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L’ira che acceca e la fede che allarga la ragione

Fonte:
CulturaCattolica.it
Alcune chicche [alias: idiozie] degli atei: «A me un papa sul rogo in virtù della dantesca legge del contrappasso...» «L’unico programma credibile per far cambiare opinione agli atei è lobotomizzarli...» «dai torna all’oratorio che qui fai solo tristezza...»

A dire il vero, sorprende leggere i commenti malevoli dei soliti Pseudo razionalisti a proposito del discorso del Papa sulla evangelizzazione e sull’ateismo.
Sorprende leggere tutto questo perché è disgustoso ritrovare i segni della intolleranza, della violenza verbale, della stupida e superficiale ironia: a me capita spesso di dialogare e confrontarmi con chi pensa diversamente da me, ma non mi passa mai per la mente di esprimere con tanta rozzezza giudizi infondati, allusioni volgari, insinuazioni offensive. Non solo, ma ritengo di avere sempre ricavato un bene più grande: non si perde mai ad ascoltare le ragioni degli altri e a comunicare le proprie.
Forse questi cosiddetti uomini che non hanno bisogno di Dio perché hanno – dicono loro – imparato ad usare la ragione non sanno proprio dove stia di casa la ragione da loro invocata. Certo, saranno in buona compagnia con i bestemmiatori di Charlie Hebdo, e stiano pure – se tanto loro aggrada – con questa sottospecie di intellettuali. Ciascuno si sceglie gli amici che preferisce.
Io a dire il vero preferisco coloro che mi sanno mostrare la grandezza dell’uomo, il fascino della ricerca, la compassione per chi soffre. Cercando alcune immagini per illustrare alcuni articoli, mi sono imbattuto in questa affermazione: «Noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza per un principio morale e non perché ci aspettiamo una ricompensa in paradiso», potrebbe anche dire «e non per il castigo dell’inferno». Se andasse a scuola, il professore potrebbe segnare un «fuori tema», come capitava quando si facevano affermazioni gratuite, non motivate, non dimostrate, e segno più di una volontà di apparire che da una capacità di argomentare.
Questi atei intelligenti (così pensano di essere loro, ma sembrano l’intelligente della barzelletta che si getta dall’aereo col sacco a pelo, invece che col paracadute) non si accorgono che nel loro livore non sanno neanche capire e spiegare quello che il loro interlocutore intende. Sembrano più dei Don Chisciotte contro i mulini a vento che degli uomini dotati di ragione e di senso critico. Varrebbe la pena di ricordare il dantesco «non ti curar di loro, ma guarda e passa»!
O meglio, raccontare con una infinità di esempi che la fede cristiana porta all’uomo che la vive una tale bellezza e ricchezza di vita da mettere in cuore il desiderio di possederla. Madre Teresa di Calcutta, Gianna Beretta Molla, Massimiliano Kolbe – tra chi ci ha preceduto – ma Gianna Jessen (la cui storia è diventata un bellissimo film: October baby), Nick Vujicic (il protagonista di Butterfly Circus), Carlo Castagna e una schiera di tantissimi uomini e donne, giovani e meno giovani, che possiamo incontrare da vicino ogni giorno, ci mostrano che la fede in Gesù (che non è un mito e che vive ancora oggi non solo nel ricordo dei credenti) sa generare persone degne e magnanime, il cui cuore sa amare chi incontra, sa creare legami e rapporti di bene, sa donare speranza e condividere la sorte di chi soffre. E sa generare bellezza, che incanta i cuori e ci appassiona alla vita.
Non l’ira che acceca, ma la grazia che illumina ci potrà guidare in questo cammino!

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