e riverbera i massimi dati della fede” (LG, n. 65).
In Maria cogliamo il metodo del comunicarsi di Dio all’uomo
Luigi Giussani in Perché la Chiesa che conclude la trilogia del PerCorso dice: “Ma giunti al termine del cammino, Dio rimane ancora incomprensibile se non si introduce la figura della Madonna, scelta da Dio stesso per farsi da noi riconoscere, metodo del suo comunicarsi all’uomo attraverso il “caldo” del grembo”. “Il cristianesimo è l’annuncio dell’avvenimento di Cristo, di Dio che è entrato nel mondo come uomo. Il mistero non è più l’“inconoscibile”. In senso cristiano “mistero” è la sorgente dell’essere, Dio, in quanto si comunica e si rende sperimentabile attraverso una realtà umana. Questo modo concreto non può più essere eliminato, è e resta decisivo per tutti e per sempre. La Chiesa è la continuità dell’avvenimento dell’Incarnazione nella storia, ciò che permette all’uomo di oggi di essere in rapporto con Cristo. Ma non si può parlare della Chiesa senza guardare alla donna da cui essa è nata e continuamente nasce, Maria, Madre di Cristo. La Madonna è stata eletta perché fosse e creasse la prima dimora, il primo tempio di Dio nel mondo, del Dio vero e vivo. E’stata scelta perché fosse la prima casa di Dio, il primo contesto, il primo ambito, il primo luogo in cui tutto era di Dio, del Dio che veniva a vivere tra noi… La Madonna continuamente ci introduce nel Mistero, cioè nel senso delle nostre giornate, nel significato del tempo che scorre; ci guida nel cammino il suo sguardo, ci educa il suo esempio… ella genera per noi la grande presenza di Cristo” (pp. 307-309) risorto, speranza di tutta la famiglia umana, del mondo, della storia.
L’argomentare su Maria della Chiesa suppone il giusto rapporto, la necessaria integrazione tra Bibbia e tradizione. I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella sacra Scrittura. Ma qui vi è come un germe che cresce e dà frutto nella vita calda della tradizione così come si esprime nella liturgia, in carismi particolari, in apparizioni private, nell’intuizione del popolo credente e nella riflessione teologica guidata dal magistero. Nessuna apparizione o rivelazione privata è indispensabile alla fede, la rivelazione è terminata con Gesù Cristo, egli stesso è la Rivelazione. Ma non possiamo impedire a Dio di parlare a questo nostro tempo, attraverso persone semplici e anche per mezzo di segni straordinari che denunciano l’insufficienza delle culture che ci dominano, marchiate di secolarismo e di positivismo, con una “secolarizzazione interna” che insidia la Chiesa. Le apparizioni che la Chiesa ha approvato ufficialmente - innanzitutto Lourdes e Fatima - o che non ha escluso nella loro origine soprannaturale hanno un loro posto preciso nello sviluppo della vita dell’ultimo secolo. Mostrano tra l’altro che la rivelazione - pur essendo unica nella sua tradizione fin dagli Apostoli e dunque non superabile - non è cosa morta, è viva e vitale.
“Nella sua persona stessa di fanciulla ebrea divenuta madre del Messia - conclude Ratzinger in Collaboratori della verità -, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e cristianesimo, Sinagoga e Chiesa. E’ come il punto di giunzione senza il quale la fede (come oggi succede) rischia di sbilanciarsi o sull’Antico testamento o soltanto sul Nuovo. In Maria possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera” (p. 514).