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Per dire «sì» alla vita!

Fonte:
CulturaCattolica.it
Inizia con questo articolo la collaborazione di Paola Bonzi, del Centro di Aiuto alla Vita della Mangiagalli di Milano

Bugie?

Eccola lì Elisa, seduta sul divano di fronte a me, che sta piangendo tutte le sue lacrime.
“Sono disperata! Lui vuole a tutti i costi che io vada ad abortire e dice che mi maltratterà finché non gli dimostrerò di averlo fatto.”
Non capisco e desidererei avere spiegazioni, ma rispetto quelle lacrime.
“Ho telefonato alla vostra segreteria dicendo che ero spinta ad abortire e mi hanno detto di venire subito.”
Ancora qualche attimo e poi:
“Mi ha solo detto che si chiama Elisa; vuole raccontarmi anche qualcosa del resto?”
Le offro i soliti indispensabili fazzolettini di carta, anche una caramella, e mi preparo ad ascoltare le lacrime, il silenzio, sperando nella verbalizzazione di tutto ciò.
Finalmente:
“Sto con un ragazzo da qualche mese, lui non è italiano e vuole tornare al suo Paese per il primo compleanno di suo figlio.”
“Mi scusi, ma non ho capito bene. Quest’uomo è il padre di un bambino che, mi sembra, non sta in Italia, e lei è incinta, per una relazione avuta con lui, vero?”
“È così, è proprio così, ma il problema è che lui deve essere dal suo bambino fra due settimane, e non mi vuole lasciare incinta, mi obbliga a interrompere la gravidanza e continua a minacciarmi.”
Che strano il cuore dell’uomo! Per il compleanno di un figlio si lascia un lavoro, si prende un aereo, si stravolge una situazione, e solo perché l’altro figlio è nascosto e un po’ più piccolo, si vuole interromperne la vita. Come sempre, penso che qualche chilo in più ci autorizzi ad applicare la legge della giungla: vince il più forte!
“Elisa, ma lei cosa pensa di fare?”
Il pianto ricomincia, e tra i singhiozzi:
“Questo è il mio bambino e io lo voglio tenere, lo voglio far nascere! Dovete aiutarmi!”
Aiutarla, e come si fa?
Cercando di creare calma, inizio a raccontarle che le staremo vicini, che le offriremo un’accoglienza, il necessario per vivere…
Mi interrompe quasi con violenza:
“Lei non ha capito! Lui a Milano ha tanti amici con i quali si terrà in contatto e ha giurato che se verrà a sapere che sono ancora incinta troverà il modo di farmi del male.”
Ci sarà pure un paradiso per gli operatori disperati chiamati a inventare cose impensabili e impossibili! Mi ritrovo a pensare mentre le rotelle del mio cervello sembrano impazzite.
Poi:
“Elisa, forse possiamo provare a fargli credere che lei è venuta per una visita e le hanno detto che la gravidanza si è interrotta spontaneamente; nelle prime settimane può capitare senza segnali particolari. Così, lui partirà senza avere in programma di tornare. Anzi, probabilmente quando sarà là non ci penserà più e noi potremo andare avanti con il nostro progetto di aiuto.”
“Ma come faccio a convincerlo? Lei non lo conosce, ma è sospettoso, cattivo e non saranno le mie parole a rassicurarlo.”
“Facciamo così: scriviamo che lei ha chiesto di essere incontrata e che non è risultata gravida.”
Ci ripetiamo il copione per recitare questa parte in modo convincente e la invito a ritornare dopo la partenza di questo suo ex-compagno.

Bellissima giornata! Il mare ha tutti i riflessi del verde-azzurro, il sole è come quello che disegnano i bambini, una brezza leggera mi accarezza. Suona il telefono e non posso impedirmi di desiderare che smetta, che non sia nulla di importante, così da poterlo ignorare.
Per scrupolo guardo il numero che appare ed ecco, è quello del nostro CAV.
Quale sarà il problema?
“Paola – sento la voce preoccupata di Antonella – ti ricordi di Elisa?”
Come potrei aver dimenticato?
“Che cosa è successo – chiedo un po’ angosciata – è ritornato il padre del bambino?”
“No, no! È tornata lei, poco fa: non la riconoscevo tanto è cambiata! Voleva a tutti i costi che io, chissà con quale autorità e potere, facessi aprire per lei la segreteria della 194 che oggi, vigilia di ferragosto, è chiusa. Pretendeva i suoi documenti lasciati lì, a suo tempo, per l’interruzione. Ha deciso di abortire a tutti i costi e se la prende non solo con noi ma soprattutto con il bambino che ha in grembo, nominandolo con i peggiori epiteti del mondo.”
“E sappiamo il perché di questo cambiamento radicale?”
“Mi ha raccontato che, dai suoi amici, il padre del bambino ha saputo che la gravidanza va avanti e di come in tanti hanno tentato di approfittare di lei. Non sapendo più a chi rivolgersi, ha telefonato al suo precedente fidanzato il quale ha promesso addirittura di sposarla se riesce a liberarsi del bambino e lei sta tentando in ogni modo di abortire il figlio, tanto desiderato, pur di accontentarlo.
Che cosa possiamo fare?”
Mi sento talmente stranita che faccio fatica a rispondere.
“Sei ancora lì? Non ti sento più.”
“Ci sono ma senza parole. Sai anche tu che non possiamo fare niente; speriamo che le quasi dodici settimane di gestazione rendano impossibile l’aborto.”
Infatti conosciamo bene le conseguenze di un atto abortivo! Il bambino perde la vita e, un po’, anche la madre che non sarà più la stessa. Il figlio non nato le lascerà dentro un vuoto che nessun altro figlio le colmerà più e le sue relazioni, soprattutto quelle di coppia, verranno seriamente compromesse. Una donna che rinuncia alla vita del bimbo che porta dentro di sé si mette in una condizione di malessere difficile da cancellare.
E mi ritrovo a pensare, per una volta in più, che un bambino, nel posto che dovrebbe costituire per lui la massima sicurezza, si trova, proprio lì, in pericolo di vita.

Che tipo di donna è Elisa? Bugiarda, cattiva?
Forse è solo una piccola donna in balia della vita che, quasi sicuramente, non le ha sorriso, sottolineando in lei una forte ambivalenza.
Rifletto spesso su questo aspetto del femminile: “L’utero è mio e me lo gestisco io” è una frase urlata nelle piazze decenni fa ma che ancora dice che se tu, bambino, mi vai bene, ti faccio nascere ma nel momento in cui mi sei d’inciampo, ti elimino.
Perché non stiamo davvero dalla parte della donna per sostenerla, farla sentire meno sola aiutandola a discernere ciò che è bene per lei?
Accoglierla, ascoltarla senza giudicarla cattiva può essere importante.

Non so, Elisa, come sia andata a finire la tua strana, brutta avventura. So, però, che vorrei rivederti per tentare di alleviare le tue fatiche, così che tu possa dire finalmente “sì” alla Vita.

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