Parigi, 4 aprile 2013. Dibattito decisivo in senato sulla Legge Taubiras

Autore:
Costa, Luca
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Parigi, 4 aprile 2013. Dibattito decisivo in senato sulla Legge Taubiras.

Alcuni interventi dei sostenitori del progetto:

Jeanne-Pierre Michel, Partito Socialista francese:

“Questa è una legge necessaria per i diritti dei cittadini, per i diritti degli omosessuali, guidata non solo dalle promesse elettorali del partito, ma soprattutto dalla saggezza e dalla ragione.
I diritti delle coppie omosessuali rappresentano una fondamentale evoluzione sociale, un’evoluzione che gli altri paesi più avanzati hanno già compiuto.
È una questione di uguaglianza e di libertà, e ancor più di fraternità, ovvero i principi che fondano la Repubblica impongono questa legge.
Coppie eterosessuali, coppie omosessuali, non c’è nessuna differenza, quindi non vedo perché riservare agli eterosessuali il diritto di avere un bambino.
C’è chi dice che potevamo scegliere altre vie; ma noi non possiamo certo creare istituti dedicati, sarebbe un’inutile discriminazione, dunque è normale che anche le coppie omosessuali possano sposarsi.
I principi che ci ispirano sono la libertà, l’uguaglianza e i diritti dell’uomo, quelli che da sempre garantiscono l’avanzamento della società.
È solo a causa del Code Napoleon che il matrimonio è definito come unione tra un uomo e una donna. Ma cos’è il Code? È una legge. E la legge noi la possiamo cambiare.
Non è accettabile far entrare in questa discussione alcun richiamo al matrimonio come sacramento, perché esso non è ormai più tale... la Rivoluzione ha compiuto quel passo decisivo di rottura con l’Ancien Régime proprio per garantire a tutti la libertà.
Deve finire il monopolio sulla famiglia e sulla filiazione del matrimonio tra uomo e donna, e non è vero che ci saranno problemi per i bambini, poiché ci saranno i magistrati sempre attenti a vigilare sui loro diritti.
Questa legge, anzi, è destinata a proteggere i bambini.
Questa legge è destinata a garantire l’evoluzione della società, evoluzione cui le famiglie omosessuali potranno finalmente contribuire”.

Jean-Pierre Sueur, Partito Socialista francese:

“L’omosessualità in alcuni paesi è ancora un delitto, per questo noi dobbiamo dare l’esempio al mondo, dobbiamo dimostrare di essere uniti in questa battaglia, che io ritengo giusta.
Dobbiamo lottare per i diritti degli omosessuali, per il loro rispetto, per l’uguaglianza, per il riconoscimento che spetta alle coppie omosessuali.
È vero che la parola matrimonio cambierà per sempre dopo questa legge, così come successe al tempo dei Pacs. Ed è giusto che sia così.
La società evolve, al tempo dei Pacs il paese era in ebollizione come lo è ora, per questa legge.
Ma la società avanza, evolve, e quando questa legge passerà io sono convinto che dopo poco tutto sembrerà naturale, e presto dimenticheremo queste aspre discussioni”.

Jean-Michel Baylet, RDSE:

“Siamo chiamati ad una grande responsabilità collettiva, come al tempo della battaglia contro la pena di morte.
L’uomo deve riflettere su sé stesso, continuamente, e non ha nessun motivo di rifiutare le trasformazioni sociali.
Dopotutto, perché accettiamo l’evoluzione della scienza e non quella sociale?
Il matrimonio oggi risponde ad esigenze diverse, plurali, e per questo ha bisogno di leggi nuove, diverse.
Qualcuno afferma che dovremmo occuparci di altro visto che la Francia è in un momento di grave crisi economica.
Ma anche al momento di discutere dell’aborto la Francia era in crisi, forse in una crisi ancora più dura di quella odierna, eppure non ci fermammo, e scegliemmo di lottare per l’uguaglianza e per l’avanzamento della società.
Il matrimonio è un’istituzione vivente, in movimento continuo; oggi è un contratto sociale, al quale anche gli omosessuali hanno diritto.
Dopo gli sforzi fatti per il progresso con il divorzio, l’aborto, i Pacs, non possiamo fermare l’evoluzione.
Ci serve il coraggio di guardare in faccia la società e andare avanti”.

Ecco in breve le ragioni dei socialisti e dei partiti che li appoggiano.

Ecco i motivi sulla base dei quali la Francia sta per cancellare i diritti di migliaia di bambini.

Non esiste il diritto al bambino, non esiste per le coppie eterosessuali, in quanto i figli non sono un diritto, sono un dono, un dono che è concesso di certo ad un uomo e ad una donna, ma non a tutti. A coloro che non è concesso, alcuni dicono che lo Stato riserva il diritto all’adozione.
Ma anche questo è falso. Non esiste alcun diritto all’adozione.
Nemmeno per le coppie eterosessuali.
Esiste il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre, per questo per i bambini adottati trovano in quegli adottivi due genitori. Perché la società difende questo.
Il codice di Hammurabi, la più antica legge scritta giunta fino a noi (ce n’è uno al Louvre e uno al museo di Pergamo di Berlino) affermava che colui che diceva alla madre adottiva “tu non sei mia madre”, e in faccia al padre adottivo “tu non sei mio padre”, commetteva reato grave, proprio in quanto offesa comparabile a quella del figlio contro i genitori biologici.
Così come per la legge odierna, il figlio adottivo si innesta nell’albero genealogico dei genitori adottivi, pur avendo il diritto di sapere chi sono i suoi genitori biologici.
Perché non esiste il diritto al bambino, esistono i diritti del bambino.
E un bambino ha diritto ad un padre ed una madre.
Nessuno può togliere questo diritto ad un altro uomo. Nessuno ha diritto ad avere un altro essere umano.
Nemmeno invocando il diritto all’amore si può negare un diritto ad un altro essere umano, il diritto di sapere chi è, e da dove viene, di sapere di essere fatto per la metà di un padre, e per la metà di una madre. Ricordiamo le parole di Jerome Lejeune a riguardo, lui che ricordava sempre come la scienza, quella vera, urli con vigore che è evidente come ogni uomo è costituito da un messaggio che esso strappa venendo al mondo nel momento del concepimento per metà dalla madre e per metà dal padre, e che questo non cambierà mai.
Non esiste il diritto all’amore. Nemmeno tra gli eterosessuali. Se la persona che amiamo decide di separarsi da noi, noi non abbiamo il diritto di trattenerla a noi, e legarla a noi. Le persone che amiamo non ci appartengono. Siamo noi che apparteniamo loro, eventualmente.