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I cristiani non possono “giocare da Pilato”

Fonte:
CulturaCattolica.it

Sembra che in questo tempo il compito di interpretare il Magistero della Chiesa sia passato dal credente, che accoglie nella fede la parola dei pastori, ai giornalisti, che hanno finalmente capito tutto e ci possono aprire gli orizzonti della comprensione e del comportamento. Il beato Newman parlava dei laici che avevano salvato la fede della Chiesa; oggi sembra che questi laici siano i giornalisti e i vaticanisti, che non si accontentano dei loro fallimenti nelle previsioni (pensiamo al famoso toto-Papa) ma continuano imperterriti ad ammannirci le loro riflessioni.
Ho già scritto del vizietto di «tirare per la tonaca» Papa Francesco. E credo che ci aspettino ancora molte battaglie per ristabilire la verità.
Ora, a cadere sotto i colpi degli esperti, sono i «principi non negoziabili» che devono cedere il passo ai «principi sociali», che sarebbero il nuovo cavallo di battaglia del pontificato. Così, vita, coppie gay, eutanasia (per non parlare di libertà di educazione et similia) farebbero parte di quell’armamentario obsoleto che, siccome divide i credenti (almeno alcuni, i soliti integralisti e passatisti) va dimenticato e addirittura sconfessato, con la benedizione ovvia del Pontefice e con la comprensione benevola degli «intelligenti». Peccato però che il Papa dica altre cose, oltre alla difesa della vita, alla affermazione dell’«ecologia umana», al compito per i politici di «abrogare le leggi ingiuste»... e nella ultima enciclica abbia l’ardire di ricordarci che la famiglia è composta da un uomo e da una donna, ed è fondata sul matrimonio...
Mi pare di capire però dove stia la questione: da tempo si pensa che la Chiesa sia il Papa (anzi, il «Vaticano») e non si capisce che il Papa stesso parla a un popolo responsabile, guidato dai suoi Pastori. Già Paolo VI nella «Octogesima adveniens» aveva ricordato questo principio, a proposito della dottrina sociale cristiana: «Di fronte a situazioni tanto diverse, ci è difficile pronunciare una parola unica e proporre una soluzione di valore universale. Del resto non è questa la nostra ambizione e neppure la nostra missione. Spetta alle comunità cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro paese, chiarirla alla luce delle parole immutabili dell’evangelo, attingere principi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione nell’insegnamento sociale della chiesa, quale è stato elaborato nel corso della storia… Spetta alle comunità cristiane individuare, con l’assistenza dello Spirito Santo - in comunione coi vescovi responsabili, e in dialogo con gli altri fratelli cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà -, le scelte e gli impegni che conviene prendere per operare le trasformazioni sociali, politiche ed economiche che si palesano urgenti e necessarie in molti casi». Che sia giunto il momento di riscoprirlo? Certo noi cristiani lo abbiamo imparato, e ci piacerebbe che i vari «comunicatori» non ce lo facessero dimenticare. E che i Pastori ce lo ripetessero, ritornando anch’essi alla tradizione della Chiesa. A meno di rinunciare al loro compito specifico. In questo cammino, la lettura della recente enciclica darà un sostegno insostituibile. E la protezione di San Giuseppe e di San Michele Arcangelo saranno la nostra forza.

P.S.: E che dire di queste parole: «Coinvolgersi nella politica è un obbligo per un cristiano. Noi cristiani non possiamo “giocare da Pilato”, lavarci le mani: non possiamo. Dobbiamo coinvolgerci nella politica, perché la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune. E i laici cristiani devono lavorare in politica»? E di quanto ricordato ai Vescovi italiani: «Io sono sicuro che il lavoro è stato forte perché voi avete tanti compiti. Primo: la Chiesa in Italia – tutti – il dialogo con le istituzioni culturali, sociali, politiche, che è un compito vostro e non è facile»?

Un magistero parallelo ha impedito di amare i Papi

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