“La Francia s’è desta!”
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Le perplessità espresse alla vigilia dai media erano molteplici: “non sarà come la prima volta, il clima pessimo scoraggerà le persone” le difficoltà oggettive non mancavano (e lo vedremo), eppure la seconda «Manif pour Tous» (dopo quella del 13 gennaio) è andata oltre le previsioni degli stessi organizzatori.
Un evento straordinario. “La Francia s’è desta!”
Basta dare un’occhiata alle immagini della marea di manifestanti e avere una minima cognizione delle dimensioni delle imponenti avenues parigine per capire le proporzioni dell’evento: un milione e quattrocentomila persone accorse nella capitale francese per dire ancora una volta no alla “legge Taubiras”. Il progetto che la Camera ha già approvato e che il Senato valuterà il 4 aprile, volto a introdurre il matrimonio omosessuale, l’adozione per le coppie omosessuali e che aprirà la strada alle coppie lesbiche verso la fecondazione artificiale. 2 madri, 2 bambini che non avranno in comune né la madre né il padre, ma per la legge “figli di un genitore 1 e un genitore 2”: sono già centinaia, secondo un recente studio, i bambini che vivono in questa situazione di semiclandestinità, avuti da madri in paesi che già permettono queste pratiche, e poi portati in Francia, e cresciuti non si sa in quale regime potestativo (l’altra sera è andato in onda un documentario sulla questione, e alcune di queste coppie affermavano “noi diciamo ai bambini che hanno due mamme e nemmeno un papà e che non c’è niente di strano, poi quando cresceranno eventualmente diremo loro la verità”, testuale traduzione).
Sui media di oggi, qui in Francia, si discute, come al solito, del contorno, del mero “épyphénomène” della Manif; ecco allora dibattiti sul numero esatto dei partecipanti (trecentomila per le autorità la quali evidentemente o ieri guardavano altrove, o sono in malafede, delle due l’una), o gli scontri.
Sì, c’è stato qualche tafferuglio. Era prevedibile dal momento che il Prefetto di Polizia di Parigi non ha - incredibilmente - concesso la disponibilità degli Champs-Élysées per la Manif; motivazione: ordine pubblico. Una follia; un’avenue come quella degli Champs-Élysées in una città come Parigi è l’ideale per manifestare: lunga, di ampio respiro, nessun ostacolo per i mezzi in caso di eventuali malori, e invece no. Ma avenue della Grande Armée e Avenue Charles de Gaulle non erano sufficienti per contenere la folla (guardate le foto e giudicate la densità delle persone), quindi ad un certo punto qualcuno ha cercato di “sconfinare”, trovando come benvenuto i gas lacrimogeni dei poliziotti che non hanno esitato a “spruzzare”. Questo ha causato qualche breve momento di tensione e un po’di prurito per alcuni, ma nulla più. Ovviamente i giornalisti sguazzano su queste cose e alimentano inutili talk show privi di contenuti veri.
C’è un altro dato, che in Italia non arriverà, utile per capire cosa intenda il governo Hollande per égalité. Tra venerdì 22 e ieri (domenica 24 marzo), a Parigi era da mesi in programma in “Salone del libro di Francia”, un appuntamento al quale la SNCF (treni francesi, l’equivalente di Trenitalia-FS in poche parole) aveva fatto corrispondere ottimi sconti per i TGV diretti alla capitale. Quando la direzione di SNCF è venuta al corrente che anche la Manif pour Tous era stata programmata per domenica 24 cos’ha fatto? Ha annunciato che solo chi era in grado di presentare il biglietto d’ingresso del Salone avrebbe avuto diritto agli sconti. Va detto anche che quando si tenne la manifestazione a favore (27 gennaio) della Legge Taubiras, grandi sconti erano stati espressamente dedicati ad essa e molto consistenti (poi quell’evento fu comunque un flop, ma questo è un altro discorso).
Un altro fatto che difficilmente troverà spazio sui media italiani, il più interessante, è rappresentato da ciò che è stato detto ieri a Parigi. Qual è il messaggio dei manifestanti, cosa chiedono? Cosa pensano i francesi del diritto al bambino, e al denaro pubblico (perché anche di questo si tratta, reversibilità delle pensioni e non solo) delle coppie omosessuali?
“Hollande continua a non ascoltare la Francia”, afferma la giornalista satirica Frijide Barjot (portavoce ufficiale e tra i membri responsabili dell’organizzazione della Manif, presente ai dibattiti centrali sulla questione in tutte le città del paese, donna di straordinario carisma).
“Qui non si tratta di uguaglianza e di diritto all’amore, si tratta di un progetto mirato scientemente alla disgregazione e allo sbriciolamento della società. La legge Taubiras è un gravissimo attacco ai diritti delle future generazioni. La materia è troppo importante e non può essere riservata all’aula del Senato. Serve un referendum”. Afferma la Barjot dal palco.
Intervengono anche diversi esponenti dell’Ump, ma è più interessante ciò che raccolgono i microfoni che passano di mano in mano tra la folla, ovvero una richiesta unanime, referendum:
“Hollande abbia il coraggio di un gesto di vera democrazia, che si rivolga al popolo, che siano i francesi a decidere. È vero che questo disegno era nel programma, ma non ci si può nascondere nel momento in cui milioni di francesi scendono in strada a manifestare”, affermano i manifestanti.
Ma la sera, dagli studi dei tg e dai salotti degli opinionisti, i socialisti dicono no: “Decide il governo, votano le aule parlamentari”.
Sembra essere tornati al biennio della Prima Repubblica francese (1792-1794), quando il Comitato di Salute Pubblica e la Convenzione ritenevano non esistesse crimine controrivoluzionario più grave del referendum popolare. Oggi come allora i governanti, i rappresentanti del popolo, come amano chiamarsi, pretendono di essere i soli detentori della volonté générale, anzi loro sono la volonté générale, sanno loro cosa è meglio per la Francia.
Ma nonostante questo, nonostante i gas organizzati ad hoc dal ministero dell’Interno, nonostante le beffe dell’SNCF (il cui direttore si “autoetichetta” pubblicamente omosessuale e a favore della legge Taubiras), nonostante gli sgarri del Prefetto, la Francia urla. Da tutto il paese si solleva un vero grido di dolore per i veri problemi scottanti di questo paese: “Vogliamo lavoro per tutti! Non ci interessa il matrimonio per tutti, c’è già il matrimonio per tutti in Francia, uomini e donne si possono sposare? Sì, e allora siamo a posto. Égalité e liberté significano in primis un lavoro dignitoso e uno stipendio dignitoso”.
Sono queste le voci che i media raccolgono sulle strade o davanti alle azienda che chiudono, da mesi come oggi lunedì 25 marzo, il giorno dopo la seconda Manif pour Tous. Ma anche qui, Hollande sembra non sentirci granché.