«Indignati»? No, indegni!
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«Il sesto giorno della Settimana dell’Odio, dopo i cortei, i discorsi, le grida, i canti, gli striscioni, i manifesti, i film, i tableaux in cera, il rullio dei tamburi, gli squilli di tromba, il ritmo cadenzato dei passi in marcia, lo stridio dei cingoli dei carri armati, il rombo degli aerei che volavano in formazioni impressionanti, le salve dei fucili... dopo sei giorni di tutto ciò, quando fra mille fremiti il grande orgasmo stava per raggiungere il culmine e l’odio generale nei confronti dell’Eurasia si era mutato in un delirio così intenso che se la folla avesse potuto mettere le mani sui duemila criminali di guerra eurasiatici destinati a essere impiccati pubblicamente l’ultimo giorno delle manifestazioni li avrebbe certamente fatti a pezzi... proprio allora era stato annunciato che l’Oceania non era in guerra con l’Eurasia. L’Oceania era in guerra con l’Estasia. L’Eurasia era una nazione alleata». [G. Orwell, 1984]
Ci sono romanzi che non ti togli più dalla mente, e che ti aiutano a capire la realtà forse più di migliaia di ragionamenti. 1984 di Orwell è uno di questi. Sembra un racconto profetico, e non basta liquidarlo come un classico dell’antitotalitarismo. Va dritto al cuore dell’uomo e alla sua permanente fragilità. Per usare un termine della fede, sembra che abbia come oggetto la descrizione del peccato originale e delle sue conseguenze.
Mi è ritornata alla mente la riflessione sui «Due minuti di odio», pensando a quello che sta accadendo nel mondo della informazione (un certo mondo, grazie a Dio, non tutto).
Avrete forse avuto notizia (e magari anche visto) le disgustose immagini del settimanale satirico francese salito agli onori della cronaca per avere diffuso le vignette cosiddette blasfeme su Maometto. E avrete anche osservato le molteplici reazioni dei vari liberals che non sapevano più che pesci pigliare: da un lato la necessaria esigenza di affermare la libertà di espressione (anche se rivolta contro posizioni religiose) e dall’altra la solidarietà col mondo islamico, perché ritenuto offeso brutalmente e ingiustamente.
Avete sentito prese di posizione di questi paladini della libertà e del rispetto nei confronti dello stesso settimanale quando, con una disgustosa vignetta, ha offeso – e questa era autentica bestemmia – le convinzioni religiose dei cristiani, mostrando un rapporto omosessuale tra le persone della Trinità divina? Ho provato a leggere alcuni dei commenti presenti in rete su questo episodio. Moltissimi erano paralizzati in una autentica incapacità di giudizio, tutti tesi a minimizzare (quando non, sventuratamente, a sorridere o addirittura ad apprezzare) la portata di questo incivilissimo atto.
No, signori: con la teoria dei «due pesi e due misure», con l’odio istillato nei confronti di coloro che portano valori ragionevoli e non negoziabili nella società non si farà molta strada. Accadrà sempre di più che gli spazi di libertà diminuiranno e non avremo la forza morale di opporci con fermezza e dignità.
Si apre davanti a noi un tempo straordinario, in cui dare voce alla verità e al bene, raccontando esempi di autentica umanità, dei frutti buoni dell’educazione, di esperienze di dignità e di bellezza. Se è vero che solo «la bellezza salverà il mondo», è pur vero che la bellezza non è estetismo, ma quello splendore della verità che chiede autentici testimoni: uomini liberi e coraggiosi. Un ardimento che in tutti i continenti i martiri cristiani ci hanno saputo mostrare.
«Il coraggio uno non se lo può dare», certamente. Ma lo si può riconoscere e diventare discepoli di chi lo vive. In ogni ambiente. Anche vicino a noi.